AMPLIAMENTO DI CAMP DARBY: LA GUERRA CONTRO L’AMBIENTE
Camp Darby ha chiesto e le istituzioni italiane, Regione Toscana compresa, hanno accettato la costruzione di un nuovo tratto ferroviario che collegherebbe la base americana alla rete ferroviaria esistente. Lo scopo è facilitare e velocizzare il trasporto di armi da e verso l’importante deposito dell’esercito e dell’aviazione americana: 125 bunker che contengono l’intero equipaggiamento di due battaglioni corazzati, due di fanteria meccanizzata oltre ad altro materiale bellico. La spesa prevista è di 45 milioni di euro. Per fare spazio al nuovo tratto ferroviario e alle pesanti strutture connesse dovranno essere abbattuti circa un migliaio di alberi.
L’accordo tra Ministero della Difesa e amministrazione statunitense risale a oltre un anno fa, ma le istituzioni locali, Comune di Pisa compreso, solo recentemente lo hanno reso noto. Una segretezza che preoccupa, ma purtroppo non stupisce, essendo la vasta area di Camp Darby sottratta alla sovranità nazionale da accordi stipulati nel secondo dopoguerra e rinnovati in tempi recenti senza alcuna forma di consultazione democratica.
Questa mancanza di trasparenza è motivo di contrarietà per Legambiente Pisa, ma non è l’unico. La distruzione di parte della foresta litoranea con una estesa impermeabilizzazione del suolo è già fatto grave, ma ancor più allarmante è che l’area oggetto dell’intervento non solo si trova all’interno del Parco Regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, ma è addirittura all’interno dell’area protetta di livello europeo ZSC/ZPS “Selva Pisana”. La Valutazione di Incidenza, obbligatoria perché l’area interessata è tutelata dalle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli”, pur essendo risultata negativa non potrà impedirne la realizzazione perché il ministero ha dichiarato l’opera “destinata alla difesa nazionale”: curioso modo di difendere la nazione consentendo la distruzione di parte dei suoi tesori naturali.
Come se tutto ciò non bastasse, questo grave sacrificio ambientale andrà a rafforzare un sistema militare che alimenta più che risolvere i già troppi conflitti che insanguinano i paesi affacciati sul Mediterraneo e non solo. Legambiente non può che essere contraria al progetto, coerentemente con il suo statuto, dove si legge che “si oppone in modo integrale alla guerra … è un’associazione pacifista e nonviolenta che si batte per la pace e la cooperazione tra tutti i popoli … per il disarmo totale nucleare e convenzionale.”
Legambiente è convinta che l’unica strada utile per risolvere i conflitti passi attraverso il dialogo e il rispetto delle norme internazionali, mentre l’uso della forza non farà altro che aggravare le situazioni, anche alimentando il clima di intolleranza verso coloro che, proprio per scappare dalle guerre, cercano di raggiungere luoghi sicuri in Europa, spesso attraversando il nostro paese.
In questa occasione di rilevanza regionale e nazionale, Legambiente unisce la propria voce a quella di chi vuole escludere la forza delle armi dalle relazioni internazionali, e si pronuncia per fermare un progetto che ferisce qualità e bellezza del nostro territorio.