Riportiamo il documento di Legambiente Toscana del 30 settembre 2018 che esprime la posizione della associazione rispetto alla geotermia
In Toscana, regione dove la geotermia è nata e viene sfruttata da due secoli, attualmente sono presenti 34 centrali geotermoelettriche di proprietà di Enel Green Power, che producono quasi 6 miliardi di kWh annui di energia elettrica, soddisfacendo circa il 30% del fabbisogno elettrico regionale(1) e poco meno del 2% di quello nazionale(2). Le centrali sono concentrate in tre province: 16 in provincia di Pisa (Nuova Castelnuovo, Nuova Sasso, Sasso 2, Cornia 2, Selva 1, Le Prata, Nuova Molinetto nel Comune di Castelnuovo Val di Cecina; Nuova Larderello, Farinello, Nuova Gabbro, Valle Secolo nel Comune di Pomarance; Monteverdi 1 e Monteverdi 2 nel Comune di Monteverdi M.mo); 9 in provincia di Siena (Chiusdino 1 nel Comune di Chiusdino; Pianacce, Nuova Radicondoli Sesta 1, Rancia 1, Rancia 2 nel Comune di Radicondoli; PC 3, PC 4, PC 5 nel Comune di Piancastagnaio); 9 in provincia di Grosseto (Bagnore 3, Bagnore 4 sono nei Comuni di Santa Fiora e Arcidosso; Travale 3, Travale 4 nel Comune di Montieri; Carboli 1, Carboli 2, Nuova Lago, Nuova San Martino, Nuova Monterotondo nel Comune di Monterotondo M.mo).
Si può quindi affermare che la geotermia riveste un ruolo fondamentale nel presente della nostra regione. Un ruolo tutt’altro che concluso. Infatti, la geotermia, e nello specifico quella a media entalpia, ha, per la Regione Toscana, un ruolo fondamentale nel conseguimento degli obiettivi regionali di produzione di energia da fonti rinnovabili al 2020 derivanti dal burden sharing(3). Secondo il Piano Energetico e Ambientale Regionale (PAER), approvato nel 2015, le nuove prospettive di sviluppo rappresentate dalla media entalpia fanno ritenere possibile un incremento della potenza geotermolettrica in Toscana pari a circa 150 MW, così come ipotizzato dalle previsioni del burdensharing per la nostra regione (4).
E in effetti, la nostra regione è stata interessata negli ultimi anni da un florilegio di richieste di permessi di ricerca che ha interessato gran parte del territorio delle tre provincie storiche della geotermia e non solo. Il quadro delle concessioni di coltivazione, delle istanze di concessione, dei permessi di ricerca e delle istanze di permesso di ricerca è alquanto complesso, ma è consultabile sul sito della Direzione Generale per la Sicurezza Ambientale delle Attività Minerarie ed Energetiche – Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse. Di seguito lo riassumiamo brevemente.
Le centrali operano all’interno di concessioni di coltivazione, che sono attualmente 8 su un totale di 11 in tutta Italia. Le concessioni sono: Bagnore (GR), Canneto (PI), Chiusdino (GR-SI), Larderello (PI-SI), Lustignano (PI-SI-GR), Piancastagnaio (SI), Rio Secco (GR-PI), Travale (SI-PI-GR(5). Ci sono inoltre 2 istanze di concessione di coltivazione: Abbadia San Salvatore e Milia (Monterotondo Marittimo)(6).
I permessi di ricerca sono 23, su un totale di 37 in tutta Italia: Bagnolo, Boccheggiano, Campiglia D’Orcia, Castiglione D’Orcia, Cinigiano, Guardistallo, La Grasceta, Le Cascinelle, Mazzolla, Mensano, Montalcino, Monte Labbro, Monte Santa Croce, Montebamboli, Montegemoli, Montorio, Murci, Pereta, Poggio Montone, Pomonte, Ripa D’Orcia, Roccastrada, Scansano(7). Ci sono inoltre altre 4 istanze di permesso di ricerca, su un totale di 42 in Italia: Casanova (Chiusdino, Monticiano), Centeno (San Casciano dei Bagni, Piancastagnaio e nel Lazio Acquapendente e Proceno), La Pianaccia (Montieri, Massa Marittima, Radicondoli), Ponte Rigo (San Casciano dei Bagni, Piancastagnaio e, nel Lazio, Acquapendente e Proceno)(8).
Infine ci sono 5 istanze di permesso di ricerca finalizzato alla sperimentazione di impianti pilota: Lucignano (Radicondoli, in corso di valutazione ambientale), Cortolla (Montecatini Val di Cecina, in corso di valutazione ambientale), Casa del Corto (Piancastagnaio, San Casciano dei Bagni, Abbadia San Salvatore, in corso di valutazione ambientale), Montenero (Arcidosso, Castel del Piano, Cinigiano, fase decisoria), Castelnuovo (Castelnuovo Val di Cecina, Radicondoli, in corso di valutazione ambientale), Serracona (Radicondoli, accettata con riserva e in attesa del parere CIRM)(9).
Per Legambiente non sussistono dubbi in merito al fatto che la geotermia sia una fonte energetica rinnovabile, ma, in questo quadro piuttosto confuso e liquido occorre interrogarsi sulla sostenibilità, non soltanto ambientale, ma anche economica e sociale, dei nuovi, potenziali impianti.
A nostro avviso non ha giovato un certo ritardo della governance regionale e nazionale. A livello nazionale, infatti, si registrano le recenti Linee guida per l’utilizzazione della risorsa geotermica a media e alta entalpia (emanate a fine 2016 in attuazione della risoluzione in materia di geotermia approvata nella seduta del 15 aprile 2015 dalle Commissioni Riunite VIII e X). Il documento, infatti, è un ottimo strumento per la corretta realizzazione degli impianti e per la gestione della risorsa, ma non offre indicazioni sulle misure di prevenzione e mitigazione dell’impatto ambientale. Infatti, “Le Linee Guida non toccano tutti quei temi che determinano quanto e in che modo la risorsa geotermica è compatibile con i territori, come questa debba essere integrata nei diversi settori economi ed energetici affinché sia motore di sviluppo sostenibile e dove la concertazione con le amministrazioni e la popolazione locale sia considerato uno strumento concreto nello sviluppo di questa tecnologia.”(10)
A livello regionale la Toscana sta provando a gestire la questione geotermica di “rincorsa”, partendo in ritardo rispetto all’evolversi rapido degli eventi, un po’ come avvenuto durante il boom di altre fonti rinnovabili (eolica, fotovoltaica e biomasse). Con la Deliberazione n. 516 del 15 maggio 2017, pubblicata sul BURT del 24 maggio 2017, sono state approvate le Linee Guida per l’identificazione delle aree non idonee all’attività geotermoelettrica in Toscana. Il documento ha stabilito che, come indicato nella Decisione GR n. 40 del 02/05/2017, le Amministrazioni Comunali, entro i 90 giorni successivi alla pubblicazione delle linee guida (termine poi posticipato al 30 settembre 2017), potevano proporre alla Regione Toscana le aree del proprio territorio da identificare quali Aree Non Idonee (ANI) all’attività geotermoelettrica, motivando adeguatamente tali indicazioni sulla base dei principi e dei criteri sopra stabiliti. Cinquantuno comuni hanno avanzato le proprie proposte di ANI(11), alle quali però ancora non è seguita la stesura definitiva da parte della Regione (che ai sensi della citata deliberazione, entro 60 giorni, avrebbe dovuto verificare la coerenza delle proposte delle Amministrazioni Comunali, anche avvalendosi di una commissione tecnica rappresentativa delle competenze in materia ambientale, paesaggistica ed economica, e avrebbe dovuto approvare le ANI con il successivo adeguamento del PAER). Recentemente, il 18 settembre 2018, l’Assessore all’Ambiente Federica Fratoni ha illustrato, in commissione Territorio e Ambiente, il lavoro istruttorio svolto per la definizione delle Aree Non Idonee (ANI), lavoro necessario per la successiva modifica del PAER.(12)
In questo contesto di mancata governance del territorio, lo sviluppo della fonte rinnovabile geotermica rischia di essere non sostenibile per il territorio. Infatti, lo sbocciare di numerosi nuovi permessi di ricerca, spesso richiesti anche presso luoghi di alto pregio ambientale e paesaggistico, stride fortemente con la vocazione di molti territori toscani che hanno fatto del turismo, delle produzioni di qualità e della bellezza il loro punto di forza.
Inoltre, la mancata governance palesata dalle istituzioni ha acuito, anche agli occhi della popolazione locale, una serie di perplessità relative ai soggetti richiedenti le istanze di ricerca: si tratta infatti nella gran parte dei casi di realtà prive di una storia imprenditoriale e industriale alle spalle, concepite ad hoc con l’intento, ovviamente legittimo, di beneficiare degli incentivi esistenti per lo sfruttamento della risorsa geotermica.
Urgono pertanto strumenti di garanzia, in modo che la risorsa energetica di cui disponiamo possa essere utilizzata in maniera sostenibile. La cosa importante è che nelle aree vocate vengano usate tecnologie che abbiano basso impatto, come la reiniezione totale dei gas incondensabili e del fluido estratto, resa possibile dai cicli binari, e l’uso di torri di raffreddamento a secco che, oltre a non avere emissioni, limitano l’impatto visivo rispetto alle torri di raffreddamento verticali. Da rafforzare è poi il settore degli usi termici della geotermia (specie a media e a bassa entalpia), ancora poco sfruttato, mentre sarebbe suscettibile di grandi sviluppi in sinergia con le pompe di calore domestiche.
Infine gli impianti Enel a flash dell’Amiata già esistenti, potrebbero incrementare la loro produzione senza la realizzazione di nuovi pozzi, ma solo riutilizzando i reflui termici dagli impianti a temperature oltre 100 gradi. In alcuni casi i reflui termici potrebbero essere utilizzati per il teleriscaldamento delle comunità locali, con effetti positivi sull’accettabilità sociale di questa fonte.
Quanto all’impatto della produzione di energia geotermica questa, nel caso Amiatino, è persino superiore a quello della produzione di elettricità da combustibili fossili. Su questo punto è opportuno segnalare i risultati dello studio portato avanti da ricercatori dell’Università di Pisa e Siena, che mostra come gli impianti geotermici, pur fornendo un contributo significativo al bilancio elettrico da fonti rinnovabili in Toscana, non sono esenti da inconvenienti ambientali. I principali contributi all’impatto sono associati all’elevato contenuto di NH3, H2S, CH4 e CO2presenti negli effluenti degli impianti analizzati. Il cambiamento di impatto in relazione al sito geotermico ha una forte correlazione con il bacino di ritiro dei fluidi ed è correlato alle tecnologie utilizzate per l’esaurimento degli inquinanti. In alcuni casi l’impatto è superiore a quello riscontrato per la produzione di elettricità da combustibili fossili (ad esempio, una centrale a carbone di potenza comparabile).(13)
1 https://corporate.enel.it/it/comunicatiregionali/press/d/2017/09/toscana-rinnovabili-la-geotermia-soddisfapi-del-30-del-fabbisogno-elettrico-regionale.html
2 Rapporto mensile sul Sistema elettrico nazionale Terna Aprile 2018 https://www.terna.it/itit/sistemaelettrico/dispacciamento/datiesercizio/rapportomensile.aspx
3 Si veda http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/burden-sharing-geotermia-fotografia-dellerinnovabili-toscana/
4 PAER, Disciplinare di Piano, pagina 54
5 – 6 -7 – 8 – 9 : nel testo originale sono dati possibili link.
10 Osservazioni di Legambiente Onlus alle Linee guida per l’utilizzazione della risorsa geotermica a media e alta entalpia
11 http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/51-comuni-toscani-le-proposte-individuare-le-areenon-idonee-alla-coltivazione-geotermica/
12 http://www.consiglio.regione.toscana.it/ufficio-stampa/comunicati/comunicati_view?idc=0&id=26273
13 «L’elettricità proveniente dagli impianti geotermici nella zona del Monte Amiata non può essere considerata “senza carbonio” come sostenuto finora sulla base della letteratura citata nell’introduzione. Sebbene il potenziale di tossicità umana non fornisca valori preoccupanti, le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle provenienti dagli impianti a gas naturale e in alcuni casi non molto lontani dai valori delle centrali a carbone. Inoltre, il potenziale di acidificazione dell’elettricità prodotta da impianti geotermici qui considerati è 2,2 volte superiore a quello delle centrali a carbone. Nel caso del giacimento geotermico di Bagnore questa differenza aumenta di un fattore di 4,4 ed è circa 28 volte superiore a quella degli ACP dell’impianto a gas naturale.
L’ovvia incoerenza tra la produzione di elettricità geotermica e le emissioni da processi naturali su lunghi cicli geologici (che mettono i gas contenuti nei fluidi geotermici a contatto con l’atmosfera) non può essere ignorata. Pertanto, vi è la necessità di sviluppare tecnologie appropriate per riconciliare gli impianti di energia geotermica con la natura rinnovabile della risorsa energetica.
Se è vero che la tecnologia del ciclo binario non è, al momento, la soluzione migliore dal punto di vista dell’efficienza e del costo, l’idea di considerare la minimizzazione degli impatti (attraverso la completa reiniezione di fluidi incondensabili nel serbatoio) è necessariamente una strada promettente basata su considerazioni ambientali per le centrali geotermiche in futuro.
In ogni caso il profitto finanziario non dovrebbe essere il criterio principale nel processo decisionale per lo sviluppo di impianti geotermici nell’area dell’Amiata.[trad. nostra]»
M. Bravi, R. Basosi, Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy, Journal of Cleaner Production 66 (2014): 301-308