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Sommario:

  1. Editoriale
  2. Il lavoro perduto
  3. Il dopoguerra
  4. Acqua chiara acqua amara
  5. Territori globali
  6. Energie
  7. Il mondo in una stanza
  8. Le Associazioni a Pisa (parte seconda)
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L’acqua in Italia

di

Simone Canova, Jacopo Fo, Gabriella Canova, Maria Cristina Dalbosco

L’acqua è un bene preziosissimo, fonte di vita e di ricchi profitti aziendali, su cui oggi si gioca e si specula in borsa. Attualmente (dati 2002) nel mondo 1,5 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile. 2,5 miliardi non possiedono alcun servizio idrico sanitario. Cinque milioni di persone, in particolare donne e bambini, muoiono ogni anno per malattie dovute alla scarsa qualità dell’acqua. Ma si stima che nel 2025/2035, quando la popolazione supererà gli 8 miliardi di esseri umani, le persone senza accesso all’acqua potabile saranno più di 3,4 miliardi. Va ricordato che, in media, ogni abitante del pianeta oggi consuma il doppio di acqua rispetto all’inizio del 1900, e globalmente, il consumo mondiale di acqua è circa decuplicato nell’arco di un solo secolo. Per buttare lì una cifra, in Africa, meno del 60% della popolazione dispone di acqua potabile e di servizi igienici.

In Italia consumiamo mediamente 250 litri di acqua pro capite al giorno (ma solo l’1% viene utilizzato per bere). Solo per una doccia vanno via oltre 40 litri di acqua. Consumiamo, secondo dati Istat, 150–180 litri l’anno pro capite di acqua minerale in bottiglia (contro i 30 del 1983). Siamo tra i primi posti per questo consumo in Europa. Circa un italiano su due, esattamente il 46,5% della popolazione, beve acqua minerale in bottiglia, principalmente perchè più sicura, controllata e salutare. Ma sarà vero? Tutta questa fiducia degli italiani nei confronti dell’acqua di bottiglia, secondo i Verdi, è mal riposta. Le acque minerali contengono spesso sostanze pericolose come arsenico, cromo, nichel, nitrati e piombo, in concentrazioni superiori a quelle ammesse per l’acqua di rubinetto. Per questo da anni si lotta per avere una nuova legislatura, più restrittiva, che entrerà in vigore il 25 dicembre 2003. Attualmente però la situazione è questa: la presenza di cadmio rende, in base alla legge, non potabile l’acqua di rubinetto se presente oltre i 5 microgrammi per litro. Nell’acqua minerale questa sostanza può essere disciolta senza neanche incorrere in obblighi di comunicazione in percentuali sino a 10 microgrammi per litro. Per il nichel, considerato nocivo nell’acqua di casa se supera i 50 milligrammi per litro di concentrazione, non è addirittura prevista alcuna soglia limite nelle acque minerali imbottigliate; il cromo totale (nelle forme esavalente e trivalente) è consentito nella misura massima di 50 mg/l nell’acqua di rubinetto, mentre è tollerato fino a 50 mg/l nella sua forma esavalente nelle acque minerali e non è previsto alcun valore limite per il cromo totale. Per altri veleni, come il piombo, il mercurio ed il selenio le percentuali massime consentite nell’acqua di rubinetto sono le stesse che la normativa sulle acque minerali indica come soglia oltre la quale è prevista la semplice comunicazione al ministero e l’indicazione in etichetta. Assolutamente scandalosa è la legislatura sul contenuto di Nitrati, precursori di sostanze cancerogene. La legge fissa il limite di 45 milligrammi per litro nelle acque minerali destinate all’alimentazione degli adulti e di 10 milligrammi per litro in quelle destinate all’infanzia. Se l’acqua minerale supera queste soglie, il produttore ha solo l’obbligo di dichiararlo in etichetta, senza neanche essere tenuto a specificare la non idoneità per i bambini. Nelle acque potabili il valore guida del contenuto di Nitrati è 5. Il Contenuto massimo ammissibile è invece 50. (..)

Passiamo ora all’aspetto economico.

Secondo una recente indagine di Altroconsumo, l’acqua erogata dalla rete pubblica costa mediamente 1,5 lire al litro, contro le 500 lire al litro dell’acqua in bottiglia. Un rapporto di circa 1 a 330 (!!!). L’acqua del comune in Italia è tra le più economiche d’Europa. In base a dati Istat una famiglia media di 4 persone spende dai 250 ai 500 euro l’anno in acqua minerale. Un fatturato totale del settore di 5000 miliardi di lire l’anno.

L’acqua del rubinetto si può bere ovunque?

Stando sempre ai dati raccolti da Altroconsumo, mediamente l’acqua pubblica italiana è accettabile, con alcune punte di qualità e alcune maglie nere. Il giudizio è stato ottimo per Ascoli Piceno, Bolzano, Cuneo, Pescara, Trento, Treviso, Cagliari, Campobasso, Latina, Potenza, Sassari, Bari, Roma e Verona. Negli ultimi posti invece Siracusa (dove il valore del residuo fisso riscontrato è superiore alla media, la concentrazione di fluoro è abbondante e l’acqua è troppo dura), Grosseto e Milano (per la presenza di composti organoalogenati, tipico problema delle aree a maggiore densità industriale), Benevento, Reggio Calabria e Perugia. La situazione peggiore è stata registrata a Palermo, dove l’acqua prelevata da una fontanella alla stazione ferroviaria è fuorilegge per l’eccessiva concentrazione di nitrati. In generale (ad esclusione di Palermo) tutte le acque pubbliche analizzate da Altroconsumo (500 campioni) sono risultate idonee al consumo e i giudizi negativi attribuiti ad alcune città sono frutto di parametri molto severi, ben oltre le imposizioni di legge. Esiste comunque un solo modo per scoprire la qualità della propria acqua: farla analizzare. Si può anche richiedere presso le ASL il certificato analitico di composizione dell’acqua potabile che si beve.

Archivio (online o pdf):

  1. pdf L’Albero Pazzo 2
    Maggio 2002
  2. pdf L’Albero Pazzo 3 - 4
    Luglio 2002
  3. pdf L’Albero Pazzo 5
    Novembre 2002
  4. pdf L’Albero Pazzo 6
    Febbraio 2003
  5. pdf L’Albero Pazzo 7
    Aprile 2003
  6. pdf L’Albero Pazzo 8 - 9
    Luglio - Agosto 2003
  7. pdf L’Albero Pazzo 10 - 11
    Dicembre 2003
  8. pdf L’Albero Pazzo 12
    Settembre 2004