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Sommario:

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  6. Cibi
  7. Terra, Acqua, energia
  8. Speciale Meeting di San Rossore sui cambiamenti climatici, luglio 2004
  9. Media
  10. Campagne e movimenti
  11. Diritti
  12. Culture
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Una bandiera per tutti. Un' analisi dell’impatto politico del fenomeno delle bandiere della pace

di

Diego [Coordinamento della campagna "Pace da tutti i balconi"]

BANDIERE DELLA PACE: GRANDE SUCCESSO POPOLARE, POCA CAPACITÀ DI "APROFITTARE" DA PARTE DELLE REALTÀ DELLA RETE

Nel coordinamento della campagna speravamo che con la breccia aperta dalle bandiere sull'opinione pubblica, almeno le associazioni aderenti avessero la possibilità, la forza, l'astuzia di cominciare ad approfittare per immettere nel giro dei grandi media dei comunicati stampa, dell'informazione alternativa che desse ai cittadini la possibilità di "fondare" il gesto della propria bandiera al balcone non solo sulle proprie motivazioni personali, ma anche su dati e testimonianze provenienti dall'esperienza diretta delle associazioni…Quanto utile sarebbe stato avere interventi intelligenti e motivanti sui media nazionali da parte dei rappresentanti delle varie associazioni sui propri temi specifici, come tante declinazioni diverse del concetto di "PACE". Questo processo avrebbe aiutato molto il senso critico e la coscienza collettiva dei cittadini. In realtà, nel momento clou della campagna i media si limitavano a questioni di carattere anedottico (es: la bandiera rubata o strappata, la "guerra" tra le bandiere della pace e quella statunitense…) o di fatti che coinvolgessero la politica o le istituzioni (le polemiche conseguenti alle bandiere appese sui pennoni degli enti locali e/o delle scuole). Noi stessi del coordinamento ci limitavamo a fornire dati e fatti più che contenuti, non azzardandoci a fornire letture "politiche" per salvaguardare la trasversalità dell'iniziativa. Pensavamo di essere un pò come una testa d'ariete che, una volta sfondato il muro, lascia il varco aperto per quelli che stanno dietro… Questo processo, se è riuscito, è riuscito solo sul piano locale (presenza ed eventi organizzati dalle realtà locali, approfondimenti dei media locali…) ma sul nazionale sostanzialmente direi di no. Abbiamo perso l'occasione.

Ora come ora non saprei dire se l'arcipelago delle nostre associazioni non ha SAPUTO (per impreparazione in fatto di comunicazione mediatica) oppure non ha POTUTO (per ostruzionismo dei grandi media) approfittare della grande visibilità del tema della "pace" nel dibattito nazionale per inserire i propri contenuti e le proprie esperienze. Credo comunque che sia per un concorso di entrambi i fattori.

Ritengo che la COMUNICAZIONE sia un punto fondamentale da analizzare: è poco intelligente avere accumulato buone esperienze e competenze sui grandi temi (pace, giustizia, ambiente, diritti, disarmo, nonviolenza…) se poi non si riesce a comunicarle in un linguaggio semplice, chiaro ed efficace per metterle a disposizione e alla portata di tutti i cittadini.

CONTRIBUTO DELLA RETE DI LILLIPUT NEL SUCCESSO DELLA CAMPAGNA "PACE DA TUTTI I BALCONI!"

La Rete, in particolare la Rete di Lilliput è servita da trampolino e da propulsore iniziale come nessun’altra realtà avrebbe potuto fare, ma il pieno successo della campagna NON è dovuto alla Rete di Lilliput, nè al coordinamento della campagna. Abbiamo fatto solo la funzione del "razzo vettore", abbiamo spinto affinchè la campagna potesse entrare in orbita.

Piuttosto il successo è dovuto a:

  1. al fatto che la bandiera della pace aveva potenzialità medianiche intrinseche: era di semplice e di univoca lettura, era bella, positiva e per questo si è autopubblicizzata. Prova ne sia che tutti in Italia conoscono il fenomeno delle bandiere ai balconi, ma pochissimi sanno che c'è stato sotto un lavoro organizzativo, una campagna. La bandiera era inoltre un segno politicamente "vergine".
  2. Il gesto proposto di appenderla al balcone era di facile realizzazione per chiunque: comportava un'esposizione pubblica del proprio pensiero, ma di fatto non un impegno personale.
  3. La tensione mediatica prolungata e crescente (parliamo di mesi, non di settimane) sul tema della paventata guerra in Iraq e la comprensione popolare di trovarsi dinanzi ad una guerra ingiusta, fuori da ogni legalità ma soprattutto che avrebbe coinvolto direttamente il nostro paese.
  4. La presenza duratura delle bandiere ai balconi che ha convinto la gente del carattere serio e non transitorio del gesto, permettendone la crescita esponenziale per imitazione.
  5. Pur considerando che l'impegno economico dei Beati I Costruttori di Pace è stato fondamentale per sostenere la campagna nei suoi mesi iniziali, di fatto l'evento nel suo complesso ha potuto sussistere per la frammentazione e la divisione del peso economico, che è gravato come rischio sui gruppi locali che proponevano la bandiera, ed in ultima istanza in maniera sostenibilissima sui singoli cittadini (circa 5 Euro a testa).
  6. Il fenomeno è stato ignorato per mesi (da fine settembre 2002 fino a metà gennaio 2003) dai media nazionali, e questo lasso di tempo ha permesso la diffusione delle bandiere fino al raggiungimento della massa critica. Voglio rimarcare che anche l'interessamento al fenomeno da parte dei partiti nazionali e dei sindacati è da legarsi alla comparsa delle bandiere della pace sui grandi media…e questo è un fatto da tenere in considerazione per il rapporto di Lilliput con i soggetti politici attuali. Se i grandi media e i grossi "centri di potere" politico/economico vi si fossero interessati fin dall'inizio, la campagna molto probabilmente sarebbe stata rovinata dalle strumentalizzazioni prima che potesse raggiungere la massa critica. (Vi fu una bella discussione all'interno del coordinamento della campagna sul fatto di accettare o meno eventuali adesioni dei partiti: alla fine si decise che non si sarebbero accettate adesioni da parte delle segreterie nazionali di partito, ma avremmo accettato quelle da parte delle sezioni locali, molto simili ai nodi della rete e delle associazioni per quanto riguarda l'impegno e il lavoro concreto per la società. In questo senso, accettazione aperta a tutti gli orientamenti politici).
POTENZIALITÀ DELLA RETE DI LILLIPUT DI INCIDERE REALMENTE NEL PROCESSO POLITICO

In pratica, potremmo dire che in questa campagna non ha vinto tanto la potenzialità organizzativa di Lilliput, che se non fosse stato per i punti di cui sopra non avrebbe avuto le energie e la possibilità per spingere molto la cosa, ma piuttosto l'IDEA, che tramite i legami e la struttura della RETE ha potuto decollare e persino uscire da sé stessa fino a raggiungere la massa critica e incidere sulla società civile e sulle scelte politiche persino istituzionali. Pur se l'Italia oggi è coinvolta nella guerra in Iraq, di fatto ottenemmo che i bombardieri durante la guerra "ufficiale" se ne stessero a casa, e comunque il linguaggio istituzionale è stato fortemente spostato di baricentro, tanto che da almeno un anno i politici e il presidente della Repubblica sono costretti ad usare continuamente la parola "PACE" (…anche a sproposito, certo, ma questa è un'altra questione). La campagna delle bandiere della pace dimostra che la Rete di Lilliput, pur non essendo ricca di risorse economiche e pur non avendo un grosso impatto in termini di presenze personali ha in sé, per carisma e competenze, la grande possibilità di individuare il punto giusto dell'ingranaggio nel quale porre il famoso granello di sabbia sabotatore, e la sua struttura a rete permette che il granello possa essere piazzato in quel punto con efficacia, mediante il raggiungimento della massa critica.

LE BANDIERE DELLA PACE E I PARTITI POLITICI

Se pensiamo alla presenza assoluta di bandiere della pace alla manifestazione di Roma del 15/2/2002, e osserviamo il calo progressivo della presenza di bandiere della pace ai balconi e nelle manifestazioni dei mesi successivi, azzarderei che il calo, oltre che all'apparente "fallimento" del gesto in faccia alle decisioni interventiste dei governi della coalizione e del governo italiano, oltre al senso di "abbandono" dei singoli cittadini nei confronti della società civile che non ha saputo trovare le forme ed i modi ufficiali ed espliciti per "rinfrancare" con il suo appoggio i cittadini, è dovuto in buona parte al fatto che vi è stata un'appropriazione crescente da parte delle forze politiche della sinistra e dei grandi sindacati. Il simbolo ultimamente è finito nel simbolo per le europee dei Verdi: nessuno di noi ha protestato con Pecoraro Scanio o con Cento di questo… ma direi che forse, se avessimo lavorato in contatto più diretto e autorevole con i referenti dei partiti politici, probabilmente avremmo potuto contribuire a mantenere la bandiera della pace esterna alla dialettica dei partiti, a tutto vantaggio dei partiti (che dimostravano la loro onestà intellettuale ed il loro rispetto ai cittadini e ai loro segni) e della società civile. È molto frustrante per un cittadino accorgersi che un gesto e un simbolo sul quale ha creduto, e che ha caricato di significato ideale e personale di grande senso civico, dopo l’impegno personale gli venga "soffiato" dalla prepotenza delle forze politiche, che con la loro onnipresenza mediatica riescono comunque a guastare e a manipolare ogni evento che nasce esterno a loro. Il potere dei media è un potere che scavalca e annulla le possibilità di difendersi del cittadino… e persino quelle della rete.

Il fatto che i familiari degli ostaggi nelle scorse settimane abbiano scelto di usare la bandiera della pace, da un punto di vista ha ristabilito la bandiera della pace come strumento della società civile e dei cittadini (Fini che abbraccia il padre di Stefio che ha una bandiera della pace annodata al collo! Bella questa!); da un altro punto di vista ha un pò svalutato il segno, perchè la questione di questi ostaggi è controversa, e la loro presenza in Iraq aveva ben poco a che fare con la pace; inoltre la bandiera della pace è stata così di fatto accettata anche dal governo, e questo ha sminuito ulteriormente la sua potenzialità di simbolo di contestazione… Ho notato che nelle immagini televisive che provenivano dalla manifestazione romana del 4 giugno le bandiere della pace non erano così presenti come in altre occasioni…e che la proposta di Prodi di appendere le bandiere della pace ai balconi per accogliere Bush non ha avuto molto seguito…un qualche motivo ci sarà…O i cittadini non credono più tanto nel segno della bandiera della pace, o non vogliono ricevere "ordini" dai leader politici su fatti che riguardano semplicemente il loro senso civico,…o entrambi…

Da qualche settimana dicevo, anche il centro-sinistra con la proposta di Prodi è arrivato a riconoscere "come propria" la bandiera della pace… Da un certo punto di vista è un allargamento, perchè si è passati dall' "istituzionalizzazione" politica della bandiera dall'area di sinistra a tutto il centrosinistra…ma questo taglierà fuori per sempre tutti quei cittadini che non si riconoscono nel pensiero di sinistra.

Insomma, per quanto la bandiera della pace sia stata giocoforza accettata dalle istutizioni della repubblica come simbolo civile (caso degli ostaggi), al momento attuale la bandiera della pace è un simbolo "della sinistra", e non più della società civile. Ormai il "danno" è fatto. Il segno della bandiera per quanto riguarda la sua efficacia è stato "bruciato".

VOCAZIONE POLITICA DI LILLIPUT

Potremmo considerare che tutto sommato la società civile pensa "a sinistra", ma questo non è un modo corretto di valutare la società civile, perchè personalmente credo che la rete Lilliput possa avere una grande vocazione: quella di scardinare nella sensibiltà dei cittadini italiani l'assioma dualista ancora forte e tutto sommato falso della grossolana divisione del mondo sociale e politico in "destra" e "sinistra". Questo è un retaggio della visione del mondo imposta dai grossi blocchi di potere dello scorso secolo. I bianchi e i rossi, i buoni e i cattivi, noi e i nemici, il bene e il male, quelli con Dio e i senza Dio. Non occorre ricordare a nessuno che una visione del mondo dualistica, basata sulla instillazione pianificata della paura nei cittadini attraverso il controllo dei media e delle comunicazioni, è il più efficace e meno dispendioso metodo che esiste per soggiogare una popolazione. Finchè si possono controllare le menti tramite la paura, il potere su molti può rimanere nelle mani di pochi. Il modello della rete, anarchico e incontrollabile al punto giusto, sta rivoluzionando silenziosamente il terreno sul quale questo genere di potere della paura e dell'ignoranza si fonda. Internet, con la sua pragmatica efficacia, ci sta aprendo la strada alla comprensione. La rete non è che un modello, non è risolutiva, ma è il nuovo modello che si può applicare alla società umana, che può permettere il passaggio della nostra epoca oramai forse non più molto incline alle ideologie e ai leaderismi… Non è per nulla un'idea nuova… anzi, è arcaica… basti guardarci…in testa. Basti pensare che anche il nostro cervello è costituito a rete: Miliardi di neuroni (nodi) che interagiscono tra loro aprendo e chiudendo continuamente i contatti tra loro tramite le sinapsi a seconda dell'utilità, dell'obbiettivo, del problema da risolvere. Possono formare tra loro infinite possibilità di contatti in infinite combinazioni, e creare infinite vie di comunicazione… e funziona in maniera incredibilmente efficace! Le possibilità che dà un sistema sociale costituito a rete in confronto ad un sistema sociale di tipo piramidale, sono paragonabili a mio avviso a quelle del nostro cervello confrontate a quelle di un protozoo. Quindi di fatto il sistema piramidale è in forte declino, e non è più adatto a rispondere alle sollecitazioni di un mondo globalizzato e senza confini, oramai di fatto "in rete". Insomma, il paradigma dell'impero ha la vita corta perchè richiederebbe troppa energia e risorse per autoalimentarsi nel mondo globale, a meno che non proceda all'eliminazione di buona parte dell'umanità o non scateni l'imbarbarimento di questa. Lilliput, proprio perchè rete, può aiutare a proporre la RETE come paradigma anche ai soggetti politici attuali, ancora pericolosamente e mentalmente legati alla politica di 20 anni fa. Il muro di Berlino non è ancora caduto nelle menti dei politici. (…) Credo che sia necessario trovare il modo di entrare al più presto in un dialogo con i partiti e i soggetti politici (tutti, e senza confusione delle parti) sia a livello nazionale che a livello locale, nel quale ci facciamo riconoscere come referente politico reale anche se non istituzionalizzato (società civile), e nel quale tentare di comunicare la nostra visione delle cose…

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