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Sommario:

  1. Editoriale
  2. Il viatico
  3. Conflitti
  4. Bambini
  5. Stili di vita
  6. Cibi
  7. Terra, Acqua, energia
  8. Speciale Meeting di San Rossore sui cambiamenti climatici, luglio 2004
  9. Media
  10. Campagne e movimenti
  11. Diritti
  12. Culture
Stili di vita Manifesto del Movimento per la... =>

Patch Adams: un sorriso per la pace e la giustizia

Immagine: Patch Adams L’intervento che segue è stato tenuto presso la Libera Università di Alcatraz nel corso del "Secondo Festival della Comicoterapia e delle idee trasversali" tenutosi nel maggio di quest’anno.

Patch Adams decide di fare il medico quando adolescente viene ricoverato in una clinica per malattie mentali a causa di una forte depressione. Là conosce Rudy, un ragazzo malato di mente e lo aiuta a superare i suoi deliri grazie ad un gioco divertente. Patch si accorge che aiutare gli altri gli dà gioia ed emozione e decide di iscriversi all'Università. Qui però incontra un ambiente asettico, dove viene incoraggiato il distacco dal paziente, dove si insegna tutto sulla malattia e niente sul malato e diventa un ribelle. Viene bocciato una volta per "eccessiva gaiezza" e un tutor universitario gli dice: "se volevi fare il clown dovevi andare a lavorare in un circo". Patch vuole anche fare il clown ma desidera soprattutto diventare medico e così…mette insieme le due cose. Patch è una sorta di guaritore che cerca di scoprire come funzionano i pazienti. Cosa li diverte? Cosa li stimola? Realizzare le loro fantasie può aumentare l'emissione di endorfine e accelerarne la guarigione. E allora Patch riempie una stanza di palloncini, una vasca da bagno di tagliatelle, va in giro con un naso da clown e le scarpe grandi, indossa una cravatta che emette dei suoni e soprattutto sorride e spiega: "Sappiamo tutti quanto sia importante l'amore, eppure, con quale frequenza viene provato o manifestato veramente? I mali che affliggono la maggior parte dei malati, come la sofferenza, la noia e la paura, non possono essere curati con una pillola. I medici devono curare le persone, non le malattie".

"In questa prima parte vi racconterò della mia vita privata, di quella professionale nell'ambito della medicina, del fatto di fare il clown. Spero che questo serva per comprendere meglio anche quanto andrò a raccontare nelle altre sessioni. Ho cinquantacinque anni. Sono cresciuto in una famiglia che lavorava nel settore militare, mio padre era un soldato. Sono cresciuto al di fuori degli Stati Uniti, in Giappone e in Germania.

Quando avevo sedici anni mio padre è morto in guerra e io ne ho sofferto molto. Tornammo allora in America, nel Sud. Lì, in quell'epoca, stava emergendo il Movimento per i Diritti Civili (Civil Rights Movement) e stava diventando molto forte: i neri cercavano di farsi riconoscere come esseri umani in una società che non li rispettava e io vi partecipai immediatamente. Già all'età di circa sedici anni, quindi, individuai i due grandi scopi della mia vita, che poi non ho più abbandonato: la causa per la pace e la causa per la giustizia. Non ho mai utilizzato il mio tempo per nient'altro che non fosse per questo fine. All'inizio ho quasi rischiato la vita: venivo picchiato ogni settimana – quando lavoravo per cercare di realizzare l'integrazione - e mi sentivo molto solo: i ragazzini bianchi passavano il tempo a picchiarmi e io ero profondamente insoddisfatto degli adulti. Tra i sedici e i diciotto anni sono finito in ospedale tre volte. Le prime due volte per l'ulcera: praticamente mi stavo "rodendo" lo stomaco a causa di quell'orribile correlazione tra la violenza e ingiustizia. A diciotto anni ero così infelice che cercai di uccidermi molte volte. Non volevo vivere in un mondo pieno di ingiustizia e violenza. Per la verità ero un ragazzino molto felice, avevo una mamma meravigliosa: ogni cosa che vi piace di me viene da mia madre, anche se non mi proteggeva dalla preoccupazione per la violenza e l'ingiustizia. Se avete visto il film della mia vita, avrete notato che non sono riusciti a far sembrare Robin Williams un diciottenne. Nel film si ha l'impressione che quei fatti siano accaduti quando ero già più grande, ma in realtà ciò che vi sto raccontando è successo quando avevo diciotto anni. Nella clinica psichiatrica trovai che i dottori non stavano tanto meglio dei loro pazienti: sapevo che non avrei imparato niente da loro. Il mio compagno di stanza aveva paura degli scoiattoli: lo guardavo e mi accorgevo che la mia sofferenza era molto "giovane": la sofferenza di quest'uomo si trovava a uno stadio molto più avanzato, io al confronto apparivo come un "principiante". Prima di entrare in ospedale, pensavo di soffrire in maniera grande e terribile, ma rispetto a quel tizio la mia condizione non era nulla. Mi chiesi: perchè? Perchè la mia sofferenza è piccola e questa è grande? La risposta mi venne dalle visite che mi facevano i miei amici: io avevo tanti amici che venivano a trovarmi, anche tutti insieme, e in mezzo all'ospedale ci divertivamo un sacco. Una clinica psichiatrica è un gran posto in cui osservare la gente … il mio compagno di stanza con la paura degli scoiattoli non riceveva visite: era solo. Quella era la differenza. Allora cominciai a chiedermi perchè volessi morire. Penso che fosse perchè provavo la sensazione di non poter far nulla, mi sentivo impotente. Tutti dicono che la violenza è sempre esistita, che l'ingiustizia c'è sempre stata e che bisogna semplicemente imparare ad accettarle. Ma io sapevo che c'erano state persone nella storia che non le avevano accettate: nel Movimento per i Diritti Civili una di queste persone era Martin Luther King. Lo avevo sentito fare grandi discorsi e così, senza averne mai saputo niente prima, studiai la storia delle trasformazioni sociali e mi accorsi che tutti coloro che avevano cercato di realizzare pace e giustizia erano persone normali, non gente eccezionale, semplicemente gente che aveva preso una decisione: sta a me! Voglio la pace e la giustizia? Devo creare pace e giustizia dentro di me e lavorare affinchè il mondo le realizzi. Quindi in quell'ospedale presi due decisioni per raggiungere questo scopo: una era quella di servire l'uomo nella medicina, perchè mi erano sempre piaciute la scienza e la medicina; l'altra, a un livello più personale, era questa: decisi che io sarei stato la pace e la giustizia. Come avrei fatto per dimostrare ciò? Decisi che non avrei avuto mai più una brutta giornata; che sarei stato felice ogni singolo giorno del resto della mia vita; sarei stato amorevole a livello universale; sarei stato un esempio continuo della celebrazione della vita. Ora sto lavorando a tutto questo da quasi trentasette anni…e non ho mai preso ferie! È davvero da tanto tempo che sono felice e che lavoro per la pace e la giustizia. Diventare medico era molto facile: si trattava di andare a scuola e prendersi la laurea. Fare il clown era invece un pò più complicato. Ci è voluta la stessa quantità di lavoro per capire: non ho mai preso lezioni di clown, ma ho deciso di uscire e giocare con tutti. Dal momento che non avevo successo con le ragazze avevo un sacco di tempo libero e trascorrevo quel tempo giocando. Per due anni, ogni singolo giorno, componevo a caso dei numeri al telefono e parlavo per un'ora o due; ogni singolo giorno per due anni…volevo imparare a stare con la gente. Ho fatto centinaia di esperimenti. Andavo fuori, in mezzo al pubblico, e mi innamoravo completamente delle persone. Un'estate andai in un bar nelle prime ore della sera e decisi di non uscire dal bar finchè non avessi conosciuto ogni singola persona presente e il motivo per cui era là. Quando avevo diciotto anni cominciai a vestirmi con costumi di ogni tipo e giocavo e fingevo di essere tanti personaggi diversi per vedere come reagivano le persone. Volevo capire come potevo rappresentare qualcuno e far sì che la gente si sentisse al sicuro accanto a questo qualcuno. Facevo pratica anche avvicinandomi alle persone, andando loro proprio molto vicino e guardandole negli occhi solo per vedere fino a che punto riuscivo ad arrivare. Osservai che se mi comportavo in un certo modo si spaventavano, ma se mi comportavo in un altro modo mi accettavano, quindi decisi di sviluppare la parte che mi faceva accettare. Così scoprii che l'umorismo, la comicità, era ciò che esercitava l' attrazione maggiore verso la pace: era anzi una calamita addirittura più forte dell'amore, perchè nella nostra società c'è molto disagio proprio per mancanza di amore. Scoprii che se lavoravo solo con l'amore potevo incorrere in spiacevoli equivoci: mi capitava magari di avvicinarmi a certi uomini, dire loro che li amavo e ricevere in cambio un pugno, perchè avevano paura dell'omosessualità; con le donne, se mi avvicinavo e dicevo loro che le amavo, accadeva che loro pensavano che le volessi portare a letto con me. Per questo motivo decisi che sarebbe stato l'umorismo ad aiutare la gente a capire che non erano quelle le mie intenzioni. A quell'epoca ero uno studente molto vivace, studiavo ancora la storia sociale, la rivoluzione sociale e la medicina. Quando mi iscrissi alla scuola di medicina nel 1967 sapevo che volevo studiare la medicina, ma con l'idea che una volta laureato avrei creato un modello che avrebbe dovuto risolvere ogni singolo problema presente nella medicina e nelle modalità con cui questa veniva praticata: la soluzione a tutti i problemi con un solo modello. Dopo che mi laureai, nel 1971, in venti adulti - di cui tre medici - con alcuni bambini andammo a vivere in una casa grande, con sei camere da letto, e lì demmo vita a un ospedale. L'ospedale era aperto tutti i giorni della settimana, per ventiquattro ore al giorno, e pronto ad affrontare tutti i tipi di problemi medici, dalla nascita alla morte. Portammo avanti questo esperimento per dodici anni. Siamo arrivati ad ospitare da cinquecento a mille persone al mese e i pazienti che passavano almeno una notte erano da cinque a cinquanta ogni giorno. Potete immaginare che affollamento! Avevamo sei camere da letto, eravamo in venti adulti con i figli, e in più da cinque a cinquanta persone trascorrevano lì la notte: queste persone erano molto sole e bisognose, sole e bisognose, sole e bisognose, soffrivano, erano egocentriche e avevano problemi di salute. Non facevamo mai pausa. In trent'anni non abbiamo mai fatto pagare nulla ai nostri pazienti per le cure mediche - e non perchè volessimo dare un servizio gratuito ai poveri ma perchè volevamo eliminare l'idea che in un rapporto di scambio tra medico e paziente si dovessero dare soldi in cambio di cure. Volevamo che i nostri pazienti sentissero che ci prendevamo cura di loro perchè loro appartenevano a una comunità che li amava nello stesso modo in cui una famiglia amorevole si prende cura di voi, senza che nessuno si senta in debito. Quindi non abbiamo fatto un baratto. Nella nostra storia non abbiamo mai voluto aver niente a che fare con le assicurazioni mediche e questa in America è un'eresia; anche se la gente aveva l'assicurazione, noi non l'abbiamo utilizzata perchè lo ritenevamo un sistema orribile. Siamo anche divenuti l'unico gruppo di medici senza un'assicurazione che coprisse la pratica medica: in America gli ospedali spendono milioni e milioni di dollari per le assicurazioni sull'attività medica: è la medicina della paura. Quando stipulate un'assicurazione sulla pratica medica, state dicendo al vostro paziente: ho paura e non mi fido di te. Quindi vivete la vostra carriera, la vostra professione nel timore e nella sfiducia. Noi siamo la politica della vulnerabilità; non abbiamo paura della gente e così siamo diventati l'unico ospedale nella storia degli Stati Uniti che non ha un'assicurazione di questo tipo. Inoltre, da trenta anni siamo l'unico ospedale che pratica anche tutte le medicine complementari: agopuntura, omeopatia, naturopatia, chiropratica, medicina ayurvedica, erbe, la guarigione basata sulla fede, il lavoro sul corpo… da noi ogni metodo per raggiungere la guarigione è benvenuto. Quando iniziammo, molte di queste medicine alternative erano proibite dalla legge. La nostra legge è che noi siamo qui per prenderci cura dell'uomo e quindi non ci importa di qualsiasi altra norma, dispositivo o precetto. Io sono un medico generico e siccome voglio conoscere bene i miei pazienti, il mio primo colloquio con loro dura tre o quattro ore: sono ore molto intense. Voi sapete quanto io riesca a coinvolgere le persone. Ebbene, immaginate cosa riesco a conoscere di loro dopo tre o quattro ore: più di quanto abbia mai saputo nessuno. Chiedo che mi venga raccontato tutto, soprattutto quello che non è mai stato detto a nessuno. Ho bisogno di conoscere tutte queste cose se devo diventare il vostro dottore. Vengo a casa vostra ed entro in tutte le porte, guardo in tutti gli armadi…sono un voyeur…se c'è una qualsiasi parte di voi che voi ritenete importante, bene quella parte è importante anche per me. Passando tutto questo tempo con i pazienti, ho scoperto quello che la letteratura del XX° secolo nel mondo non ha fatto che gridare per tutto il tempo, cioè che quasi nessuno è felice, che quasi nessuno ha la vitalità che ci vuole per vivere. Quasi nessuno dei pazienti si sveglia la mattina dicendo "My baby… ah, ah, ah!". Così ho cominciato a pensare: che importa se elimino il tumore e sistemo la glicemia nel sangue quando poi la loro vita continua a fare schifo?! Uh, che bello, altri dieci anni di vita orribile! Alla facoltà di medicina mi avevano detto che se curo il diabete, poi tutto andrà bene. Ma i pazienti mi raccontavano delle loro vite infelici, delle loro insoddisfazioni, del fatto di sentirsi non realizzati. Per questo fin dall'inizio abbiamo integrato la medicina con le arti dello spettacolo, con i mestieri, con l'agricoltura, la natura, l'istruzione, la ricreazione, i servizi sociali…proprio come ad Alcatraz! Tutto ciò che noi offrivamo aveva la stessa importanza dell'insieme dei trattamenti medici che somministravamo: sapevamo che a volte potevamo non essere in grado di guarire qualcuno, ma che potevamo prenderci cura di tutti. Sapevamo di poter amare tutti. Sapevamo che anche la peggiore delle malattie non doveva per forza avere delle interferenze con la salute di una persona. Vedevamo pazienti con ogni tipo di malattia che non si lamentavano e pazienti senza malattie che si lamentavano moltissimo: noi eravamo molto interessati a studiare, a capire quelli con molte malattie e nessun lamento. Per noi questa gente era sana! Uno può essere lì per morire e sentirsi sano. Pensate alle alternative: vorreste passare il tempo a dire: "Oh come sto male! Oh come sto male! Oh come sto male!", oppure volete trascorrere i vostri ultimi giorni onorando la vita? Ci occupavamo anche di esaurimento psico-fisico. Vedevo che in tutti gli ospedali, in tutte le cliniche, il personale medico non onorava il "dare" ma solo il proprio ruolo nel lavoro: in questo modo alla fine della giornata si è distrutti. Non capivo questo fatto. Non avevo idea di cosa fosse l'esaurimento. Per me guarire qualcuno significa che qualcuno mi dimostra amore, fiducia e rispetto: come potevo pensare che questo mi causasse esaurimento? Al contrario, mi nutriva, come il vostro amore e rispetto ieri sera; infatti, anche se avrei dovuto sentirmi stanco, ho ballato: è la stessa cosa. Inoltre noi volevamo che tutto questo fosse divertente, quindi penso che siamo diventati il primo ospedale comico della storia, comico a viverci, comico a morirci. Uno degli articoli che ho pubblicato su una rivista medica si intitolava "Fun death" (La morte divertente), due parole che normalmente non si associano l'una all'altra, ma io pensavo che comunque si deve morire…alzi la mano chi vorrebbe morire divertendosi…e altrimenti che tipo di morte vorreste? In tal modo l'umorismo è diventato parte integrante della nostra vita medica. In quei dodici anni abbiamo visitato quindicimila persone e non solo non abbiamo guadagnato soldi ma abbiamo addirittura dovuto pagare per lavorare, perchè a quell'epoca nessuno ci faceva donazioni. Quindi ho pagato per fare il dottore e non sono mai stato pagato per fare il dottore. Oltre a non fare soldi c'era un altro aspetto un pò problematico, e cioè che non avevamo mai un pò di privacy, nè in bagno, nè in camera da letto nè in qualsiasi altro luogo. Nei primi nove anni nessuno del nostro staff ci ha lasciati perchè penso che ci divertivamo davvero tanto. Come atto politico per cambiare l'erogazione del servizio sanitario, ci siamo resi conto che dovevamo infrangere una delle loro regole: dovevamo utilizzare i media e la pubblicità. Fino a quel momento ci eravamo rifiutati di farlo, non abbiamo nessuna forma di rispetto verso questi mezzi di comunicazione, sono stupidi, irresponsabili e l'informazione che forniscono è falsa e contraffatta. Ma non eravamo mai riusciti in nessun modo a raccogliere fondi: io avevo tentato di ottenere millequattrocento sovvenzioni e non avevo mai avuto niente, anche se eravamo l'unico progetto in America che affrontava tutti insieme i problemi sanitari: eravamo considerati troppo radicali. Quindi abbiamo smesso di visitare i pazienti, ci siamo dedicati al pubblico e abbiamo passato gli ultimi diciotto anni raccogliendo fondi e portando le nostre idee nel mondo. Prima non avevamo mai viaggiato: ora, se consideriamo nostri pazienti tutti coloro che sono venuti in contatto con noi, possiamo dire che nei primi dodici anni si è trattato di individui e famiglie, mentre quelli degli ultimi diciotto anni sono stati la società e le comunità. Abbiamo iniziato come progetto per gli stati americani più poveri - il West Virginia ad esempio - e siamo ora un progetto attivo in più di quaranta stati. In tutti questi anni ho parlato in più di novanta scuole di medicina, di chiropratica, di osteopatia e in altre scuole secondarie. Abbiamo anche iniziato l'attività clownesca, l'abbiamo fatta per diciotto anni in Russia ed abbiamo intensificato l'attività in tutto il mondo. In Russia ci siamo occupati molto degli orfani. Ho scritto il mio primo libro sette anni fa; il libro è stato recensito molto positivamente ed è arrivato a interessare Hollywood, per cui poi è stato realizzato il film che è uscito nel dicembre 1998. E, cosa non sorprendente nella cultura americana, il film ha cambiato la vita degli americani per sempre. Il mese prossimo, dopo trent'anni, inizieremo gli scavi per la costruzione del nostro ospedale: è la realizzazione di un sogno; penso che apriremo fra tre o quattro anni. Abbiamo un terreno bellissimo: se guardate fuori da questa tenda lo vedrete, è molto simile a questo, montagne - il West Virginia è pieno di montagne - ci sono tre cascate, grotte dietro le cascate, un lago da quattro acri (circa 1.600 mq), una montagna di latifoglie e un ricco terreno che non riceve prodotti chimici da venti anni. Costruiremo un ospedale da quaranta letti e tutto il personale vivrà nell'ospedale con la propria famiglia. Ci saranno anche altri quaranta letti per persone come voi, quindi se mi direte: "Patch, voglio venire da te per qualche settimana e offrire la mia professionalità medica, le mie capacità", dormirete lì. Il nostro ospedale si baserà totalmente sull'arte: gli artisti che faranno parte del personale saranno tanto importanti quanto i medici. Ci sarà un teatro permanente e studi su tutti i tipi di arte. Non come arte-terapia o danza-terapia, ma come arte e danza. Con la stessa intensità con cui vorremmo essere il futuro della medicina, ugualmente vorremmo occuparci di agricoltura ed essere il futuro dell'agricoltura: siamo sempre stati contadini nella nostra esistenza e vogliamo essere un modello di agricoltura sostenibile. Inoltre ci occuperemo di istruzione, avremo la nostra scuola, non solo per i nostri figli ma anche per i bambini malati, per i figli dei genitori malati e per alcuni dei bambini della zona. Abbiamo intenzione di pagare il nostro personale tremila dollari l'anno e i chirurghi guadagneranno lo stesso degli agricoltori: in America lo stipendio medio di un medico è di 182.000 dollari. Molte migliaia di medici all'anno ci dicono che vogliono lavorare per tremila dollari perchè siamo l'unico ospedale in America in cui un medico può essere fedele alla propria tradizione di amore e di cura. Avremo anche una scuola, quella di cui ci ha parlato Susan l'anno scorso: uniremo le nostre comunità e in tal modo ci affiancherà anche questa scuola per la rivoluzione sociale non violenta. Vogliamo infatti poter contribuire a insegnare alla gente come dedicare la propria vita al cambiamento. Grazie alla generosità nata dal successo del film, potremo anche proseguire con la costruzione del nostro orfanotrofio in Russia. Quest'anno abbiamo già comprato dei grandi appartamenti dove potranno vivere i bimbi senza genitori. La cosa più pazza di tutto il sogno è che probabilmente riusciremo anche a ottenere i fondi per comprare un aeroplano che potrà essere utile in qualsiasi parte del mondo: lo chiameremo "Clown One": i gruppi potranno prenotarsi per una settimana e il nostro staff atterrerà con l'aereo nel loro paese, raccoglierà da centocinquanta a duecento persone e volerà verso uno dei tanti luoghi del mondo in cui vi sono tragedie per portare amore ed allegria a chi soffre, come anche altri aiuti che saremo in grado di fornire. C'è già la versione italiana di questa organizzazione. Se vi interessa, potete parlare con Ginevra e dare il vostro nome e indirizzo. Ginevra è stata molte volte in Russia con me, conosce molto bene la situazione e il nostro progetto, quindi se siete interessati mettetevi in contatto con lei. Bene, penso che mi fermerò. Spero di non essere stato troppo analitico nella mia esposizione, ma voglio essere certo che sappiate tutto questo per poter capire meglio le altre cose. Ora se volete potete farmi delle domanda e, se lo desiderate, possiamo continuare a parlare della solitudine.

Pubblico: Come facevi a vivere quando eri in questa casa in cui non ti pagavano?
Patch: Uno dei segreti della vita comunitaria è che si ha bisogno di molto meno denaro rispetto a quando si vive soli o assieme ad una sola persona. A quell'epoca ognuno di noi aveva l'impegno di mettere insieme duecentocinquanta dollari al mese per sopravvivere: ad un medico basterebbe una mattina di lavoro per guadagnare quella cifra; a un muratore quattro o cinque giorni e il resto del mese potrebbero non lavorare più. Io prendevo in prestito tremila dollari l'anno per mantenere la mia famiglia. Non eravamo proprietari di niente e non ci importava. Abbiamo vissuto come si è sempre fatto: è l'idea moderna di vivere come una famiglia-nucleo invece che come famiglia vasta che costa molto di più. Ognuno ha il proprio appartamento, la propria macchina e tutto questo è molto caro; la vita in comunità è molto più economica. Adesso sto guadagnando molto: quest'anno probabilmente raggiungerò il milione di dollari, ricavati grazie ai miei spettacoli e alle mie lezioni. Tengo quattrocento dollari al mese per me e il resto va nel nostro progetto: io ho quello di cui ho bisogno, sono sempre nullatenente, non ho cose di mia proprietà, ho un bel posto dove dormire e buone cose da mangiare. Il capitalismo è solo un tipo di economia; se rimaniamo in questo sistema ci estingueremo entro la fine di questo secolo. C'è un'economia comunitaria, un'economia che si occupa di tutti e che è molto più economica. Luoghi come Alcatraz e la nostra comunità esplorano questo tipo di economia.

Sono ricco, sì, ma siete voi la mia ricchezza: la tenerezza che ricevo qui è la mia ricchezza e nessuno me la può rubare. Gli altri possono avere la loro e ce ne è abbastanza perchè tutti siano ricchi.

Pubblico: Come ti ha accolto il mondo medico in genere?
Patch: I primi sedici anni nessuno mi parlava del proprio lavoro: pensavano che fossi idealista - che in un mondo capitalista è un concetto negativo - ma, da quando è uscito il film, tutti parlano con me. Ai loro occhi oggi merito rispetto! Un aspetto positivo del fatto di aver avuto bisogno di così tanto tempo è proprio che ci vuole tanto tempo per imparare ad essere articolati. Al termine del mio libro, nella versione originale in inglese, ci sono venticinque pagine di bibliografia; ne avevo settantacinque ma gli editori pensavano che non fossero interessanti. E così, oggi, quando vado nelle scuole di medicina e si rendono conto di quanto bene conosca la situazione, nessuno ha il coraggio di criticare il mio amore per la medicina. Inoltre continuavamo a non ricevere donazioni: se le donazioni sono un segno dell'accettazione che si ha, allora devo dire che non siamo stati accettati fino a che non è stato girato il film, cosa piuttosto umiliante, ma…io volevo a tutti i costi l'ospedale. Non voglio che pensiate che sto condannando il mondo medico per non avermi accettato. Penso che sia giusto dire che il 95% delle persone che hanno conosciuto e amato me e il nostro progetto non ha mai fatto una donazione. Lo dico ai sognatori che sono tra di voi: la risposta, anche la peggiore, ai vostri sogni non indica la misura della loro importanza; voi sapete quanto sono importanti. Siete voi che onorate il cammino che fate per realizzarli e quella è l'importanza che vede il resto del mondo. Crescendo ho scoperto che la cosa che gli altri ammirano di più non ha niente a che fare con il nostro ideale, ma è il fatto che per raggiungerlo abbiamo lottato per trenta anni senza compromessi. Quindi adesso sono entrati in crisi: si tratta sempre del solito vecchio progetto: ma dalle lettere che ricevo e dal ritorno che vedo avere la nostra attività so che il nostro lavoro adesso sta influenzando la medicina in tutto il mondo, e non solo questa ma anche la funzione clownesca nella medicina. Il clown è stato accettato prima della medicina.

Pubblico: Senti, noi stiamo cercando di organizzare una consociazione di consumatori e un catalogo di merci dolci a prezzi stracciati per riuscire ad aggirare il mercato e tutta la speculazione della distribuzione e dare forza ai produttori ecologici, a chi usa tecnologie ecologiche e a chi vende prodotti biologici. In America questo è il meccanismo della banca del tempo e del baratto: è sviluppato, lo usate, ci credi?
Patch: Capirai che di sicuro io credo in qualsiasi cosa che ci allontani dall'amore per il denaro e ci porti verso l'amore per la comunità, verso la consapevolezza che tutti abbiamo bisogno l'uno dell'altro invece che tenere tutto per se stessi. Ritengo che tutti questi esperimenti siano molto importanti; credo che voi ne sentiate la rilevanza nella mia predizione della nostra estinzione. È per questo che ieri a Roma, durante la registrazione del programma di Maurizio Costanzo ho insistito sul fatto che non abbiamo avuto tempo per permettere agli ospedali di accettare pian piano i clown nella loro comunità, e ho chiesto ai milioni di ascoltatori di uscire in pubblico e di diffondere l'umorismo e l'amore in pubblico. Conosco bene molte delle maggiori banche del baratto in America - ovviamente essendo libero ho fatto parte di quella rete per trenta anni. C'è un posto a New York -"banca etica" - che ha quelli che chiamano i dollari etici: se per esempio avete bisogno di una baby-sitter, la potete pagare in dollari "etici" e lei, a sua volta, per ciò di cui ha bisogno, potrà utilizzare, "spendere", per così dire, altrove quei dollari "etici", senza che ciò vada a gravare la sua tassazione. Ricorderete che prima vi raccontavo come nel nostro ospedale non volevamo che la gente pensasse che siccome davamo qualcosa, loro ci dovevano qualcosa in cambio: questo è un altro modello economico, la chiamiamo l'economia dell'amicizia. Tra amici le cose e il denaro si muovono senza che nessuno tenga i conti: è un segno di debolezza nell'amicizia quando qualcuno tiene dei conti. Quindi io approvo moltissimo ciò che fate perchè la società attualmente pensa che il capitalismo abbia vinto, che non ci sia speranza se non nel capitalismo; io, al contrario, ritengo che non ci sia speranza con il capitalismo. Forse questi progetti che mi hai descritto costituiscono la medicina sociale più importante che esiste oggi nella nostra società. Andate avanti: è veramente molto difficile da realizzare e so che ce la metterete tutta. (…) Per esempio, della mia comunità posso dirti che noi comperiamo i prodotti alimentari dalle cooperative alimentari, perchè il West Virginia è molto rurale e questo è quanto di meglio riusciamo a fare attualmente. Per quanto riguarda i vestiti, ovviamente i miei vestiti non si possono comprare in un negozio…quindi ci facciamo i nostri vestiti da soli! Inoltre una grandissima quantità del lavoro che viene fatto per noi non ha una controparte in denaro; io salto quasi tutte queste fasi e penso che riusciamo a saltarne sempre di più ogni anno. Io non mi rivolgo a un avvocato, gran parte del lavoro necessario viene prestato gratis. In ogni momento facciamo del nostro meglio per quanto possiamo; quando verrà costruito il nostro ospedale e vivremo ancora tutti insieme, penso che faremo passi ancora più grandi in questa direzione. Penso che sia utile per ciascuno di noi cercare di fare questi esperimenti per sentirsi veramente bene sulle scelte che si stanno compiendo, anticipando sempre i passi successivi.

Pubblico: Dopo l'uscita del film su di te, ci sono state delle cose che ti aspettavi e che non sono successe oppure è successo qualcosa di particolare che magari non ti aspettavi e che magari ti va di raccontarci?
Patch: Beh… sono successe entrambe le cose: molti si meravigliano che nessuno di coloro che ha ruotato attorno al film abbia fatto alcuna donazione. Robin ha intascato ventuno milioni di dollari interpretando me e non mi ha donato nemmeno cento dollari: questo è stato sorprendente. Ho permesso che si realizzasse il film perchè in ventotto anni non sono riuscito a raccogliere fondi; dal film in poi, quello che sapevo che sarebbe successo è successo. In America quando faccio questo discorso ogni giorno mi danno venti mila dollari: ciò non mi stupisce, è l'America e lo faccio perchè lo voglio. Anche se già so che il mondo si innamora della fama, comunque mi stupisce sempre tanto quando grande sia quell'amore. Sto cercando di utilizzare questo fatto come un samurai: usare ogni momento per la pace e la giustizia. Ci sono cose divertenti che discendono dal film: ad esempio spesso il pubblico mi chiede di parlare della scena finale del film, quando mi spoglio in occasione della laurea. Noi lo chiamiamo "mooning"…(mostrare il sedere): io l'ho fatto per tutta la mia vita. Si usa anche qui? Gli italiani lo fanno? Gli americani si…è una differenza culturale, farò un seminario su questo! Da quando è uscito il film in tutto il mondo ho avuto le esperienze di mooning più eccitanti della mia vita…E ora questo viene organizzato in un modo così fantastico, che non avrei mai nemmeno sognato che potesse succedere. È molto importante imparare a raccogliere fondi per le organizzazioni povere senza scopo di lucro, è un problema crescente negli Stati Uniti. Quando i ricchi ti danno denaro, poi devi spendere un sacco di soldi per renderli felici (sputa). A Phoenix in Arizona c'è un deserto, nel mezzo del deserto c'è una montagna senza alberi, senza cespugli, nuda e noi stiamo organizzando un festival chiamato "Full Moon over Phoenix" (Luna piena su Phoenix, ma col doppio senso). Duemila persone, cento dollari da ciascuno per mostrare il di dietro tutti insieme sulla montagna. Fate un pò il calcolo: sarebbero venti milioni di dollari a fronte di una spesa irrisoria: camminare sulla montagna poi girarsi tutti… 1, 2, 3…La cosa che mi diverte di più è che abbiamo già avuto tre incontri e sembra che riusciremo davvero ad organizzare anche questa manifestazione. Diciamo che per il clown che c'è in me, questa è la conseguenza più divertente del film!

Pubblico: Per l'avvio dell'ospedale, sia quello nell'appartamento che quello che state costruendo, come vi siete procurati i macchinari per la TAC, per la risonanza magnetica, quelli che costano tanto? Li comperate, li ricevete gratuitamente, li utilizzate? Ugualmente vorrei sapere per i farmaci…
Patch: Gran parte dei macchinari ci verranno regalati, perchè uno dei meccanismi del sistema capitalistico consiste in questo: viene costruita una macchina costosa e si fa credere a tutti che ne hanno bisogno; poi, un anno dopo, viene riproposta la stessa macchina con un aspetto leggermente modificato. La prima funziona ancora molto bene, ma tutti vogliono quella nuova e così danno a noi quella vecchia. Quindi potremo comunque utilizzare tecnologia moderna. Non sarà la tecnologia moderna di un grande centro medico di Roma, perchè il nostro ospedale è di gran lunga più rurale di questo posto. In America lo chiameremmo ospedale comunitario rurale. Poi mi avete chiesto: "E i farmaci?" (gioca sul doppio senso: drugs significa sia farmaci che droghe), grossa domanda! Si, ho fumato - se mi fate la domanda sulla droga del presidente… - ma forse volevate sapere dove prendiamo i farmaci. Prima di tutto, siccome non siamo un sistema medico mirato al profitto e siccome amiamo le medicine alternative e di solito non somministriamo medicine per i sintomi, non abbiamo il rifornimento di farmaci che avrebbe un ospedale normale. Quando ce n'è bisogno, comunque, quelli che non ci vengono donati li acquistiamo: non siamo contro i prodotti farmaceutici, siamo contro le aziende farmaceutiche. Se il governo ci tenesse veramente alla gente che paga le tasse, regalerebbe i farmaci più importanti alla cittadinanza in cambio delle tasse e chiuderebbe quelle maledette case farmaceutiche.

Pubblico: Come hai conosciuto i tuoi collaboratori? Come sono venuti in contatto con te, che rapporti hai con loro? Vivi insieme a loro? Ma prima, come vi siete incontrati, che rapporti di amicizia ci sono, come li scegli, come li "arruoli"?
Patch: È stato diverso nelle varie fasi della nostra storia: quando ho iniziato nel 1971 si trattava di amici con tanto idealismo e nessuna idea di che cosa si stesse per avviare… probabilmente conoscete questo tipo di progetti. Ora non è più così; non abbiamo ancora un ospedale ma abbiamo aggiunto qualcosa al nostro ideale, cioè la consapevolezza di cosa ci voglia per realizzare questo ideale. Nel frattempo il nostro staff è sparso per il mondo e aspetta la costruzione dell'ospedale. Come la commedia di Pirandello "Sei personaggi in cerca d'autore": siamo sessanta professionisti sanitari in cerca di un ospedale. Uno degli aspetti importanti dell'aver lavorato per trent’anni è il fatto di aver avuto un sacco di tempo per osservare le persone e vedere se e come cambiavano. Credo che tra coloro che lavoreranno nell'ospedale, ci sarà un dottore di nome John Glick, che conosco dal 1974: John è un uomo che si fa amare subito, dopo un quarto d'ora che lo conoscevo gli ho detto: "Voglio che tu viva con me per il resto della tua vita" e ora so che lo farà. Un altro dottore, Blair, viene dal Canada e con lui è stato diverso: lui ha conosciuto la nostra idea ma è venuto senza umorismo e così per anni ci ha riflettuto a lungo, ma con molto impegno; veniva sempre alle riunioni, cercava di conoscere ogni singola persona che c'era con noi. Penso che si possa dire che la differenza tra John e Blair è che John ha avuto una madre allegra e gioiosa, mentre Blair non sapeva che sua madre lo amava. Oggi, dopo diciassette anni, Blair è una delle persone più importanti: ha imparato a riconoscere i suoi lati divertenti e ha avuto molta fiducia nella nostra idea. Il punto fondamentale non è che dobbiamo essere tutti uguali, ma proprio il fatto che siamo diversi. Maggiore è la differenza, più sana sarà la comunità. A volte è un caso, si incontra qualcuno e si hanno immediatamente buone vibrazioni…ome qui. Io spero che ogni individuo con un gran cuore e una gran voglia di migliorare il mondo e il desiderio di partecipare ad un folle sogno si aggiungerà alla lista. Immagino che quando verrà tagliato il nastro per l'inaugurazione dell'ospedale, costui saprà che uno dei quaranta letti per gli ospiti sarà il suo. Sa che forse verrà per un mese ogni tre anni - anche se fosse una settimana l'anno - ma la cosa importante è dire "Io voglio essere là". Molti lo hanno detto, ma quello che non hanno è la pazienza di star dietro ad un progetto per trentacinque anni. Si vede gente che all'inizio parte con entusiasmo, e magari per dieci anni si impegna tutta convinta, ma poi dice: "Dieci anni e ancora non è successo"…sono buone persone, ma non possono aspettare oltre, quindi se ne vanno altrove. Direi che questa è l'unica cosa triste della storia di questa comunità: Vedere persone che sai che se ci lavorassi insieme sarebbe fantastico, ma renderti conto che non ce l'hanno fatta ad aspettare così tanto. Penso che la mia ex moglie sia stata una di queste persone. Io lo capisco, l'americano tipico è molto impaziente, non ama aspettare, stare in fila…fast food, fast banking, fast sex…noi siamo il progetto più lento d'America! Anno dopo anno, nella scelta delle persone, abbiamo imparato a diventare sempre più scaltri perchè oggi è molto più complesso che all'inizio. All'inizio ci voleva entusiasmo e molta affinità. Oggi ci vuole un chiaro impegno nei confronti dell'ideale e quindi chiediamo cinque cose: se verrai a vivere con noi, vogliamo che tu sia felice, buffo, amorevole, cooperativo e creativo. Se non sei tutto questo, vieni per un mese all'anno o ogni due anni: perchè vivere a contatto con tanta sofferenza è un'emozione così intensa che se non hai queste cinque caratteristiche starai male e noi non vogliamo che tu stia male. Non vogliamo trasformare le persone nelle persone giuste per fare questo lavoro; noi vogliamo trovare le persone che hanno una voglia matta di farlo. Quando alla fine taglieremo il nastro dell'inaugurazione io chiederò ad ogni persona, battendogli con la mano sulla spalla, di darci almeno due anni - perchè finchè non ci si è veramente dentro non si può sapere bene se ci si è portati veramente. Magari per qualcuno è la cosa giusta da fare per una settimana all'anno e quella è allora la giusta quantità di tempo che deve dedicare a questo impegno. Penso che con il tempo abbiamo imparato a fare questo discorso introduttivo: non corriamo dietro alla gente pregandola di venire con noi, facciamo con calma. Prima di tutto deve succedere che queste persone si innamorino di chi c'è nell'ospedale. Se non succede questo…Quando c'è l'amore…è come un corteggiamento (mima dei baci).

Pubblico: Una curiosità: cosa o chi ti fa ridere? Quando hai bisogno di ridere, di vedere un film, cosa scegli? Chi ti carica?
Patch: Che cosa fa ancora ridere? Questa è la domanda…ehm, io penso di ridere continuamente dentro di me, la vita è divertente. Balzac ha chiamato la sua opera "La commedia umana" e non ci sono storie veramente divertenti. Dante ha chiamato la sua opera "La Divina Commedia", ma per quanto ne so non ci sono molte barzellette dentro; non vi fate delle gran risate quando leggete Dante: eppure le chiamano commedie (perde il microfono e fa dei gesti buffi, tutti ridono). Le stupidaggini mi fanno ridere. Insomma, quello che volevo dire è che le cose che mi fanno più ridere sono quelle che vedo quando osservo la gente: amo stare a guardare la gente e anche se non rido fuori, rido dentro quando guardo le persone, rido di fronte alle cose più buffe. Naturalmente è molto facile ridere con i bambini, nelle varie situazioni; poi ci sono le cose divertenti a livello generale. Come qui, per esempio, siamo in Paradiso, ti baciano, ti danno da mangiare gelati, c'è una splendida natura da ammirare: siamo in Paradiso e alcuni si divertono, altri sono depressi, altri si sentono in un altro modo…Non importa la quantità di baci, gelato, natura: ci sono persone che non si sentono in Paradiso, questo è buffo! Potrebbe essere ancora più buffo di qualcosa che è fatto apposta per divertire. Di quanto Paradiso ha bisogno quella persona che si sente infelice, per rendersi conto di essere in Paradiso? Viviamo in Paradiso e stiamo cercando di distruggerlo: come siamo riusciti a far credere alla gente che i soldi e il potere sono le cose importanti? Non hanno mai ricevuto un bacio, come invece è accaduto a me, altrimenti saprebbero che baciarsi è molto più di qualsiasi somma di denaro o di qualsiasi potere che si possa avere. È buffo, eh? Non perchè buffo significhi anche triste…considerate tutta la letteratura accademica sull'umorismo, gente come Kessler, gente che ha guardato all'umorismo dal punto di vista intellettuale e ha definito l'umorismo come "ridere di qualcosa di triste", come scivolare su una buccia di banana, cadere e ridere. È come ridere…non so, se c'è un Dio, immaginiamoci Dio che dice: un giovane ha la possibilità di passare un anno con una donna bellissima o con un uomo bellissimo - come preferisce - e invece sceglie un anno di guerra…Ah, ah, ah! Stupido!! Stupido! Stupido! Stupido! Quando ci fu la guerra in Vietnam io avrei potuto arruolarmi, ma non sono così stupido! Amo i fratelli Marx, amo i Monty Python, amo Buster Keaton e Charlie Chaplin, amo Jim Carey, quello che fa con il suo corpo: è un maestro, forse il più grande maestro vivente, che sa farti ridere tanto con ciò che fa con il suo corpo. Spero davvero di riuscire a rispondere alla vostra domanda perchè sto pensando a cosa mi fa veramente ridere. Penso di amare veramente la nostra vulnerabilità, quando perdiamo il nostro potere. Mi piace tantissimo vedere qualcuno che si versa gli spaghetti su una camicia bianca e mi piace ancora di più se quello si arrabbia. Se mi trovo vicino a qualcuno che si è arrabbiato perchè si è rovesciato gli spaghetti sulla camicia bianca, mi piace afferrare una manciata di quegli spaghetti con la mano e spiaccicarmeli sulla faccia. Trovo veramente divertente vedere su che sentiero stretto della realtà la gente pensa di vivere; è per questo che è così facile divertirsi, ogni cosa che esce da quel piccolo sentiero normale può diventare oggetto di umorismo. Una delle cose che mi sono piaciute di più quando sono andato in Russia erano le babuska, le nonne. Succede dappertutto, ma le babuska russe sono veramente speciali. Il mio clown aveva in mano un pesce e molte babuska, se mi avvicinavo, cominciavano a scappare gridando come matte, io camminavo e basta, loro urlavano mostrando i loro denti d'oro ridendo. Perchè? Perchè ridono? Perchè scappano? Io sono drogato di queste cose! È il mio scherzo preferito, lo chiamo "le babuska urlanti" e mi fa veramente morire dal ridere. Amo gli anziani, mi dispiace veramente tanto per come vengono spesso trattati male e amo le loro grandi risate. Non sono un barzellettiere, non ne conosco nemmeno una. Rido quando me le raccontano, riesco ad imparare a memoria una poesia ma non memorizzo le barzellette. Fondamentalmente sono gli essere umani e la loro vita che mi fanno ridere: se una persona decide di amare la vita e prima di tutto accetta il fatto che è molto imperfetta - e ha ben chiaro in mente che tutti sono imperfetti - c'è veramente un sacco da ridere! Basta guardare come si veste la gente! Vi racconto un'ultima storiella: ho lavorato per Gesundheit per otto anni facendo le anamnesi e le visite nell'unico ospedale psichiatrico federale a Washington; chiunque impazzisse a Washington, quindi, passava da me prima di essere ricoverato. D'estate ci sono 100° Fahrenheit, cioè fa molto caldo e c'è un'umidità del 100% e mi piaceva tantissimo quando la polizia portava un uomo perchè si era spogliato, e me lo portavano sudatissimo dicendo: "Quest'uomo è pazzo, si è spogliato completamente e si è tuffato in una fontana"…ah, ah, ah!!! Come si può avere rispetto della parola "pazzo" se si definisce pazzo uno che ha fatto questo? Un'altra follia: in America una persona normale che lavora ha diritto a due settimane di ferie l'anno. Non è interessante? La stessa persona pensa che l'uomo sia l'animale più intelligente al mondo! In un anno ci sono cinquantadue settimane, quaranta anni di vita attiva e hanno deciso di prendersi solo due settimane per il divertimento e la ricreazione…Ah, ah, ah!!! E ce n'è un'altra perchè, veramente, tutto è così buffo! Trascorro la mia vita in molti alberghi di lusso: mi vengono a prendere e mi portano in questi bellissimi alberghi nei quali io non ci andrei davvero mai. Nei bagni di questi alberghi - qualcosa come otto, nove anni fa - hanno cominciato a piegare la carta igienica a forma di piccola freccia…Ma perchè? (Ride) Perchè fanno una cosa simile? Questa moda è cominciata negli hotel più prestigiosi ed è diventata un segno dello status elevato degli alberghi, quindi gli hotel meno cari non piegano il rotolo di carta igienica a forma di freccia. Vi immaginate lavorare al posto di quello che fa le pulizie? E il capo che vi dice: "Questa è una cosa molto importante: vedi questo rotolo di carta igienica? Devi piegare gli angoli all'insù, a forma di freccia". Rido ogni volta che mi viene in mente. Oh accidenti, me ne è venuta in mente un'altra, posso? Poi andiamo avanti con le domande. Bene: avete presente le toilette degli uomini: tutto quello di cui abbiamo veramente bisogno è un buco, giusto? Stare lì in piedi…Sapete che negli alberghi e nelle stazioni hanno un urinale, un urinale, un urinale…costa così tanto! Sarebbe sufficiente semplicemente una fila di urinali, così avremmo un urinale e una persona, un altro urinale e un'altra persona…adesso invece mettono un divisorio in marmo molto costoso tra un urinale e l'altro, suppongo che li mettano per impedirci di vedere quanto è corto quello del vicino…allora mettono questo divisorio molto costoso e il risultato è che basta alzare un pò lo sguardo e si vede tutto lo stesso. Anche questa è una cosa che mi diverte molto. C'era una domanda?

Pubblico: Hai mai avvertito invidia, sei mai stato invidiato per la gioia che hai dentro?
Patch: Direi più di qualsiasi altra cosa! Ricevo più ostilità per la mia idea di non avere mai più un giorno triste nella mia vita che per qualsiasi altra cosa. Raramente ho visto persone difendere qualcosa con tanta forza quanto la propria infelicità. "Ho la mia infelicità, ho le mie buone ragioni per averla e me la voglio tenere; voi non capite, mio padre mi ha fatto questo, i miei insegnanti mi hanno fatto quello…e sarei un disgraziato se fossi felice". Non me lo dicono in faccia, penso che dentro di sè si dicono: "Tu non sei felice davvero. Sei felice solo esteriormente". Molto buffo, eh? Perchè mai uno dovrebbe difendere la propria infelicità? Perchè non dovrebbe avere voglia di liberarsene al più presto? Davvero: perchè un individuo dovrebbe difendere la propria infelicità? Dentro di me rido e intanto sto stringendo la mano a qualcuno e penso: "Questa persona non vuole il mio aiuto, vuole che io gli dica: bene, sì, hai un sacco di buone ragioni per sentirti sempre infelice; è una bella infelicità, intelligente". Penso che la cosa che dia più fastidio alle persone sia pensare che, dal momento che si decide di non avere mai più una brutta giornata e poi succede invece di avere una brutta giornata, si debba pensare che è colpa nostra! Non ho mai sentito nessuna altra spiegazione che si avvicini tanto quanto questa alla realtà. Se volete essere felici oggi, decidetelo! (Applausi).

Pubblico: Ti faccio due domande: anch'io vorrei essere felice tutti i giorni, però non ci riesco sempre per cui questo sta a indicare che avrei bisogno del tuo ospedale. Ma a parte questa battuta, siccome lavoro in un ospedale tradizionale, i disturbi che hanno le persone che vengono nel tuo ospedale quali sono e come sono le visite? Concludo con un'altra annotazione: qua da noi, i cosiddetti ospedali rurali tendono ad essere abbandonati perchè hanno poca tecnologia, sono in grado di curare pochi malati. Il tuo ospedale rurale, che tipo di disturbi, di malattie - anche di tipo organico - cura e come le cura?
Patch: Come sai oggi non ho un ospedale, altrimenti sarei là, ma sono molto felice perchè so che avrò un ospedale in futuro. Noi tratteremo tutto; di ciò che non saremo in grado di gestire si occuperanno quelli che in America chiamiamo ospedali terziari. Non faremo chirurgia di by-pass, quindi, ma se un paziente ha problemi di cuore l'ospedale che deve sottoporlo al by-pass lo deve trattenere solo per il tempo necessario e noi potremo offrire tutto il resto della cura. In un'area agricola, rurale, come il West Virginia, saremmo il primo posto in cui verrebbero le persone per le eruzioni cutanee ai piedi, per i tumori alla gola. Noi individueremo quello che saremo in grado di gestire e manderemo al di fuori ciò che non siamo in grado di tenere sotto controllo; spero che ogni equipe medica faccia lo stesso. Succede lo stesso negli ospedali rurali americani, proprio come hai detto tu. Moltissimi medici americani vengono istruiti solo per essere medici nelle grandi città con tutta la tecnologia: sarebbero terrorizzati all'idea di andare in un ospedale rurale, non saprebbero come essere quel tipo di dottore. Quindi non penso che quel tipo di medico lavorerà con noi. Noi vogliamo far risorgere l'idea dell'ospedale comunitario e siamo veramente lieti di inviare ad altri ospedali le patologie che non siamo in grado di curare, perchè, d'altro canto, ci sono anche molte cose che i grandi ospedali di città non sono a loro volta in grado di gestire: ad esempio, a loro non piace il trattamento cronico, quindi potrebbero mandare a noi questi casi e in questo modo ci troviamo tutti collegati, come in una sorta di sistema cibernetico. Ho risposto alla tua domanda? Qualcun altro?…So che tutti vorreste fare un bel tuffo in una piscina piena d'acqua fresca. Immaginatela! (Si rovescia un pò di acqua sulla testa e mima una nuotata) Oh, che bella nuotata!

Pubblico: Correggimi se sbaglio, ma il tuo progetto dell'ospedale non comprende solo l'ospedale, vero?
Patch: Giusto: è la nostra casa; è una scuola; è una fattoria. Direi che il termine più giusto sarebbe comunità o paese (canta un blues…)

Pubblico: Se noi esseri umani viviamo per essere amati, perchè allora, secondo te, in nome dell'amore siamo così soli e soffriamo così tanto? (Nel teatro-tenda si è intrufolato un cagnolino)
Patch: Sono veramente contento che questo cane sia venuto qui: un cane è un ottimo esempio di quello che dovremmo essere. Questo cane vuole amore: una carezza non è abbastanza, due carezze non sono abbastanza; in genere, se gli fate una carezza lui poi col naso ve ne chiede un'altra (mentre parla Patch accarezza il cagnolino). Dobbiamo imparare dai cani: dobbiamo collocare le cose che per noi sono importanti nel luogo in cui mettiamo ciò che ha un valore. Per molte persone è importante l'infelicità, quindi per la loro vita l'infelicità avrà un valore. Quando l'amore è considerato importante, per le persone che sono felici nell'amore esso è ed ha un enorme valore. Non c'è niente al di sopra dell'amore e di solito è facile dirlo. So, ad esempio, che una delle cose di cui le donne in America si lamentano di più è il fatto che gli uomini mettano il lavoro al di sopra dell'amore oppure addirittura i soldi al di sopra del lavoro. Il lavoro diventa così solo un mezzo per ottenere denaro e nei loro discorsi e pensieri ci sono soltanto soldi o potere, potere o soldi: in tal modo è molto difficile che l'amore metta buone radici! Inoltre, non veniamo educati in questo senso: guardate quanto è stato difficile ieri sera "educarsi", imparare. Io imploravo le persone di dirmi una delle cose che volevano nell'amore e tutti mi parlavano solo della solitudine; quando qualcuno diceva qualcosa era molto vago, non spiegava veramente cosa voleva. Cosa ne dite se l'anno prossimo si insistesse nell'impostare sull'amore ogni conversazione fatta con le persone? La maggior parte delle conversazioni sull'amore sono conversazioni sulla mancanza di amore, sono conversazioni sulle pene d'amore. Pensate se per un anno doveste parlare solo dell'AMORE!!! Cosa sapremmo alla fine di quell'anno?

(Patch si avvicina a una persona del pubblico e la guarda intensamente negli occhi) Che ne dite se ogni volta che vi avvicinate ai vostri amici chiedeste loro: "Come posso darti un pò d'amore oggi?". Ne parlerò oggi pomeriggio, vi parlerò di come avere una vita di gioia. La gente difende la propria infelicità e non difende la propria gioia: la maggior parte non riconosce nemmeno la propria felicità, la vede solo come piccoli frammenti di gioia circondati dall'ammasso della loro infelicità. Ci ho provato ieri, ho provato a farvi parlare di questo, perchè già in macchina nessuno ne parlava. È stato difficile, molto difficile far dire alle persone che cosa specificamente vogliono nel proprio amore - e se non lo sapete voi e non lo sapete dire a chi vi ama, come potete fare una cosa fatta bene? Immaginate… Toccami qui! Mi piace se mi accarezzi i capelli! Fà questo o dimmi quello….! Questo è l'inizio, poi la cosa si complica molto; ma è un buon inizio. Nei miei trenta anni di conversazioni con i miei pazienti, solo dell'amore fisico il 97-98% non aveva mai parlato con il proprio partner, anzi avevano addirittura mentito! Per questo ritengo che si stia parlando di un argomento di cui praticamente non sappiamo nulla: come potremmo sapere qualcosa sull'amore se accettiamo la guerra? È solo mediante una totale negazione dell'amore, la completa assenza di pensiero o di passione nell'amore che chiunque potrebbe essere d'accordo sulla guerra. È per questo che ritengo che abbiamo bisogno di parlarne molto e anche di agire molto. Nei pazienti soli che venivano da me, cioè la maggior parte di quelli che ho incontrato, trovavo…(Patch si interrompe e si guarda attorno) Mi aiutate un attimo a fare un esperimento? (Prende una sedia libera e si siede facendo accomodare in braccio a sè una donna del pubblico) Ecco, questo è il paziente tipico, un paziente qualsiasi…siediti qui…(Patch abbraccia la donna, c'è un lungo momento di silenzio)… Bene, questo è un momento tipico e molto importante che io ho col paziente: la maggior parte dei miei pazienti in effetti non ricorda l'ultima volta nella quale qualcuno li ha aiutati (l'abbraccio silenzioso continua). E la maggior parte dei miei pazienti non ricorda neppure l'ultima volta in cui qualcuno li ha abbracciati. Ho sempre pensato che ciò che più si avvicina all'amore era questo gesto così inusuale, un semplice abbraccio: e ogni volta ho notato di quanto gli altri ne avessero bisogno senza avere il coraggio di chiederlo. Ecco, ad esempio, quando andate al bar vi sedete a fianco di qualcuno e lo abbracciate!!! Non è necessario conoscersi. (Guardando negli occhi la donna seduta in braccio a lui) a me, ad esempio, è piaciuto molto che tu mi abbia abbracciato, eppure noi non ci conosciamo, non c'è alcuna relazione tra noi due e probabilmente non abbiamo mai abbracciato qualcuno in questo modo…(Patch appare commosso e ancora si rivolge alla donna, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi) eppure questo momento a me è piaciuto molto…e a te? (la donna sorride e annuisce) Perchè non lo facciamo tutti assieme? Cercate qualcuno e abbracciatelo! Tutti, ho detto tutti! (Il pubblico viene invitato a fare altrettanto e le coppie formatesi casualmente si stringono in un abbraccio molto intenso) Bene!…e ora fate altrettanto con qualcuno del vostro stesso sesso! (Si ripete il rito dell'abbraccio) Bene, adesso sedetevi! Per favore, ascoltatemi un momento. Non voglio concludere con questo. Vorrei farvi una domanda. C'è qualcuno cui non è piaciuta questa esperienza? È molto importante: il fatto è che prima l'abbiamo provata con una persona del sesso opposto…questo può certamente rappresentare un problema. Quella bellissima sensazione di amore non era solo per il vostro partner. Se siete stati bravi ad amare tutti, lo sarete molto di più quando amerete una persona, perchè non è una sensazione che si accende e si spegne. Questo tipo di esercizio è sciocco, in realtà, perchè lo facciamo sempre. Forse la cosa più divertente che ho visto nella mia vita è la differenza che c'è tra quante persone vogliono l'amore e quante fanno finta di volere l'amore. Fanno finta di volere un amore favoloso, ogni giorno, tutti i giorni, sempre di più, tutti, anche quelli che dicono di no. La maggior parte non si è mai nemmeno avvicinata a quell'idea a causa di questo divario e perchè molti vogliono sempre parlare del "non-amore". Se guardate tutta la letteratura d'amore, i romanzi, quasi tutti parlano del non amore. Sono pochissime le grandi e vere storie d'amore. Non penso che ne sappiamo molto, dunque. Noi viviamo questo sentimento - che pure desideriamo più di ogni altra cosa –, è come un enorme ammasso di blocchi di pietra che ci impedisce di avere un estraneo seduto sulle nostre ginocchia e di abbracciarlo. Non sarebbe male come idea per un seminario quella di avere un abbraccio di dieci minuti con una persona e poi dieci minuti con un'altra persona e poi altri dieci con un'altra e andare avanti per due ore e mezzo, senza fare nient'altro che abbracciarsi, finchè diventa facile: vi piacerà veramente. Non considerate quindi ciò che ritenete sia importante per voi, guardate piuttosto come vi comportate. Il vostro comportamento è la verità, le parole sono solo parole. Volete mettere l'amore al primo posto tra le cose importanti? Se gli altri non lo vedono, allora vuol dire che state mentendo, dovete dimostrarlo.

Adesso parlatemi, fatemi domande!!! Parlatemi! Se c'è una qualsiasi cosa che io abbia detto che vi ha fatto arrabbiare o se non siete d'accordo con me su qualcosa, perchè non controbattere?

Pubblico: Stamattina parlavi di poeti, di tutte le poesie e della letteratura che rappresenta non il bello ma ciò che è triste, forse perchè…ad esempio, quando una persona ha un amore corrisposto non pensa come un poeta che se ne sta lì nella sua stanza a scrivere poesie; questa persona si interessa della persona amata e sta con lei. Invece, chi non ha un amore corrisposto ha il tempo di immaginarsi tutte le cose che sono state scritte. Non mi sono spiegato bene, lo so …
Patch: Forse ti posso dire che io nel mio piccolo appartamento ho dodicimila libri, la letteratura degli ultimi centosettanta anni, tra gli italiani ho Malaparte, Svevo, Silone, Pirandello e in tutti i paesi di cui leggo la letteratura non trovo nessuno scrittore la cui intera opera parli della celebrazione della vita. Sarei d'accordo sul fatto che uno scrittore possa scrivere un libro su un amore infelice, ma quello che voglio dire è che fra tutti quei dodicimila libri non ci sono cinque scrittori che scrivono a proposito della vita come di una festa. Io penso che scrivano su quello che vedono e su quello che sanno. Fanno un gran bel lavoro, il paradigma del dolore è descritto magnificamente nella letteratura. Il mio scrittore preferito è Dostojevski: se qualcuno vuole capire che cosa sia la sofferenza, penso che lo possa capire meglio da lui che da qualsiasi altro, ne fa un quadro talmente grande e giusto, eppure non ha scritto nemmeno un libro sulla felicità della vita. Quindi, uno dei problemi che abbiamo se vogliamo capire e conoscere la gioia è: dove la troviamo? Certamente non nella televisione americana. Non nell'arte moderna. È molto difficile trovarla nella musica moderna, almeno la musica che conosco io. Penso che i bambini imitino quello che vedono e che conoscono, e che cosa vedono? Adulti arrabbiati, tristi, solitari…non vedono gente così (canta, balla, ride…) Immaginate come sarebbero i bambini se le strade della loro città fossero piene di gente così! Io, come persona che vive la gioia, so che ovunque una persona dimostri gioia, l'ambiente in cui essa si trova si muove verso la gioia, anche in un campo profughi. Allora se volete che i vostri figli vedano adulti felici e abbiano un'idea di che cosa sia la gioia, la felicità, vi chiedo aiuto per farlo.

Pubblico: (la persona che ha parlato precedentemente) Ti chiedo scusa, avevo frainteso quello che hai detto stamattina sui poeti in generale.
Patch: Sì, penso che ti sia confuso. Altri?

Pubblico: Io ho questo problema: io vivo nella gioia, perchè anch'io cinque anni fa ho fatto la stessa scelta che hai fatto tu. Io insegno la gioia e vivo nella gioia, però ho fatto degli errori precedentemente con i miei figli perchè mi hanno vista invece vivere il dolore. Io ho avuto diverse sofferenze prima di fare questa scelta e oggi che propongo ai miei figli la gioia e che loro mi vedono - perchè io ho dei gruppi a cui insegno e sono gioiosa anche in casa - sento che ne hanno fastidio, mi dicono perchè fai la buffona? Se esco vestita da clown mio figlio si vergogna. Uno ha sedici anni e l'altro diciotto e si nascondono, mi dicono: "Non farti vedere dai miei amici, per favore, mi vergogno". Io insegno nella scuola ai ragazzi della loro età, ma in casa con loro è un disastro perchè ogni volta che io rido loro mi richiamano, quindi non so cosa fare perchè sembrano vergognarsi di me. Come si fa in questo caso? Chiaro, prima ho fatto vedere un'immagine di me che era diversa, adesso non mi riconoscono, non sanno chi sono e rimangono disorientati. Che fare?
Patch: A dir la verità, penso che tu non debba fare proprio niente. Penso che se una persona decide di essere qualcosa che vuole essere, quello è ciò che è quella persona. Se gli altri rispondono o meno a questa scelta è una cosa loro, è una loro convinzione. Io con i miei figli ho avuto un'esperienza simile e spesso mi hanno detto: "Non fare così". Io so che col tempo hanno imparato ad apprezzarlo perchè non ero solo buffo e divertente, ma li amavo anche appassionatamente; entrambi i miei figli mi vedono come il loro migliore amico e tuttavia a volte li metto ancora in imbarazzo. Io faccio sapere a tutti coloro che sono interessati qual è la mia filosofia e che non è una filosofia che li deve far sentire bene o male. Sono una persona di volontà: la mia volontà è quella di fare del mio meglio per la pace e la giustizia e lo farò. I miei figli vedranno la mia coerenza. Al più giovane è piaciuto molto di più che non al primogenito, questi adesso ha ventiquattro anni e mi dice che sono il suo migliore amico. Sono sempre stato il genitore che gli amici dei miei figli volevano avere nella loro compagnia perchè era divertente stare con me; quelli più grandi adesso sono cresciuti e sono miei amici. È buffo pensare che una persona venga da te e ti dica: "Non essere così felice e allegro!" C'è qualcuno che va in giro a dire alla gente: "Non lamentarti sempre e non essere così cinico"? No, possiamo essere cinici, arrabbiati, indifferenti, ma Dio vieta di andare in giro sciocchi e felici! Io sono qui per creare problemi. Se anche voi siete qui per creare problemi, cercate di essere molto chiari nella vostra intenzione e io vi dirò: "Continuate!". Tutti i figli si vergognano dei genitori, anche se i loro genitori sono molto seri e normali. Quindi solo perchè i genitori dei loro amici sono normali ritengono che i loro genitori siano strani. Rilassatevi! Tutto chiaro? Tutti sceglieranno la felicità quando vogliono. Isabella, prego!

Isabella: Volevo dire che è un pò dura andare da uno sconosciuto e dire: "Io ascolterò i tuoi problemi"; questo ti risponde: "Che cavolo vuoi, chi sei? chi ti conosce? Non te li racconto gli affari miei. Non ti conosco" ed è finita la storia, no?
Patch: Bene, questo succede e se questo vi scoraggia dal continuare, smettete. Stamattina ho parlato del fatto di aver chiamato a caso dei numeri di telefono per una o due ore al giorno per due anni: alla fine di quel periodo ero diventato molto bravo. Il mio stile non è di andare lì e dire: "Dimmi tutti i tuoi problemi! Parlami della tua gioia!!!" (grida) perchè ho provato a fare così… in questo caso è una vera e propria esibizione. Posso farti una domanda, Isabella?

Isabella: Provaci!
Patch: No, non provo, lo farò! Hai notato nella tua interazione con la gente che col tempo si impara qualcosa?

Isabella: Dall'altra persona?
Patch: Puoi imparare qualcosa, diciamo in generale, dall'interagire con le altre persone. Posso essere ancora più diretto con te: tu sei una bella donna; quando una ragazza diventa una bella donna è una buona idea riuscire a "leggere" gli uomini e una donna di trenta anni, se ha imparato qualcosa, può avere una comprensione migliore della piega che sta prendendo una conversazione rispetto a quando ne aveva venti. È possibile, secondo te? Si. Quindi la scelta che tu fai a quindici anni potrebbe essere molto meno intelligente di quella che fai a trenta. Non è sempre così. Di nuovo faccio riferimento al West Virginia, che è uno stato in cui si picchiano le mogli: c'è la donna che chiede il divorzio da un uomo che la picchia e si risposa con un uomo che la picchia. In questo caso non ha imparato molto. Quindi, cosa ti sto dicendo? Quando mi avvicino ad un estraneo, un lui o una lei, per fare conversazione, ho dentro di me cinquantacinque anni di esperienza e voglio veramente trasmettere qualcosa a questa persona, desidero che questi capisca che io voglio conoscere chi è. Quello che sento adesso praticamente per tutte le persone con cui provo è: "Bene, questa persona parlerà con me", perchè ho imparato a trasmettere le vibrazioni di interesse, di sicurezza, di divertimento, di curiosità e poi voglio veramente sapere chi sono. L'ho imparato facendo tanti errori e non mi faccio scoraggiare dagli errori. Quando chiamo un numero a caso, se qualcuno mette giù…accidenti! Imparo qualcosa. E se era il mio primo numero fatto a caso, magari smetto, ma non fa parte di me il fatto di smettere. Mi piace fare esperimenti, se provo qualcosa voglio provarlo con migliaia di persone diverse e poi magari traggo una conclusione. Se lo faccio con cento persone, magari la conclusione non sarà tanto brillante o non tanto quanto se avessi provato con mille. Però questo non sta a significare che se non avete l'esperienza non imparerete niente. Sto parlando dell'intenzione, della volontà di creare collegamenti con la gente. Quindi, per esempio, Isabella tenta, diciamo, la tecnica numero 37; solitamente la tecnica 37 funziona con ragazzi che hanno ventotto-ventinove anni, un'altra funziona bene con i ragazzi di 35 anni, ma se questo invece le dice: "Vai via, donnaccia!" Isabella chiaramente può anche rispondere peggio e probabilmente non si instaurerà una lunga conversazione tra i due. Ma forse Isabella può rispondere: "Mi dispiace, non intendevo forzarti, ero semplicemente interessata alla gente, cercavo un modo giusto per iniziare una conversazione con te. Vuoi che me ne vada?". Penso che da questo momento può iniziare una vera conversazione. certo sarà più facile che facendo questo gesto…(e qui Patch fa il classico "tiè'", mostrando cioè il posto del braccio dove si appoggia l'ombrello.) Nella nostra società si fa così tutto il tempo e per questo la gente si sente sola. Il problema è sperimentare: provate, rilassatevi! Io ho passato tutta la vita a fare queste cose e adesso sicuramente ho più esperienza di quando avevo quarantacinque anni o trentacinque o venticinque, perchè questo è quello che la gente chiama "vibrazioni". Leggete queste vibrazioni! Si tratta anche di istinto, però penso che potete avere comprensione dagli altri se provate questo desiderio di mettervi in contatto con le persone e non essere invece sospettosi, dubbiosi nei loro confronti. Ci vorrà veramente poco tempo per cominciare a farvelo piacere. Siete nell'autobus, ora di punta, almeno sei persone appiccicate attorno a voi, avete da fare un viaggio di dieci minuti; qui potete fare almeno sei esperimenti: "Oh, che bel cappello!". "Oh, grazie". "Che cosa sta mangiando signora?". "Che cosa sta leggendo?". "Bello questo libro". Questi sono dieci minuti sull'autobus, immaginatene trenta: siete in banca, qualcuno è davanti a voi, qualcuno è dietro, più fate, più giocate…a me piace fare così…"Buongiorno!" (qui Patch fa una piroetta, il pubblico ride e applaude). Se utilizzo il divertimento, questa è la cosa che attira di più. Il mio cuore esce e va verso di loro: e allora - anche in qualità di medico! – posso sentire che a qualcuno di loro il mio atteggiamento dà fastidio; ma se sento che qualcosa li disturba penso che sia perchè è arrabbiato e c'è qualcosa che lo fa star male, altrimenti non c'è motivo di essere maleducati o arrabbiati nei confronti di un estraneo, a meno che non dia veramente fastidio. Il primo giorno in cui decidete: "Farò amicizia con gli altri" non dovete prendere di punta una tale persona, ma dopo due o tre anni comincerete veramente a farlo perchè sapete che in qualche modo, se sarete in grado di entrare in rapporto con questa persona, potrete riuscire a fargli passare la sua rabbia. Sicuramente sapete che non era arrabbiato con voi perchè voi gli avete solo fatto una domanda. Quindi ci vuole empatia: le persone che sono arrabbiate, astiose, hanno molti danni dentro e se non siete pronti quel giorno ad affrontare quella rabbia, allora dite semplicemente: "Grazie, grazie mille". Ok, prego.

Pubblico: Volevo chiederti: questa tecnica di approccio alle persone. Tu ne parli come di una cosa positiva in sè perchè in quel momento questo approccio ti dà la gioia di far sorridere una persona. C'è una finalità più profonda o diversa oltre a quella di strappare quel sorriso e dare quel momento di gioia, e ciò è innegabile; ma mi sembra di capire - dimmi se parlo bene - che tu ritieni comunque che oltre a ricevere, imparare e affinare questa tecnica nel continuare a riprovarla, ricevi anche qualcosa da questa persona, anche se è povera spiritualmente, anche se è triste, arrabbiata; tu ritieni comunque di ricevere qualcosa di positivo e di arricchirti come persona, anche da chi sembra non abbia niente da dare.
Patch: Ogni volta certamente, è così. C'è una ragione sottostante: la pace e la giustizia. Provate a dare pace e giustizia a tutto l'universo. Sicuramente lo faccio per me, sicuramente anche per me, mi piace proprio la compagnia della gente; quindi se io sto lì attaccato al bus ho un'inclinazione naturale ad entrare in relazione con gli altri; non posso venire lì e toccarti, devo essere un pò più lento nel farlo e dirti: "Ciao!" E se riesco a venire verso di te forse tu avrai la tentazione di venire verso di me. I miei primi esperimenti su questo mi hanno mostrato che non sempre questo è il modo giusto all'inizio. Quindi prova, perchè l'obiettivo è mettere fine alla violenza! C'è un'altra domanda, vai!

Pubblico: o penso che il tuo cuore meraviglioso è aiutato da un fisico meraviglioso…(urla e applausi) Ma se io faccio una piroetta in autobus, nessuno se ne accorge. Tutti guardano, così, questa piccolina che gira. o magari metto i trampoli, buona idea.!
Patch: Ho un'idea per te: puoi unirti a tutte le persone che hanno la valigetta, la ventiquattrore; vai sull'autobus, apri la tua valigetta, tiri fuori una scaletta, ci sali sopra e poi fai il giro. Il fatto è che se fai questo, tutto l'autobus si metterà a ridere e in breve tempo tutti i bassi della città si chiederanno: "Come era la scaletta, con due pioli o con tre?" E poi tutti cominceranno a portarsi la scaletta in spalla. Perchè non pensi ad una soluzione divertente? Non è sempre vantaggioso essere alti. Hai mai visto gli autobus indiani? Per me è quasi praticamente impossibile viaggiare nei bus in India…Ci deve essere un buon motivo anche per essere bassi; quando ti fai fare un vestito ci vuole meno stoffa.

Pubblico: Anch'io avrei una domanda per te. A volte è un problema, mi piace ascoltare le persone - questo è anche il mio lavoro - ma a volte trovi delle persone che parlano così tanto, sono logorroiche, parlano e parlano e parlano e tu non hai la possibilità di dire niente, cercare di farli ridere, dire qualcosa di bello. Quale tecnica mi suggerisci in questo caso, a parte andarsene via?!
Patch: Parli di un paziente?

Pubblico: Anche altre persone, a volte anche i genitori.
Patch: rima di tutto, preparati a divertirti. Gliel'hai mai detto? Hai mai detto: "Parli troppo, troppo velocemente e di niente", gliel'hai detto? Qualche volta l'ho fatto ed è andata bene. Oppure potresti prendere un modellino di te fatto in cartone, vai al bagno, lo metti lì e poi te ne vai per un pò. Potresti dire che invece di un discorso che dura un'ora, hai soltanto mezz'ora, quindi se vuole un'ora devi rallentare della metà. Oppure fai cinque di queste sessioni e devono ascoltarsele a casa.

Pubblico: Sì, a volte ho cercato di registrarli.
Patch: È sempre importante dirlo a queste persone; se lo pensi glielo dici e se lo rifanno glielo ridici di nuovo. Forse tu sei l'unica persona onesta nella loro vita perchè magari gli altri fanno così: "Aiuto arriva Giovanni!" Devi essere onesto con loro. Magari hai il metronomo, una parola ogni click…

Pubblico: Hai ragione, in effetti una volta un amico di questi pazienti mi ha detto "guarda che ho capito perchè non ha amici".
Patch: Semplicemente perchè c'è molta disonestà in giro e la gente non ti dirà mai ciò che realmente pensa…Una persona stamattina mi raccontava di esser andata dal medico e questi si è approfittato sessualmente di lei: le ho detto che avrebbe dovuto alzare la voce ma non l'ha fatto. Le donne sono famose per non parlare quando si approfitta sessualmente di loro. Se siete in autobus e un uomo vi tocca il seno, fare così lo scoraggerebbe (urlando): "Smettila di toccarmi il seno!!!" Abbiamo così tanti problemi semplicemente perchè non parliamo, sempre e ovunque: non vogliamo ferire l'altro oppure abbiamo paura o per qualsiasi altro motivo. Ritengo che se tu fai terapia, la fai nel modo migliore essendo onesto; puoi dire: "Hai visto che questa cascata di parole, questo fiotto continuo che ti esce dalla bocca allontana la gente?" Lo sa che li allontana, però prova sempre, sperimenta sempre, aumenta. Queste persone possono camminare e far coincidere ogni passo con una parola; magari si può provare con la musica, forse una musica lenta e gli si può dire: "Parla al ritmo di questa musica, adesso". È mai capitato che fossero interessate a quello che dicevano, ti hanno dato una volta la possibilità di dire qualcosa di interessante? Molte delle persone che fanno così hanno bisogno di aiuto e di onestà.

Pubblico: Ti piacciono i fiori gialli Patch?
Patch: Se mi piacciono i fiori gialli? Non ho mai incontrato un fiore che non mi piacesse. Sì, mi piacciono soprattutto quelli gialli.

(Diego, del "partito dei Claun" si avvicina a Patch offrendogli un mazzo di fiori)

Pubblico: Allora ecco qua! Ginestre!
Patch: Vuol dire che devo cantare l'opera?

Pubblico: Patch! Ti piacciono i colori rossi e rosa?
Patch: Siiiii! E non ho mai trovato un palloncino che non mi piacesse. Grazie!!!

Bibliografia minima di Patch Adams:

Intervista a Patch Adams

D: Sei appena tornato dalla Macedonia, ti sembra un posto adatto per un clown?
R: "Dovunque la sofferenza porti le persone a perdere la fiducia e la visione positiva della vita là è un buon posto per un clown rivoluzionario. È stata un'esperienza incredibile. Eravamo 30 persone, molti erano medici ma per la burocrazia della Nato non hanno potuto visitare nessuno nei campi profughi, allora abbiamo dato nasi rossi anche a loro. Avevamo preparato alcuni piccoli spettacoli ma non siamo riusciti a rappresentarli. I bambini ci hanno preso d'assalto, centinaia di bambini che volevano toccarci e avere il naso dipinto di rosso, bambini che non ridevano da giorni e noi eravamo li, e sentivamo le bombe esplodere subito al di là del confine e bastava la sola nostra presenza a portare un'atmosfera diversa. Quando arrivavamo la tensione della guerra aveva contaminato i bambini che imparavano l'odio verso i Serbi, quando ce ne andavamo nessuno stava più pensando alla vendetta.

D: Quando hai capito che potevi usare la figura del clown per cambiare lo spirito delle persone?
R: Mio padre era morto in guerra, da soldato; mio zio si era suicidato, io avevo 18 anni, fui ricoverato 3 volte in ospedale psichiatrico e dovetti essere anche operato di ulcera; ero sempre ammalato. Fu guardando il mio compagno di stanza in manicomio che capii che io ero un principiante del dolore, li c'erano veri professionisti. Avrei dovuto soffrire moltissimo per eguagliarli. Capii che avrei però anche potuto usare la sofferenza come un'occasione per scherzare e che avrei potuto vivere tutto come un gioco. Nel mio ospedale, ad esempio, quando un malato dice di essere depresso io lo ammanetto al mio polso e lo porto in giro tutto il giorno con me. E io saluto le persone facendo scherzi buffi come infilare la testa nei miei pantaloni da clown e fingere di essere un uovo di pasqua che respira. E prima o poi il mio depresso fa un sorrisino e allora io gli faccio notare che in quel momento non è depresso. È quello che ho fatto con me stesso tutti i giorni negli ultimi 30 anni. E da allora non mi sono mai più ammalato.

D: Vuoi dire che non sei mai triste?
R: Se muore un amico, e io ho tanti amici perchè tutti i miei pazienti sono amici e ogni tanto uno di loro muore, allora io soffro ma accetto di vivere questa emozione, e tutte le emozioni mi danno forza perchè le emozioni sono la vita.

D: Non ti sembra che la tua via sia un pò estrema, difficile da imitare?
R: No, chiunque può scendere per strada o fare la coda alla banca e cambiare quello che ha davanti. A volte basta proprio un niente. Avete in tasca una cacca finta e la mettete per terra e guardate le reazioni delle persone che cercano di evitarla. Io giro sempre vestito così, come un clown, e le persone ci mettono poco a capire che sono io che ho fatto lo scherzo e molti si uniscono a me. Una volta, in un aeroporto, il mio aereo era in ritardo di 2 ore e io ho coinvolto 30 persone in questo gioco. È stato molto meglio che andare avanti e indietro sbuffando e guardando l'orologio e arrabbiandomi con le linee aeree. Nella vita ognuno deve scegliere tra essere uno che è triste o essere un criminale di guerra come Bill Gates, che ha tanti soldi che potrebbe sfamare tutto il mondo e non lo fa, o essere un clown rivoluzionario come me."

D: Allora la comicoterapia salverà il mondo?
R: Odio la parola comicoterapia. Adesso tutto è terapia. Musicoterapia, cromoterapia, acquaterapia. Io sono un essere umano e perciò sono comico.

Sito Internet sulla comicoterapia. www.comicoterapia.it
SITO INTERNET DI PATCH ADAMS: http://www.patchadams.org

a cura di Simone Canova, Jacopo Fo, Gabriella Canova, Maria Cristina Dalbosco
da Cacao Elefante - Il quotidiano delle buone notizie comiche www.alcatraz.it

Archivio (online o pdf):

  1. pdf L’Albero Pazzo 2
    Maggio 2002
  2. pdf L’Albero Pazzo 3 - 4
    Luglio 2002
  3. pdf L’Albero Pazzo 5
    Novembre 2002
  4. pdf L’Albero Pazzo 6
    Febbraio 2003
  5. pdf L’Albero Pazzo 7
    Aprile 2003
  6. pdf L’Albero Pazzo 8 - 9
    Luglio - Agosto 2003
  7. pdf L’Albero Pazzo 10 - 11
    Dicembre 2003
  8. pdf L’Albero Pazzo 12
    Settembre 2004