"In Cecenia non ci sono telecamere, o meglio ce ne sono troppo poche. Non ci sono foto scattate in una prigione. Come
pretendi che l’opinione pubblica si smuova? (…) Cos’è che ci affligge, che ci indigna? La
sofferenza del prossimo o semplicemente l’immagine della sofferenza? (…) Esiste una maggioranza di
benpensanti la cui indignazione si ferma di fronte all’immagine di quelle torture. Nascondete certe scene,
assassinate ad occhi chiusi e sarete rispettabili. A milioni manifestano contro Bush. Solo una manciata di persone
dimostra contro Putin e gli autocrati che hanno il merito di risparmiarci lo spettacolo delle sevizie. (…) Fate
uccidere, stuprare, torturare lontano dalle tv e prenderete il tè con la regina d’Inghilterra, sarete amico
di Chirac o di Berlusconi. Nessun manifestante tenterà di fermare il vostro cammino e di bruciarvi in
effigie. (…) Ho ragione a credere che sia l’immagine a scioccare e non la tortura".
da L’Espresso del 20 maggio 2004