Campagna Banche Armate e a difesa della legge 185 a Pisa
di
Clara Reina
Se passeggiando sull’asse pedonale, o andando al mercato o alla stazione di Pisa vi siete imbattuti in un tavolino
con la scritta “contro il mercato delle armi a difesa della 185" attorniato da cartelloni sulle banche armate,
sull’obiezione fiscale alle spese militari e sui tentativi di finanza etica , beh, quelli eravamo noi della
“campagna banche armate” attiva a Pisa dal febbraio di quest’anno. Questa campagna è partita a livello
nazionale quasi tre anni fa , ad opera di associazioni pacifiste e missionarie, laiche e religiose, e poi assunta da
Retelilliput, per contrastare le scelte di molti istituti di credito (praticamente tutti i grandi gruppi) tese a trarre
profitto dall’intermediazione sull’export di armamenti: questo in modo legalmente autorizzato (figuriamoci
il sommerso!) ma non per questo eticamente accettabile. La campagna si regge proprio sulla legge 185/90, che limitando
il commercio delle armi obbliga a rigide procedure con relazioni governative annuali che rendicontano fra l’altro
il business degli istituti di credito per questo genere di affari. Quindi immaginate il rinnovato vigore della campagna
quando, a febbraio, un disegno di legge governativo ha minacciato di snaturare la legge. Articoli, richieste di sostegno
a gente comune, associazioni e personalità di vari settori, adesioni on line, pressione sui parlamentari, votazioni
da parte di svariati enti locali , fra cui il Comune di Pisa e di Vecchiano, sono stati per noi pane quotidiano durante
questi tre mesi. La votazione alla Camera è prevista tra il 27 e il 30 maggio: per questo ultimo mese rafforzeremo
le pressioni e solleciteremo ulteriori firme perchè la 185 mantenga il suo rigore nel disciplinare questo odioso
traffico. Ma ciò che costituisce l’ossatura della campagna è l’informazione che diamo di questi
aspetti poco noti eppure fondamentali del rapporto fra mondo della finanza e industria bellica, che riguarda tutti noi
perchè sui nostri soldi le banche prosperano, e noi abbiamo il diritto/dovere di pretendere una risposta chiara sul
tipo di affari e investimenti del nostro istituto di credito. Quindi proponiamo ai nostri sostenitori di scrivere una
lettera di pressione e successivamente, se è il caso, di chiudere il conto rendendo pubblica la decisione e
scegliendo un modo più pulito per collocare il proprio risparmio. Qui si inserisce la presentazione di
opportunità alternative fra cui Banca Etica, che fra l’altro sarà presente il 24 maggio a un
incontro-dibattito sulla finanza etica, al quale tutta la popolazione è invitata (sede da definire, occhio ai
manifesti). Prima dell’estate avremo a disposizione inoltre un nuovo prezioso strumento, una guida al risparmio
critico stilata dall’instancabile CNMS. E poi c’è l’obiezione fiscale alle spese militari ,
strumento quasi ignoto con il quale il cittadino si riappropria del diritto di dire una parola sull’uso che vien
fatto delle tasse. Pensate che oggi in Italia ogni minuto che passa 704 milioni di vecchie lire se ne vanno in fumo per
il capitolo ‘spese militari’. Se vogliamo pagare la pace e costruire un’alternativa di difesa popolare
non armata dobbiamo far sapere a chi ci governa come la pensiamo in merito: anche questo è un nostro preciso
diritto/dovere. Insomma si tratta, come Gesualdi ci spiega da un pezzo, di usare tutti gli strumenti possibili per
esercitare il nostro piccolo potere, che diviene immenso nel momento in cui sono in tanti a rivendicarlo. Le deleghe
sono molto pericolose se private del quotidiano controllo da parte della base: le decisioni lasciate nelle mani dei
potentati economici, mediatici, politici e militari hanno dato l’amaro frutto che quotidianamente assaporiamo. La
faticosa ma affascinante costruzione dal basso del ‘nuovo mondo possibile’ passa anche attraverso le nostre
scelte apparentemente private di ogni giorno.