Su quanto sta accadendo nelle ultime settimane a San Piero a Grado
A San Piero a Grado nel Comune di Pisa, si respira aria cattiva: puzza e provoca disturbi respiratori. Da qui le legittime proteste di coloro che vivono o frequentano quest’area agricola nel Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli. Causa accertata delle maleodoranze è lo spargimento nei campi limitrofi dei cosiddetti “gessi di defecazione” in qualità di ammendanti/correttivi.
‘Fanghi di depurazione’ e ‘gessi di defecazione’. Le attività umane in una società strutturata e stratificata come la nostra, comportano un impatto sull’ambiente non sostenibile dai cicli naturali, e rendono indispensabili l’uso di depuratori civili ed industriali, per non avvelenare elementi fondamentali per la vita, l’acqua e di conseguenza il suolo e tutte le specie che li abitano, (umani compresi). I depuratori delle acque producono scorie sotto forma di fanghi in cui le sostanze inquinanti più stabili e resistenti al trattamento sono presenti in alte concentrazioni. Più abitanti e/o attività produttive sono presenti in un territorio, più sono necessari depuratori, e più si producono fanghi. La regione italiana campione per abitanti ed industrie è la Lombardia.
Le leggi vigenti. Lo stato stabilisce, con leggi e decreti, cosa si può fare con i fanghi da depurazione: definisce quelli pericolosi, che vanno trattati come rifiuti speciali, quelli non pericolosi, che devono essere considerati sempre rifiuti, e quelli derivati sopratutto da impianti di depurazione civili o “assimilati” che con ulteriori trattamenti fisico-chimici possono essere re-immessi nell’ambiente; per questi ultimi stabilisce i valori massimi delle sostanze più nocive che i fanghi possono contenere.
Fino all’anno scorso la Lombardia ha vissuto un vero dramma da smaltimento di fanghi da depurazione a causa della quantità di alcune sostanze in essi contenute (idrocarburi e policlorofenili) e della difficoltà di poterli smaltire su terreni, che a causa di passati eventi di contaminazione (Seveso e Brescia per citare i più eclatanti) non possono esseri rilasciati nel terreno. Per inciso la ditta che ha conferito i fanghi a San Piero è di Brescia. Per risolvere la questione lombarda, l’anno scorso il Governo ha legiferato, con il cosiddetto Decreto Genova, anche sulle quantità massime delle sostanze contenute nei fanghi civili, aumentandone alcuni valori.
In fase di approvazione in legge del Decreto, Legambiente inviò alle commissioni parlamentari di Camera e Senato un documento di osservazioni e proposte di emendamenti in cui si legge anche:
“un aspetto fondamentale, giustamente all’origine di proteste e contestazioni nei territori in cui si impiegano ammendanti e correttivi da fanghi, è l’estensione delle procedure di controllo e tracciatura attualmente previste per i fanghi di depurazione in quanto classificati ‘rifiuti’, anche ai cosiddetti ‘gessi di defecazione’, che altro non sono che un prodotto di un trattamento di sanificazione dei fanghi (con calce e acido solforico e/o altri reagenti e additivi), trattamento che però in alcun modo risolve né le problematiche di possibile contaminazione, né quelle sanitarie e di molestie olfattive che si riscontrano nella loro applicazione. Riteniamo, motivatamente, che la trasformazione in ‘gessi di defecazione’ non debba essere di per sé un processo che giustifica l’uscita dei fanghi dalla categoria di ‘rifiuto’ per trasformarlo in semplice ‘fertilizzante’ o ‘correttivo’ del suolo, escludendolo con ciò sia dalle procedure di tracciabilità che dalle attività di controllo dell’applicazione delle buone pratiche fino alla fase di spandimento e interro.”
Visto quanto sta succedendo a San Piero, non sembra che il Parlamento abbia voluto tenere in conto queste osservazioni, purtroppo; una cosa però notiamo: dove si impiegano ammendanti e correttivi da fanghi sorgono giuste proteste e contestazioni. La trasformazione da rifiuto organico a fertilizzante e la successiva autorizzazione allo spargimento nei campi non è senza problemi, anche di natura giuridica. Ricordiamo, ad esempio, l‘inchiesta giudiziaria della magistratura fiorentina sugli spargimenti illegali di fanghi di depurazione in provincia di Pisa, vicenda che ha visto l’impegno di Legambiente, dal circolo locale di Legambiente Valdera ai livelli regionale e nazionale.
Ricordiamo anche che la magistratura (Cass. III Pen. 16903/2015) ha stabilito che, pur avendo il gesso di defecazione una funzione fertilizzante, non si esclude che lo stesso possa essere qualificato come rifiuto allorché sia depositato con modalità tali da farne presumere la destinazione non ad un uso produttivo, ma esclusivamente al suo smaltimento: non è, quindi, la natura di fertilizzazione del gesso di defecazione a escluderne a priori la natura di rifiuto.
Il Sindaco di Pisa, in veste di autorità sanitaria, ha emesso due ordinanze: la prima (12 settembre) per la regolamentazione della distribuzione di concimi organici azotati ed ammendanti nel territorio comunale, e la seconda (13 settembre) contingibile ed urgente di sospensione ed interruzione dell’attività di spargimento fertilizzanti/correttivi/ammendanti da parte della Azienda Agricola Il Castagnolo del Sig. Santini fino a quando l’Arpat non avrà proceduto con le analisi dei campioni dei “gessi di defecazione”.
Ferma restando la certa violazione dell’Art.50 del Regolamento del Parco Regionale di MSRM, che tratta l’immissione e scarico in acqua e sul terreno effettuata dall’Azienda Agricola senza il nulla osta dell’Ente Parco, entro i cui confini si trova, la situazione, fino al definitivo accertamento da parte dell’Arpat rispetto a eventuali sforamenti dei limiti normativi degli elementi contenuti nei “gessi di defecazione”, rimane comunque preoccupante dal punto di vista della salute pubblica: proprio in questo momento moltissimi cittadine e cittadini del Comune stanno avendo problemi alle vie respiratorie dovute all’odore acre e pungente del liquame correttivo e abbiamo notizie che molti di queste/i si sono rivolte/i al pronto soccorso in seguito al manifestarsi di questi problemi. A loro va la nostra solidarietà, in attesa di un tempestivo intervento delle istituzioni coinvolte.
Nel caso di San Piero, comunque, visti gli effetti sull’ambiente circostante e sulla cittadinanza vittima di forti maleodoranze, la richiesta non può che essere l’immediata sospensione dello spargimento. Sarà poi necessario verificare la legittimità dello stesso sia per la qualità del materiale utilizzato che per la modalità di spargimento.
Non sappiamo dove viva il proprietario dell’azienda agricola “Il Castagnolo”, probabilmente nella fattoria, ma ci domandiamo se il puzzo non dia problemi, a lui e ai lavoratori e addetti dell’azienda su quei terreni dove i “gessi di defecazione” sono stati sparsi ed interrati. Non sappiamo cosa produce, ma si suppone comunque alimenti per animali o umani, e ci domandiamo quale fosse la necessità di utilizzo dei gessi. A questo proposito, ci domandiamo (a meno che l’azienda non sia dedicata alla produzione di Biodiesel), se non sia anche opportuno, e come fare, per informare gli acquirenti sui metodi di coltivazione di quei prodotti. Non si possono fare controlli sanitari preventivi all’immissione sul mercato? E delle acque di dilavazione dei campi ne vogliamo parlare?
Quale futuro? Una vasta parte del territorio del Comune di Pisa è costituita da terreni agricoli, quasi tutti compresi nel Parco regionale, ma la stampa non ha riportato che ci sia mai stata un’intesa per costituire un distretto per tutelare, valorizzare e soprattutto difendere l’integrità dei suoli, che già tanto costano alla collettività con le bonifiche, per indirizzare incentivando le produzioni verso il biologico, in modo da non doversi periodicamente ritrovare a contrastare episodi come questo.
Prima che si instauri, dopo la terra dei fuochi, quella dei fanghi.