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Un altro tema grave è quello della guerra. C’è ancora qualcuno che pensa si possa instaurare la giustizia attraverso la guerra. Questa è una follia. Se noi detestiamo veramente la guerra e perciò la violenza, noi facciamo veramente una scelta di non violenza; la giustizia non si istaurerà più, bisogna assolutamente condannare ogni tipo di guerra. Guerra senza se e senza ma, non si possono escludere aggettivi alla guerra giusta, guerra ingiusta, la guerra di liberazione, di opposizione sono tutte assurdità. La guerra in quanto tale, come scontro violento deve essere condannata in maniera assoluta e radicale perché non c’è assolutamente giustizia là dove si ricorre ad una guerra irreale, e nello scenario mondiale purtroppo si dà anche ragione di questo: là dove si è fatta la guerra per liberare i popoli si rischia di andare verso un’oppressione ancora peggiore di questa. Questa è la logica di una giustizia fondata sulla guerra, sul potere e sugli strumenti di oppressione, di violenza che non promuovono nessun equilibrio.
Un altro aspetto fondamentale, un’altra faccia di questo contesto è il terrorismo, se lo vogliamo combattere bisogna andare ad esaminare in maniera spietata le ragioni, le fonti del terrorismo. Il terrorismo nasce necessariamente dall’oppressione e nasce dal vedere calpestati alcuni diritti fondamentali che sono inalienabili, perciò non possiamo combattere il terrorismo con altra violenza ancora maggiore ma il terrorismo si potrà combattere solamente con la legge dell’amore. Non a caso il Papa riunisce questi problemi nel messaggio del 2002, l’anno scorso parlare di giustizia e di perdono aveva un senso fondamentale. Perdonare non significa far finta di nulla, passar sopra; questo atteggiamento buonista che accomoda tutto e tutti è di moda negli ultimi tempi. Ma perdonare significa passar sopra, passare oltre le inimicizie, gli odi per costruire una diversa dimensione di socializzazione, di società. Credo che questo è un altro tema fondamentale su cui non possiamo non essere d’accordo. Purtroppo siamo d’accordo spesso quando si tratta di combattere le grandi battaglie sulla giustizia ma rischiamo talvolta di non essere tutti allineati. Questo perché c’è troppa gente che sta a guardare e questo atteggiamento negli ultimi tempi è molto diffuso.
Un altro punto è la pace, questa grande chimera che molto spesso sembra così irraggiungibile, deve essere invece il dono che cerchiamo. "Io vi dono la mia pace", dice il Signore Gesù, "non vi darò quello che vi dono nel mondo ma ciò che vi dò è la pace che è l’amore vero". Non è il nostro amore di paglia che è fatto di sentimenti e di passioni ma l’amore che viene da Dio, l’amore eterno che ci ha creati e redenti.
Nell’ultimo documento del Papa di quest’anno che ricorda il 40° anniversario della Pacem in Terris si parla di quattro pilastri con cui costruire la pace. E’ bene ricordarli molto brevemente. Il primo è la verità: noi dobbiamo essere al servizio della verità, è la verità che fa la pace e la verità significa chiamare le cose con il loro nome, non aver paura di affrontare la verità, di servirla anche se è scomoda, inquietante. La verità sull’uomo, sui suoi diritti inalienabili, la verità sui valori etici della solidarietà, della condivisione. Oggi noi tutti purtroppo siamo vittime della manipolazione della comunicazione e tutto ciò che ci viene detto dai mass media lo accettiamo senza discussioni. Essi ci dicono tutto tranne la verità, bensì la verità edulcorata, strumentalizzata sempre in funzione di un potere da mantenere, perché i mezzi di comunicazione cercano di creare un senso, la verità che spesso crea consenso. La verità spesso crea delle divaricazioni e delle ostilità che a loro volta creano guerra. Il Signore glorioso non è venuto a portare la pace ma la guerra, il fuoco è la verità che incide, che ferisce; la verità è qualcosa che taglia a metà la nostra ipocrisia distruggendola, perciò essere veri significa avere veramente più ruoli. E’ vero che i fatti possono essere interpretati diversamente ma i fatti sono un arricchimento ed è per questo che bisognerebbe avere una coscienza di discernimento serio sulla verità della storia. Anche in questo quante manipolazioni, quante strumentalizzazioni!
Il secondo aspetto della giustizia da trattare è ancora una volta riferito al bene comune, contro la discriminazione, questa giustizia che non è quella degli uomini purtroppo, quella che vediamo nei tribunali, "La giustizia è uguale per tutti", che poi non è vero perché la giustizia si mette a servizio dei cittadini, i quali se la gestiscono spesso colpendo quelli che non sanno difendersi, i poveracci, coloro che non hanno voce né i mezzi per pagarsi gli avvocati. La giustizia perché abbia un valore non deve essere solo quella planetaria, ma una giustizia delle piccole cose, dei piccoli rapporti tra le persone, la giustizia che passa attraverso la riqualificazione dei rapporti umani. Questa capacità sempre nuova di essere attenti alle persone, alle diversità di ogni persona.
La libertà, altro tema grandemente abusato, la libertà per noi cristiani è la libertà dello spirito, della coscienza che si riempie di contenuti iniziando a vedere la libertà economica, politica, sociale. Ma la libertà se non è frutto di una libertà interiore, una liberazione dal male, dalle nostre passioni e colpe, dalla nostra superbia, quest’isola che ci accompagna nel percorso interiore della nostra vita che libertà è? La libertà è un grande tema da affrontare; poche sono le persone libere, noi diciamo di vivere in un Paese libero però siamo schiavi delle mode, della pubblicità, dello scimmiottamento dei parametri che ci vengono importati dall’estero, i giovani spesso credono di essere liberi perché si sono emancipati ad ogni tipo di tabù, mentre poi diventano schiavi di chi ha in mano le leve dell’audience, del consenso. E così tutti si vestono in un certo modo, parlano in un certo modo, a favore di una popolazione che è contro la libertà di coscienza. Noi dobbiamo gridare la nostra libertà, la libertà dello spirito che ci permette di essere autenticamente noi stessi. Chi non è se stesso e chi non sa gestirsi anche le proprie mancanze, le proprie nevrosi non è libero e quindi non può portare un contributo serio alla realizzazione della pace. La pace è l’ennesima potenza della libertà, la pace deve essere un valore che noi riusciamo a costruire attraverso le quattro strade che sono: la verità, la libertà, la giustizia e l’amore. L’amore, l’ultimo di questi quattro pilastri, non è solo quello soprannaturale ma l’amore inteso come potenzialità dell’uomo di mettersi al servizio degli altri, l’amore che ci permette di dimenticare noi stessi per accogliere gli altri, per costruire veramente una dimensione di fraternità e di solidarietà che sia non soltanto di cartello ma autenticamente radicata nel cuore. Non c’è giustizia senza amore, non c’è amore senza libertà e non c’è libertà senza verità. Credo che questo sia un altro tema importante che coglie proprio le condizioni indispensabili dell’individuo degno della nostra avventura storica. Noi dobbiamo riappropriarci di noi stessi, altrimenti saremo vittime inesorabilmente di tutto quello che ci viene proposto come "il meglio". Occorre una formazione alla libertà, alla giustizia, all’amore, dobbiamo cominciare dai più piccoli, anche questa è un’altra sfida delle nostre comunità cristiane che dovrebbero essere aiutate a formarsi veramente a questa libera adesione, senza condizionamenti. Occorre questa ricchezza interiore fatta di testa, di cuore, di gambe e del coinvolgimento di tutta la persona, senza la quale non si attua il messaggio del Vangelo, occorrono persone che si mettano in gioco totalmente per combattere questa battaglia per la giustizia e per la pace, altrimenti il mondo andrà sempre peggio. Saremo sempre più complici di questa ipocrisia che ha ormai dimensioni planetarie e che rischia di trascinare tutti in un vortice che è quello dell’incomunicabilità. E dall’incomunicabilità si passa solo alla violenza e alla morte.