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Sommario:

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Conflitti Medicina omeopatica: come cura... =>

Omeopatia, guerra e politica

di

Mario Facchini

Non è facile mettere a confronto termini così apparentemente diversi, soprattutto perché il loro impianto teorico profondo e i loro meccanismi di azioni sono poco conosciuti, anche se, sia la guerra che la via della similitudine alla cura, come usata dalla natura, "sono antiche come le montagne". Perché e come guerra e omeopatia sono così strettamente collegati?

Nella loro origine appartengono alla stessa problematica.

Ippocrate aveva sintetizzato la risposta alla malattia, al disordine, a tutte le questioni riguardanti la vita con la famosa frase: si possono risolvere i disturbi secondo il principio della similitudine o con quello dell’opposizione (curentur simila similibus aut contraria contariis). Il tema di fondo sono i conflitti, le malattie, intese in senso individuale o collettivo.

La via della guerra alla soluzione risponde chiaramente al principio contraria contariis, tentando di dissuadere la violenza con la stessa violenza, mettere ordine (pace) distruggendo, sopprimendo, uccidendo.

La via dell’omeopatia è quella di ricostruire, riscoprendo meccanismi di vita camuffati, distrutti o nascosti attraverso l’interpretazione dei sintomi di disturbo (malattia) come segnali da valorizzare, leggere e di cui accettare i suggerimenti come strumenti di saggezza. Superare la tentazione di sopprimere quello che la natura ci suggerisce.

I mezzi usati sono congrui al fine da raggiungere. "Se vuoi la pace, prepara la pace ".

Ci sono dei pregiudizi da superare.

la guerra sembra ineluttabile, attinente alla natura stessa dell’essere umano, unico strumento per rimettere ordine.

la soluzione nonviolenta dei conflitti (in medicina, l’omeopatia) sembra affidata alla fede di pochi, illusi, e destinata alla inefficacia su vasta scala.

I signori della guerra sono più scaltri dei figli della luce. Si lascia passare subdolamente quello che non può essere dichiarato apertamente, anche se in questo momento storico si dice spudoratamente quello che è stato ormai inculcato come una verità ineluttabile.

Diceva Lidia Menapace che sono state assoldate le facoltà americane da tempo per fare entrare nel lessico quotidiano il linguaggio di guerra. E’ solo un piccolo esempio di tutta la pressione culturale che l’ideologia aggressiva mette in atto da secoli per omologarsi e naturalizzarsi come fenomeno "naturale" (inscritto fondativamente nella natura dell’essere umano) attraverso il diritto, la storia, l’arte, l’economia, le scienze, la religione.

Per l’omeopatia il pregiudizio verte sulla sua scientificità. Viene misconosciuta la radice sperimentale, che si basa sull’uso del rimedio sulle persone sane che producono sintomi che verranno utilizzati per cercare il rimedio simile adatto alla cura delle persone malate.

Non si capisce perché questo approccio scientifico-sperimentale debba essere invalidato da quella che oggi si chiama "medicina dell’evidenza", basata sulla misurabilità dei risultati, quando siamo consapevoli che gli strumenti di misurazione sono legati alla tecnologia e alla limitatezza del suo sviluppo.

Gli effetti della cura omeopatica sono provati all’origine, con la sperimentazione e alla fine con il risultato clinico. Gli effetti della medicina allopatica sono sperimentati su cavie e animali in dosi di tossicità variabile o riscontrati in anatomia patologica, sezionando cadaveri, e verificati su singoli organi come se l’uomo fosse una macchina formata da parti separate.

Gli effetti collaterali, i tagli chirurgici, le malattie iatrogene (prodotte dall’intervento dei medici) purtroppo sono parte del lessico bellico essendo utilizzati per definire la morte di civili, le operazioni di bombardamento fatte al computer dei caccia, le sottovalutazioni politiche delle reazioni delle popolazioni e dei paesi invasi.

Se tutto questo attiene all’analisi dei principi generali, che andrebbero esplicitati di più, potrebbe essere interessante prendere in carico il caso del sistema-mondo dal punto di vista omeopatico per fare una diagnosi più precisa e affrontare una terapia. Joseph Reves, omeopata israeliano, nel 1991 analizzò le reazioni della prima guerra del Golfo sulla popolazione israeliana, prendendo i sintomi collettivi come se la guerra fosse una malattia acuta epidemica. Strano a dirsi il rimedio che usciva dalla repertorizzazione (sistema di elaborazione dei dati clinici) era "petroleum".

E’ difficile spiegare il meccanismo di azione della cura e i percorsi di prescrizione, con tutto quello che vi sta sotto. Ma è importante provare a farlo, almeno per sollecitare un nuovo modo di vedere le cose che renda più comprensibile questo mondo. Se proviamo a vedere tutto il mondo come un solo essere, possiamo usare l’analisi e la cura adottata per il microcosmo (l’essere umano), anche per il macrocosmo, visto che la vita ha una radice unica e tutto viene regolato dalle stesse leggi.

Hahanemann, fondatore della medicina omeopatica, dopo aver trovato la cura per la malattia acuta con il metodo della similitudine, aveva visto che i pazienti dopo un periodo di benessere ritornavano ad ammalarsi. Studiando accuratamente i suoi casi trovò che c’era una radice più profonda della malattia che chiamò "cronica" e ancora più in profondità individuò tre miasmi: cattive esalazioni (parola dell’epoca, che poi è divenuto gergo omeopatico, per indicare il terreno personale, in comune con le generazioni precedenti, come predisposizione e radice di disturbo).

Riducendo, molto schematicamente, individuò tre predisposizioni fondamentali, una iporeattiva (psora), una ipereattiva (sicosi) e una disreattiva (sifilis). Ognuna di queste sta dentro l’altra, ma alcune volte ne emerge una in modo particolare. Semplificando, gordianamente, la guerra ha a che fare con la sifilis che è la predisposizione alla distruttività, ad uccidere, a farsi del male, a perdere sangue, ad essere incapaci di riparare le proprie ferite, a perdere la sensibilità al dolore, a lasciarsi prendere dalle apparenze, al bisogno continuo di lavarsi….. Si potrebbe raccontare tutta la materia medica su questo rimedio, ma questo è sufficiente per dare l’idea generale.

E’ in atto una grande emorragia tutte le volte che si apre una guerra, conosciuta o sconosciuta. Tutto il sistema mondo perde energia e tutti gli esseri umani percepiscono questa malattia con sintomi diversi, con epidemie, con riacutizzazioni di malattie croniche, con abbassamento di reattività collettiva.

La risposta è sicuramente la mobilitazione e l’azione nonviolenta, ma non bisogna tralasciare la cura personale e ridurre il carico della nostra sifilis (distruttività) personale.

Come se la guerra fosse alimentata da vasi capillari che affondano dentro ogni essere umano, con irraggiamento al regno minerale, vegetale e animale.

Lo stile di vita l’agire individuale, collettivo e politico sono così strettamente connessi e complementari che se uno di loro rimane indietro si può creare come un blocco e un rallentamento alla crescita del tutto.

I miasmi sono come lenti deformanti che agiscono efficacemente sull’orientamento della nostra volontà, al punto da non permetterci di distinguere il bene dal male, sulla nostra intelligenza, facendoci confondere verità con falsità, sulla nostra azione, disorientandoci fino ad arrivare a paralizzarci e a farci divenire impotenti.

Il discorso è molto complesso e difficile, questi accenni spero che aiutino ad aprire un capitolo che richiede lavoro e riflessione paziente e profonda e che non ci esime dall’agire concretamente. Le cose si fanno e solo facendole se ne acquista coscienza.

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    Dicembre 2003
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    Settembre 2004