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Sommario:

  1. Editoriale
  2. Il viatico
  3. Conflitti
  4. Bambini
  5. Stili di vita
  6. Cibi
  7. Terra, Acqua, energia
  8. Speciale Meeting di San Rossore sui cambiamenti climatici, luglio 2004
  9. Media
  10. Campagne e movimenti
  11. Diritti
  12. Culture
Cibi Superare la carne.
Le ragio... =>

Per una dieta sostenibile

di

Pietro Carrozza

Da alcuni anni mi occupo di educazione alimentare; in questo periodo di tempo è aumentato nella gente il bisogno di sicurezza alimentare, a causa degli eventi legati all’epidemia della BSE (sindrome della mucca pazza) e ad altre minacce alla salute dei consumatori (come il pollo alla diossina o il pesce al mercurio). Parallelamente si è fatta strada nella coscienza delle persone che il cibo di qualità può aumentare la sicurezza alimentare, ma è anche capace di riservare gradevoli sensazioni a chi lo consuma. È aumentata la considerazione per il vino di qualità, per gli alimenti tipici, per l’agricoltura biologica e i suoi prodotti. Da qui deriva anche la richiesta di acquisire, ad esempio già nel mondo della scuola, strumenti adatti a valutare e ad apprezzare la qualità degli alimenti, sia per mangiare cibi sicuri che per gustare al meglio le piacevolezze della tavola; l’educazione alimentare, a scuola, ma anche negli ambienti di lavoro e di svago, può contribuire a diffondere una cultura del mangiare bene e del bere bene. Si è così allargato lo spettro dell’offerta formativa in tema di alimentazione, non più limitato alle preoccupazioni per la dieta che fa dimagrire. Ma in questi ultimi anni sono anche cresciute le emergenze e le preoccupazioni in tema di protezione ambientale, in seguito alle minacce all’equilibrio ecologico. Ciò credo che sia dovuto principalmente a due fattori: I legami fra ambiente ed alimentazione sono ovvi, anche se spesso non sufficientemente considerati e approfonditi, e sono cominciati fin da quando l’uomo, ai primordi della civiltà, raccoglieva e cacciava, in completa armonia con l’ambiente. La crisi ecologica dei nostri tempi ci spinge a riconsiderare questo rapporto fra ambiente e cibo, e a ripensare i presupposti e le condizioni su cui si fonda la scelta quotidiana degli alimenti di cui ci cibiamo. Basta pensare alle conseguenze che cambiamenti rilevanti della dieta possono avere sull’uso del suolo e sull’economia, quindi sulla crescita, lo sviluppo, il modo di produrre di un intero territorio (ma oggi verrebbe quasi di dire l’intero pianeta). Se ad esempio, come auspicava Lovelock ("Manuale di medicina planetaria", Zanichelli), si riducesse significativamente il consumo di carne bovina nei paesi ricchi, il pianeta ne risentirebbe positivamente (meno deiezioni inquinanti, meno effetto serra) e la popolazione mondiale avrebbe molto più spazio per coltivare piante ad uso alimentare. Mangiare bene è quindi un importante elemento della consapevolezza e della responsabilità ecologica. Infatti la produzione di alimenti è in forte connessione con l’uso del suolo e con il tipo di sviluppo economico di un certo territorio. Di conseguenza anche l’alimentazione e le scelte alimentari di tutti noi sono connesse al modo di produrre, di generare rifiuti e di consumare risorse. Il futuro del pianeta dipende da queste scelte, perché oggi da più parti si sostiene che il tipo di vita che abbiamo scelto, mi riferisco a quello occidentale, non è più sostenibile (a causa dei costi ambientali sempre maggiori) né è compatibile con un minimo di equità sociale. Se vogliamo cambiare sistema di produzione e stile di vita dobbiamo cambiare anche il tipo di alimentazione e il significato che ognuno di noi dà al cibo che acquista, cucina e ingerisce tutti i giorni. La dieta sostenibile prevede una serie di comportamenti che possono venire incontro alle istanze prima dette; essa è quella successione di alimenti che noi scegliamo di produrre, acquistare, cucinare e consumare, tale da soddisfare bisogni psico-fisici inerenti al nostro organismo e da assicurare una corretta gestione delle risorse ambientali e industriali. Ci deve assicurare salute, benessere ed equilibrio psico-fisico, ma anche permettere un uso del suolo, un sistema di produzione agro-alimentare ed un sistema di commercializzazione equi e capaci di conservare le risorse ambientali del pianeta. La dieta sostenibile si differenzia dagli altri tipi di diete (come l’ipocalorica, la vegetariana, ecc.) perché pone al centro dell’attenzione, oltre al soggetto, l’ambiente e il sistema produttivo. Nel sito dell’AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biologica (www.aiab.it) è possibile attingere ad una estesa documentazione relativa alla dieta sostenibile; in particolare si distinguono cinque aspetti significativi: Gli ultimi due punti meritano un commento a parte, in quanto portatori di valori etici meno scontati, forse, rispetto ai punti precedenti, ma certo non meno importanti e centrali. L’attuale sistema di produzione e scambio dei prodotti agro-alimentari è fortemente ingiusto, e genera disuguaglianze e dipendenze. È necessario puntare ad una produzione agro-alimentare nel Sud del mondo tale che le famiglie che lavorano la terra e risiedono nelle campagne possano sostenersi e vivere autonomamente, senza necessariamente legare la produzione al mercato, che spesso vincola e strozza i contadini più deboli, a favore delle multi-nazionali dell’agro-industria. È necessario puntare a realizzare quella che da più parti è chiamata "sovranità alimentare", ossia il diritto degli agricoltori a produrre in primis ciò di cui hanno bisogno, senza dipendere da fattori produttivi costosi e da contratti capestro per la collocazione dei raccolti sul mercato. Questo presuppone anche la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti agricoli tradizionali locali, delle culture contadine in via di estinzione o addirittura dimenticate. Il rispetto dell’uomo per l’animale che lo nutre non si pone al di fuori di queste considerazioni; al contrario il benessere degli animali allevati si integra perfettamente in un contesto lavorativo e produttivo dove al centro non c’è il profitto, ma la sostenibilità delle azioni dell’uomo che rispetta l’ambiente. Qualche anno fa, quando scoppiò il caso della mucca pazza, molti allevatori si meravigliarono della nocività delle farine animali per la nutrizione dei bovini; come è possibile che non avvertissero l’assurdità di una tale scelta? Anche un bambino capisce che i ruminanti non sono fatti per mangiare farine animali, e che una tale scelta è contro natura. Purtroppo quando si mira unicamente al profitto si dimenticano le regole più ovvie e più naturali per fare una corretta agricoltura. L’educazione ad una dieta sostenibile può essere quindi considerata una parte dell’educazione ambientale; condivide infatti con essa i presupposti, gli oggetti, le finalità. Se si definisce l’educazione ambientale come quel processo che mira a mettere il soggetto nelle condizioni di realizzarsi pienamente in armonia con l’ambiente, quale modo migliore per raggiungere tali obbiettivi se non quello di scegliere una sana alimentazione che preveda un uso equilibrato del suolo e delle risorse?

Archivio (online o pdf):

  1. pdf L’Albero Pazzo 2
    Maggio 2002
  2. pdf L’Albero Pazzo 3 - 4
    Luglio 2002
  3. pdf L’Albero Pazzo 5
    Novembre 2002
  4. pdf L’Albero Pazzo 6
    Febbraio 2003
  5. pdf L’Albero Pazzo 7
    Aprile 2003
  6. pdf L’Albero Pazzo 8 - 9
    Luglio - Agosto 2003
  7. pdf L’Albero Pazzo 10 - 11
    Dicembre 2003
  8. pdf L’Albero Pazzo 12
    Settembre 2004