Buono come il pane?
di
Aduc
Il 26 Maggio scorso, si è svolta in vari luoghi d'Italia la Festa del pane: un'occasione per fare il punto della
situazione. Un tempo si diceva "buono come il pane", per indicare un alimento nutriente, profumato e gustoso. Oggi
spesso i consumatori masticano qualcosa che assomiglia ad un prodotto gommoso e privo di sapore. C'è pane e pane,
ovviamente, e questo dipende dalla qualità del prodotto base, cioè dalla farina, dall'acqua e dal lievito,
nonchè dalla macinazione, lievitazione e cottura. Una farina con scarso glutine è di minore qualità, il
lievito può essere chimico e può lasciare un sapore sgradevole al pane, l'acqua di pianura può contenere
residui chimici che interferiscono con il gusto, il macinato dovrebbe essere lasciato maturare per un mese ma viene
trattato con "maturanti" chimici che ne diminuiscono la qualità, la lievitazione forzata dà luogo a odori
sgradevoli, una cattiva cottura dà un pane di color chiaro decisamente meno saporito di uno scuro. Insomma tutti
questi elementi contribuiscono o meno alla qualità del nostro "pane quotidiano" (160 grammi a persona), che spesso
si scontra con il mondo degli affari: 150 forni industriali e 27.965 forni artigianali producono ogni anno 3.200.000
tonnellate di pane, per un valore di 5.681 miliardi di euro, con 250mila addetti e 200mila occupati nell'indotto. Un
bell'affare considerato che al contadino il grano viene pagato 0,15 euro (290 lire) al kg e il pane costa mediamente 3
euro (5.808 lire) al kg. Il consumatore dovrebbe indirizzare il mercato verso la produzione di un prodotto di
qualità ma spesso la fretta, l'ignoranza e la scarsa informazione vincono. Insomma non basta più dire "pane
cotto nel forno a legna" (già, quale legna?) ma sarebbe indispensabile fornire al consumatore le informazioni per
scegliere. Per un Paese che mira alla valorizzazione dei prodotti tipici queste notizie dovrebbero essere del tutto
normali. Purtroppo ancora non lo sono.