“Immaginate cosa accadrebbe se le nazioni del mondo spendessero tanto nello sviluppo quanto spendono nella costruzione delle macchine da guerra” (Mohamed ElBaradei, Premio Nobel per la Pace 2005)
L’International Peace Research Institute (SIPRI, https://www.sipri.org/) è un istituto internazionale indipendente dedicato alla ricerca su conflitti, corsa agli armamenti, controllo degli armamenti e disarmo. Fondato nel 1966, SIPRI fornisce dati, analisi e raccomandazioni, basate su fonti aperte, a responsabili delle politiche, ricercatori, media e pubblico interessato. Con sede a Stoccolma, SIPRI è regolarmente classificata tra i think tank più rispettati in tutto il mondo. La missione di SIPRI è di intraprendere ricerche e attività in materia di sicurezza, conflitti e pace; fornire analisi e raccomandazioni politiche, facilitare il dialogo e promuovere misure di fiducia reciproca e trasparenza, fornire informazioni autorevoli al pubblico interessato. Da cinquant’anni, tutti gli anni, il SIPRI pubblica un Annuario (SIPRI Yearbook) che è un rigoroso e dettagliato compendio di dati ed analisi nelle aree dei conflitti armati e della loro gestione, delle spese militari e per l’ammodernamento dei sistemi d’arma, della non-proliferazione nucleare, del controllo degli armamenti e del disarmo. Per tutti gli studiosi di problemi di controllo degli armamenti e di disarmo il SIPRI Yearbook è una fonte preziosa di informazioni e di elementi di discussione (https://www.sipri.org/yearbook/archive ). Il SIPRI Yearbook 2019 offre una serie di dati originali relativi a spesa militare mondiale, produzione e trasferimenti internazionali di armi, forze nucleari, conflitti armati e operazioni multilaterali di pace, nonché analisi aggiornate su aspetti importanti circa il controllo delle armi, della pace e della sicurezza internazionale (https://www.sipri.org/sites/default/files/201908/yb19_summary_ita.pdf ) Come risulta chiaramente dal SIPRI Yearbook, e come da più autorevoli voci sottolineato da lungo tempo, il regime di controllo degli armamenti è profondamente in crisi e i rischi di guerra nucleare sono più alti di sempre: il 23 Gennaio scorso l’Orologio del Bulletin ha fissato a 100 secondi (un minuto e quaranta secondi) il tempo che ci separa dall’inizio dell’apocalisse. Il 3 aprile 2020, l’alto rappresentante per le questioni di disarmo del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Izumi Nakamitsu, che è l’autorità delle Nazioni Unite di più alto livello nel campo del controllo degli armamenti, ha dichiarato che “la pandemia è arrivata mentre le nostre strutture per prevenire il confronto catastrofico si stanno sgretolando. I paesi stanno costruendo armi nucleari più veloci e accurate, sviluppando nuove tecnologie per le armi con implicazioni imprevedibili e riversando più risorse militari rispetto a qualsiasi momento nei passati decenni”. Particolare preoccupazione e sdegno nascono dall’esame delle spese militari mondiali per il 2019 (https://www.sipri.org/media/press-release/2020/global-military-expenditure-sees-largest-annualincrease-decade-says-sipri-reaching-1917-billion ): le spese militari globali totali sono salite a 1917 miliardi di Dollari USA nel 2019. Il totale per il 2019 rappresenta un aumento del 3,6 per cento rispetto al 2018 e la più grande crescita annuale delle spese dal 2010. I cinque maggiori investitori nel 2019, che rappresentano il 62 per cento delle spese, sono Stati Uniti, Cina, India, Russia e Arabia Saudita. Nella attuale gravissima situazione sanitaria di tutto il mondo, nella quale già sopravvivono a stento migliaia di esseri umani in fuga da guerre, carestie, fame, povertà, nessun accenno alla possibilità di ridurre gli investimenti in armi. Più di sempre credo sia da riflettere sulla conclusione della Nobel Lecture di Mohamed ElBaradei, già Direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Premio Nobel per la Pace nel 2005 (https://www.nobelprize.org/prizes/peace/2005/elbaradei/26138mohamed-elbaradei-nobel-lecture-2005-2/): “Immaginate cosa accadrebbe se le nazioni del mondo spendessero tanto nello sviluppo quanto spendono nella costruzione delle macchine da guerra. Immaginate un mondo in cui ogni essere umano potesse vivere libero e in maniera dignitosa. Immaginate un mondo in cui si versassero le stesse lacrime quando un bambino muore nel Darfur o a Vancouver………” e sulla conclusione del Manifesto Russell-Einstein: “Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un’estinzione totale” (https://pugwash.org/1955/07/09/london-launch-of-the-russell-einstein-manifesto/ )
ICAN (International Campaign to Abolish Nucelar weapons, https://www.icanw.org/), la campagna internazionale per la stigmatizzazione, il divieto e l’eliminazione delle armi nucleari, è una coalizione di Organizzazioni Non Governative (ONG) di un centinaio di Paesi, che promuove l’adesione e l’attuazione del trattato di divieto delle armi nucleari delle Nazioni Unite. Questo Trattato sulla Proibizione della Armi Nucleari (TPNW, Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, https://www.icanw.org/the_treaty), firmato il 7 Luglio 2017 da 122 Paesi, vieta lo sviluppo, la produzione, la fabbricazione e il possesso di armi nucleari. Al momento 36 Paesi lo hanno ratificato, 81 firmato, ed entrerà in vigore una volta raggiunte le 50 ratifiche (vale la pena di ricordare che l’Italia non ha nemmeno partecipato al negoziato, come tutti i Paesi possessori di armi nucleari o che le ospitano, come appunto l’Italia, con l’eccezione dell’Olanda che ha partecipato al negoziato e ha votato contro). ICAN è nata in Australia ed è stata ufficialmente lanciata in Austria nell’aprile del 2007. Il 10 dicembre 2017 ICAN ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace in riconoscimento del lavoro fatto “per attirare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso di armi nucleari” e per lo straordinario impegno per ottenere un Trattato che proibisse le armi nucleari. ICAN, ha appena pubblicato il suo rapporto “Enough is Enough: Global Nuclear Weapons Spending 2020” https://www.icanw.org/report_73_billion_nuclear_weapons_spending_2020 ) nel quale è riportata la stima di quanto è stato speso nel mondo in quasi un decennio per le armi nucleari, tenendo anche conto dei costi sostenuti per mantenere e costruire nuove armi nucleari. ICAN stima che i nove paesi dotati di armi nucleari abbiano speso 72,9 miliardi di Dollari USA per le loro 13.000-14.000 armi nucleari nel 2019, pari a 138.699 Dollari ogni minuto del 2019, con un aumento di 7,1 miliardi rispetto al 2018. Nel 2019, la Cina ha speso 10,4 miliardi di Dollari, la Francia 4,8 miliardi, l’India 2,3 miliardi, Israele 1 miliardo, la Corea del Nord 0,6 miliardi, il Pakistan 1 miliardo, la Russia 8,5 miliardi, il Regno Unito 8,9 miliardi e gli Stati Uniti hanno speso 35,4 miliardi di Dollari in armi nucleari. La direttrice esecutiva di ICAN, Beatrice Fihn, la coordinatrice di ICAN, che partecipò al Convegno Internazionale organizzato dalla Santa Sede nel novembre 2017 proprio su un mondo libero da armi nucleari, ha dichiarato: “È assurdo spendere 138,700 Dollari ogni minuto per armi che causano danni umani catastrofici piuttosto che spenderli per proteggere la salute dei loro cittadini. Stanno abdicando al loro dovere di proteggere il loro popolo.” I miliardi spesi per le armi nucleari potrebbero finanziare forniture e ricerche necessarie per aiutare le persone di tutto il mondo a combattere COVID-19. Il Rapporto di ICAN dimostra che in Francia, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, la spesa di ciascun paese per le armi nucleari avrebbe potuto creare almeno 100.000 letti di
3unità di terapia intensiva, acquistare decine di migliaia di ventilatori e pagare decine di migliaia di stipendi annuali per infermieri e medici.
Francesco Lenci Council Pugwash Conferences Unione Scienziati Per Il Disarmo Scienze per la Pace, Univ. Pisa