Logo Legambiente Sostieni Legambiente Icona della "Torre di Pisa"
Logo di facebook Logo di facebook Sito denuclearizzato

Sommario:

  1. Editoriale
  2. Il viatico
  3. Conflitti
  4. Bambini
  5. Stili di vita
  6. Cibi
  7. Terra, Acqua, energia
  8. Speciale Meeting di San Rossore sui cambiamenti climatici, luglio 2004
  9. Media
  10. Campagne e movimenti
  11. Diritti
  12. Culture
<= Il caffè dovrebbe costare... Cibi OGM nei Balcani =>

Dossier OGM e Unione Europea

a cura di

Marcello Cella

14-05-2004
OGM: SÌ UE A MAIS BT11 IN SCATOLA, STOP A MORATORIA MA PRODOTTO GIÀ AUTORIZZATO E UTILIZZATO IN MANGIMI E ALIMENTI

(ANSA) - BRUXELLES, 14 MAG - Lo scontato via libera al mais dolce BT11 che Bruxelles ufficializzerà mercoledì prossimo - come confermato oggi dal portavoce della Commissione europea, Rejo Kemmpinen - mette fine di fatto alla moratoria che dal 1998 ha congelato l'importazione nell'Ue di Organismi geneticamente modificati (Ogm), ma non apre le porte ad un nuovo Ogm nell'Ue, dato che il BT11 è già utilizzato nell'Unione. Il via libera riguarda infatti esclusivamente un nuovo uso di questo tipo di mais (in lattine o fresco non sgranato) i cui grani però - come ha ricordato lo stesso portavoce - sono già liberamente importati nell'Ue e vengono ''largamente utilizzati nei mangimi e nella preparazione di prodotti alimentari quali olio di semi di mais, farina di mais, zucchero e sciroppo, snacks, prodotti al forno, fritti e soft drinks''. L'annuncio di Kemmpinen non lascia dubbi comunque sulle intenzioni di Bruxelles, che per la prima volta dal 1998 autorizzerà l'importazione di un nuovo Ogm: ''nella sua riunione di mercoledì prossimo - ha osservato - la Commissione si prepara a autorizzare la commercializzazione del mais dolce ottenuto dalla linea di mais geneticamente modificato BT11''. Kemmpinen ha indicato che ''l'autorizzazione sarà valida per dieci annì', ricordando che sarà obbligatorio indicare sull' etichetta degli ingredienti apposta sulle lattine di mais BT11 e sulle confezioni di mais fresco che questo tipo di prodotto ''è stato ottenuto da piante geneticamente modificatè'. Kemmpinen ha ricordato anche che ''esiste una richiesta di autorizzazione per la coltivazione nell'Ue del mais BT11, richiesta che non è stata ancora accordatà'. La decisione dell'esecutivo Ue a favore dell'importazione del mais dolce BT11 era ampiamente attesa. Nelle settimane scorse il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Ue non è infatti riuscito a pronunciarsi nè in favore nè contro il via libera al BT11, lasciando in pratica alla Commissione europea - che aveva proposto ai Quindici di dare il via libera all'autorizzazione - il compito di prendere la decisione finale. Anche se il si al BT11 rappresenta il primo via libera all'importazione nell'Ue di un prodotto geneticamente modificato dal 1998 ad oggi, va ricordato che l'Europa al momento ha già concesso autorizzazioni al commercio di 34 Ogm, e sta valutando la possibilità di autorizzarne altri 32.

La storia, le reazioni e l’approfondimento

Ogm, si avvicina lo sbarco in Europa

Proteste anti OGM. Anche l'Italia, che in precedenza si era astenuta, ha votato a favore. Pop-corn e merendine prodotte con mais dolce modificato faranno capolino sul banco di supermercati. Dopo la spaccatura fra i paesi membri la palla passa all'Esecutivo.

Per la prima volta in Europa, pop-corn e merendine prodotte con mais dolce transgenico (BT11) faranno capolino sul banco di supermercati, negozi alimentari e bancarelle. Di fatto, la decisione metterà fine alla moratoria che dal 1998 aveva congelato tutte le autorizzazioni su nuovi organismi geneticamente modificati (Ogm) nell'Ue. Bruxelles ha infatti le mani libere per autorizzare le importazioni dell'Europa del mais dolce Ogm BT11, in quanto i ministri dell'Agricoltura dell'Ue, ieri a Lussemburgo, non hanno potuto pronunciarsi né in favore né contro la proposta avanzata dalla Commissione europea. Dal confronto al consiglio Ue è emersa infatti una profonda spaccatura tra i partner europei. In favore dell'importazione di mais dolce Ogm, che ha ricevuto il parere favorevole dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, si è pronunciata l'Italia, che in riunioni precedenti si era astenuta nell'attesa di disporre di tutti gli elementi di valutazione. A guidare la delegazione italiana è presente il sottosegretario all'Agricoltura Paolo Scarpa Bonazza il quale ha tenuto a precisare le ragioni che hanno indotto Roma a pronunciarsi favorevolmente. In primo luogo, ha spiegato Scarpa Bonazza, si è conclusa con una valutazione positiva il parere sul mais dolce BT11 del Consiglio superiore della sanità italiana. Inoltre, ha aggiunto, dal 18 aprile sono entrati in vigore in Europa i nuovi regolamenti sull'etichettatura di cibi e mangimi che contengono sostanze transgeniche, oltre una soglia di tolleranza, e sulla rintracciabilità degli Ogm dal campo alla tavola. Al Consiglio Ue ieri a Lussemburgo, hanno quindi confermato di essere favorevoli alla decisione oltre all'Italia, Finlandia, Svezia, Irlanda, Gran Bretagna e Olanda. Contrari sono Francia, Belgio, Austria, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Danimarca. La Germania, e ora anche la Spagna, si sono astenute. Il presidente del Consiglio Ue, il ministro irlandese Joe Walsa ha dovuto quindi constatare che mancava sia una maggioranza qualificata a favore, sia una maggioranza qualificata contro la proposta della Commissione europea di autorizzare l'importazione del mais transgenico. La proposta ritorna quindi all'Esecutivo Ue che l'approverà probabilmente a maggio. Il Commissario europeo per la Sanità, David Byrne, «pur rammaricandosi della mancata decisione da parte dei ministri», ha detto ai cronisti che ripresenterà dopo il 4 maggio la proposta al Consiglio dei commissari per ottenere il via libera definitivo. Ai consumatori ora la libertà di scelta su un pop-corn Ogm o uno no, ma per farlo dovranno tenere d'occhio l'etichetta sul prodotto che acquistano. «Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati» leggeranno sull'etichetta del prodotto in cui la presenza di materiale transgenico è superiore allo 0,9% per ogni ingrediente presente nell'alimento.

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
«Sugli Ogm Italia banderuola europea»

Ferrante con Realacci Legambiente, che reputa molto grave il sì al mais ogm, si rivolge alla Commissione Ue: «Si tenga conto delle tante perplessità degli Stati membri»

«È vergognosa la strategia da banderuola che l’Italia porta avanti in Consiglio europeo di Agricoltura. A seconda di chi rappresenta il nostro Paese in Consiglio, l’Italia cambia la sua posizione sugli Ogm»". È durissimo il direttore generale di Legambiente, Francesco Ferrante sul voto a favore espresso ieri dal nostro ministero delle Politiche agricole per il nuovo mais BT11 della Syngenta. «Non è possibile che la posizione dell’Italia – continua Ferrante - sia così ambigua, ci piacerebbe che il nostro Governo fosse più serio in sede europea soprattutto quando sono in discussione argomenti così delicati come la possibile importazione e trasformazione di un mais geneticamente modificato. Che, tra l’altro – incalza il direttore di Legambiente – desta così tante perplessità tra gli Stati membri». Forti obiezioni infatti sono state mosse soprattutto da Austria, Belgio e Francia che hanno denunciato le gravi lacune nella documentazione redatta in sede europea per garantire la sicurezza di questo prodotto geneticamente modificato.

«Quello che ci auguriamo – conclude Francesco Ferrante - è che la Commissione Ue riconosca lo stato ancora insoddisfacente degli studi e riconsideri l’apertura delle frontiere al BT11».

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
«L’Italia non ascolta i consumatori»

Greenpeace denuncia la gravità della decisione del Consiglio dei ministri europei dell’Agricoltura, che non blocca l’approvazione alla commercializzazione del mais Bt-11, la varietà geneticamente modificata dalla multinazionale svizzera Syngenta.

Greenpeace denuncia la decisione del Consiglio dei ministri europei dell’Agricoltura, che non blocca l’approvazione alla commercializzazione del mais Bt-11, la varietà geneticamente modificata dalla multinazionale svizzera Syngenta. Sebbene i ministri non abbiamo approvato il mais Ogm, la mancanza di una maggioranza qualificata lascia la decisione alla Commissione, che ne aveva già proposto la commercializzazione. Sarebbe il primo Ogm autorizzato, dopo la caduta della moratoria stabilita nel 1998. La Spagna che, nella precedente votazione di dicembre, aveva votato a favore, oggi si è astenuta, ma a sorpresa l’Italia ha votato a favore. «Non vorremmo trovarci di fronte ad un cambio di rotta della nostra politica. Quello che è accaduto oggi è molto grave e può segnare un punto di non ritorno per la biosicurezza e la tutela dei consumatori. I cittadini non possono fare da cavie per gli esperimenti di qualche multinazionale» ha commentato a caldo Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. L’associazione ambientalista sottolinea come i consumatori italiani ed europei abbiano già espresso la loro opposizione agli Ogm e non vogliono vedere il mais Bt 11 sugli scaffali dei supermercati. La Commissione Europea ha una lunga lista di Ogm che gli Stati Membri dovranno esaminare e per 13 di questi si chiede la coltivazione: «Ci auguriamo che il voltafaccia compiuto dal dicastero di Alemanno non si ripeta nelle prossime settimane quando si voterà per evitare la contaminazione delle sementi o per dare il via alla coltivazione di nuove varietà Ogm» afferma Ferrario. Greenpeace critica le regole per le valutazioni sugli Ogm, che non sono migliorate dopo la creazione dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, ora competente in materia al posto del precedente Comitato Scientifico.

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
Coldiretti: «Un'autorizzazione inutile»

Grazie all'obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti contenenti Ogm, per i cibi biotech in Europa siamo di fronte ad un insuccesso annunciato. Secondo l'organizzazione degli agricoltori, gli operatori stenteranno a proporli sul mercato

Grazie all'obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti contenenti organismi geneticamente modificati, per i cibi biotech in Europa siamo di fronte a un insuccesso annunciato. Gli operatori stenteranno a proporli sul mercato, nonostante le incomprensibili incertezze a livello istituzionale e il sorprendente voto favorevole dell'Italia. Così la Coldiretti commenta l'esito del Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Ue a Lussemburgo, che non è riuscito a pronunciarsi né in favore né contro il via libera all'importazione in Europa dei mais transgenico dolce BT11 destinato a produrre popcorn e merendine. «La divisione che si è verificata all'interno del Consiglio dei ministri Agricoli - sostiene la Coldiretti - deve spingere la Commissione a scegliere la strada della precauzione a tutela delle imprese e dei cittadini. Del resto - precisa la Coldiretti - è inutile perdere tempo nella concessione di una autorizzazione destinata ad essere bocciata dal mercato, come peraltro è avvenuto recentemente in Gran Bretagna», dove la Bayer ha deciso di ritirare la richiesta di commercializzazione di una varietà di mais transgenico che aveva già ottenuto l'autorizzazione del governo. La multinazionale sapeva, secondo Coldiretti, che non avrebbe avuto successo sul mercato. Ma qualunque sia la decisione che assumerà la Commissione Europea resta il fatto che in Italia rimane il divieto di coltivazione e che in ogni caso «tutti gli alimenti che contengono solo prodotti agricoli di provenienza nazionale garantiscono l'assenza di organismi geneticamente modificati ed è quindi necessario arrivare presto all'etichettatura di origine». D'altra parte l'indagine Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull'alimentazione, evidenzia che solo un italiano su dieci (13%) è disponibile a consumare alimenti contenenti ingredienti Gm, ma a condizione di ottenere uno "sconto" rilevante sul prezzo di acquisto. Oltre la metà dei consumatori (53%), invece, non acquisterebbe alimenti biotech neanche se costassero più del 20% in meno rispetto a quelli tradizionali. «Esistono quindi validi motivi che spingono a lavorare per offrire produzioni senza Ogm e sono proprio queste le ragioni del nostro atteggiamento di precauzione nei confronti del biotech alimentare che non è frutto di una scelta ideologica - conclude la Coldiretti - ma economica, a tutela dell'impresa, per una agricoltura che guarda al mercato e risponde alle domande dei cittadini».

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
Realacci: «Ma a che gioco gioca l'Italia?»

Ermete Realacci Il presidente onorario di Legambiente e membro dell'esecutivo della Margherita, esterna in una nota la sua sorpresa per il voto positivo dell'Italia nel Consiglio dei ministri dell'Agricoltura europei sull'apertura al mais transgenico BT11. «Quello che ci chiediamo è quale sia il gioco dell'Italia. Se è vero che il nostro paese ha votato a favore vorremmo che il ministro Alemanno ci spiegasse perché».

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
Frassoni: «Prima sciogliere i dubbi»
Monica Frassoni La co-presidente dei Verdi all'Europarlamento, che si è detta allibita dalla condotta dell'Italia, accusa il governo di essere manovrato dalla lobby del biotech. E chiede che, prima del via libera, la Commissione attenda la nuova verifica dell'agenzia per la sicurezza alimentare. Monica Frassoni si è detta «allibita che sia bastato che invece del ministro Alemanno ci fosse il sottosegretario Scarpa Bonazza Buora per cambiare la posizione del governo italiano in un dossier così importante e delicato per l'Italia» come quello del mais modificato Bt11, discusso dai ministri dell'agricoltura Ue. «Il governo italiano si era sempre astenuto - ha affermato ieri Frassoni - e oggi a sorpresa il rappresentante del governo Berlusconi ha invece votato a favore dell'introduzione del mais Ogm in Europa, dimostrando che anche all'interno del governo italiano la lobby pro Ogm ha preso il sopravvento».

«Gli Ogm - ha spiegato l'esponente dei Verdi - non servono all'agricoltura italiana e la loro coesistenza con l'agricoltura biologica e convenzionale rischia di mettere a repentaglio la sicurezza e la qualità dei prodotti agroalimentari italiani, come più volte sottolineato non solo dai Verdi, ma anche dalle principali associazioni agricole, ambientaliste, della produzione e distribuzione alimentare e dei consumatori.

Frassoni ha anche rivolto un appello alla Commissione Ue «affinché non prenda alcuna decisione sulla moratoria europea sugli Ogm prima di una nuova verifica del dossier da parte dell'agenzia per la sicurezza alimentare», dopo i dubbi sollevati dalle agenzie di Francia, Austria e Belgio. «Ciò - ha concluso - sarebbe un segnale assolutamente sbagliato inviato ai cittadini e agli elettori europei prima delle elezioni di giugno».

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
«L'Italia resta contraria agli Ogm»

La risposta del ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno alle accuse degli ambientalisti

«Non esiste alcun cambiamento di rotta dell'Italia che resta contro l'agricoltura Ogm». Risponde così il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, intervenuto al summit dei quadri della Coldiretti, a chi lo accusa di non aver tenuto fede in Europa agli impegni assunti in Italia. «Per evitare equivoci - ha spiegato Alemanno parlando del voto favorevole espresso ieri dal nostro paese al Consiglio dei ministri europei dell'Agricoltura - bisogna ricordare che esistono ancora due versanti diversi, quello dell'alimentazione e quello agricolo: sulle singole autorizzazioni interviene la sanità e quella italiana aveva dato il proprio assenso al mais BT11». In ogni caso, secondo Alemanno, ci si trova di fronte ad un prodotto «che sarà etichettato come Ogm perché potrà essere per questo respinto dal mercato". Il ministro, assicurando che il tema sarà discusso definitivamente dal governo subito dopo le elezioni, ha ribadito che il problema deve essere risolto a livello europeo perché «l'Italia ha già fatto la sua scelta come dimostrano le richieste delle regioni, dei consumatori e della maggioranza della base agricola".

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
L'Authority approfondirà la questione Ogm
L'Efsa, l'organismo europeo per la sicurezza alimentare, produrrà a breve le sue valutazioni del rischio. Lo afferma il nutrizionista dell'ente, l'italiano Giorgio Calabrese.

Giorgio Calabrese, il nutrizionista del Cda dell'Authority europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha rilevato di aver proposto all'organismo di "approfondire" la questione della valutazione scientifica del rischio Ogm per uomini, animali e ambiente. Dall'inizio dell'attività del gruppo di esperti tematici dell'Efsa, a metà 2003, sono stati adottati cinque pareri sugli Ogm (pubblicati sul sito internet dell'Authority). Il dietologo e microbiologo ha precisato però che «l'Efsa ha solo avallato pareri scientifici elaborati da altri, mentre a breve dovrà invece produrre direttamente le valutazioni del rischio», secondo il regolamento 1829/2003. Per Calabrese, «l'Efsa dovrà trovare una posizione, tenendo conto delle opinioni di ambientalisti e industrie così distanti tra loro, ma anche mantenendo la sua importantissima indipendenza».

La Nuova Ecologia
27 aprile 2004
Bt11: INUTILE E DANNOSO IL VIA LIBERA DELLA COMMISSIONE UE

Dichiarazione di Ivan Verga, Vicepresidente Associazione Verdi Ambiente e Società (VAS)

Con l’odierno via libera alla commercializzazione del mais transgenico Bt11, la Commissione UE ha compiuto un atto inutile, sul piano politico, nonché dannoso per la sicurezza alimentare dei cittadini. Ma davvero la Commissione crede che basti l’autorizzazione a commerciare il mais Bt11, e qualche altro OGM ad uso alimentare, per indurre gli Stati Uniti a chiudere il contenzioso aperto con l’Europa in sede di WTO? Penso, al contrario, che i negoziatori statunitensi si sentiranno beffati dalla Commissione UE, poiché notoriamente l’Amministrazione USA pretende la capitolazione dell’intero impianto normativo europeo in materia di OGM. E visto che per gli USA sono i Regolamenti UE sulla tracciabilità e l’etichettatura degli OGM, per non dire delle norme che fissano il principio di precauzione, ad essere considerati l’ossatura del "protezionismo" europeo in materia di OGM, il Bt11 produrrà solo la recrudescenza del conflitto e non la sua soluzione. Il capolavoro di insipienza della Commissione UE non si limita tuttavia all’innesco di un boomerang politico. All’inutilità la Commissione ha promosso anche il danno, quello al quale espone l’intera comunità dei cittadini europei. La Commissione UE ha infatti concesso il via libera al mais transgenico BT11, avvalendosi del giudizio positivo espresso nel 2002 dal Comitato Europeo per l’Alimentazione. Un giudizio scientifico notoriamente definibile, a scelta, superficiale, addomesticato, irresponsabile, visto che nei verbali conclusivi il Comitato ammette che "nonostante i numerosi studi, l’industria Syngenta (titolare del Bt11, ndr) non aveva fornito le informazioni sistematiche sulla composizione delle piante geneticamente modificate". Ma vi è di più, poiché il Comitato spiega, inoltre, che le informazioni fornite da Syngenta "apportano elementi limitati in materia di sicurezza". Dal mais Bt11 ci salverà il mercato che non vuole commerciare prodotti transgenici, ma dai Comitati scientifici delle Istituzioni comunitarie ci può salvare solo una norma che li sottoponga a criteri di responsabilità civile e penale. Rischiamo altrimenti di riprodurre sugli OGM ciò che è accaduto per la BSE: nessuno dei comitati tecnico-scientifici che nascose i pericoli delle farine animali è attualmente in prigione come meriterebbe.

Roma, 19 maggio 2004
Biotecnologie e ogm / Italia
L'Europa si arrende al mais
L'Europa ha ceduto alle fortissime pressioni Usa. Ai sette Paesi dell'Ue contrari (compresa l'Italia) rimane una consolazione: la normativa che rende obbligatoria l'etichettatura dei cibi gm. L'Ue toglie l'embargo ai prodotti geneticamente modificati. Il Bt11, tenuto alla porta per 5 anni, ha avuto la meglio sulle divisioni tra i 25. Ha deciso per tutti il commissario Byrne.

Il mais BT11 della multinazionale svizzera Syngenta entra in Europa. Così, dopo cinque anni di quarantena, ha voluto ieri la Commissione europea decidendo d'autorità sui contrasti mostrati dai 25 che in varie occasioni, l'ultima il 26 aprile, non sono stati in grado di prendere una decisione unanime. Il commissario alla salute David Byrne, da sempre favorevole a questo tipo di ogm, ha salutato il mais geneticamente modificato con entusiasmo, mettendo l'accento sulla «possibilità di scelta dei consumatori». «Noi assicuriamo che gli ogm che circolano sono sicuri, abbiamo la legislazione più restrittiva del mondo», ha ripetuto Byrne. Non ci credono i Verdi, che hanno atteso la brutta notizia protestando di fronte all'edificio di Romano Prodi e definendo la decisione «pericolosa e scarsamente democratica» (i 25 non si sono messi d'accordo, il Parlamento è molto critico, i cittadini non li vogliono, la Commissione li fa entrare). Non ci sta neppure Legambiente, che sottolinea i limiti nelle analisi effettuate sul BT11 e mette in discussione l'utilità economica dell'operazione. La moratoria, decisa il 25 giugno 1999, era stata chiesta da Italia, Francia, Grecia, Lussemburgo e Danimarca, a cui si erano poi aggiunte Germania e Belgio. I 7 legavano l'ostracismo agli ogm all'approvazione di una normativa completa sulla tracciabilità e l'etichettatura dei prodotti finiti. Tale normativa è stata in effetti approvata lo scorso 18 aprile e adesso la Commissione ha tolto dalla quarantena il cosiddetto «mais dolce».

La decisione porta con sé degli effetti pratici limitati (e tutti da scoprire, cioè la penetrazione del mais BT11 nel mercato) ma si rivela assai importante dal punto di vista politico. In primo luogo allontana la richiesta di multa per 1,8 miliardi di euro presentata dagli Stati uniti all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro la Ue come compensazione delle mancate esportazioni nordamericane di derrate transgeniche. Quindi facilita il cammino di entrata per altri prodotti transgenici (sono 33) attualmente all'esame della Commissione; infine apre il movimento di truppe in vista dello scontro vero sul permesso alla coltivazione delle sementi gm e sulla coesistenza tra aree ad agricoltura tradizionale e transgenica.

A giugno è atteso il giudizio scientifico sulla coltivabilità del BT11. Anche se il Commissario Byrne appare assolutamente a favore, il via libera non è affatto scontato. Le resistenze sono infatti fortissime in Europa e anche il sì italiano alla commercializzazione del BT11 si può spiegare probabilmente con l'ottenimento di garanzie sul no alla coltivazione e sul blocco della direttiva sulle soglie di contaminazione accettata nelle sementi tradizionali (la Commissione intende proporre una forbice tra 0,3-0,5% a seconda delle piante, le ong considerano già criminale anche lo 0,1%).

«Tutti i sondaggi - spiega il ministro dell'agricoltura italiano, Gianni Alemanno - ribadiscono l'altissima percentuale di consumatori contrari agli alimenti transgenici: sarà quindi il mercato a giudicare sull'utilità della commercializzazione e noi saremo vigili sulla possibilità, per i consumatori, di esercitare consapevolmente questo diritto di scelta. Problema ben più serio è invece quello relativo alle sementi gm utilizzate in agricoltura. È in questo ambito che occorre essere rigidissimi perché il loro utilizzo può portare a una contaminazione diffusa che distruggerebbe le filiere ogm-free e metterebbe in pericolo la libertà di scelta dei consumatori dei produttori».

Fonte: www.ilmanifesto.it
Alberto D'Argenzio
20 maggio 2004
Bt11, il granturco che non piace a nessuno
Il via libera dato dalla Commissione europea non significa una vittoria per le multinazionali del biotech. Resta alta, infatti, la diffidenza verso i prodotti transgenici.

L'Europa apre le porte agli ogm. Questo è lo slogan propagandistico che accompagna il sì della Commissione europea alla commercializzazione del mais dolce BT11 di Syngenta. È vero, si tratta della prima autorizzazione di un prodotto ogm a 5 anni di distanza dalla moratoria europea. Detta così, sembra un successo per le multinazionali del biotech, ma la partita è più complessa e non è detto che la lobby pro ogm abbia davvero segnato un punto a favore. La presunta apertura si deve al fatto che la Commissione aveva bisogno di lanciare un segnale per disinnescare la causa intentata dagli Stati uniti al Wto contro l'Europa, accusata di indebito protezionismo. Difficile però che il «contentino» possa bastare a Bush e compagnie, anche perché i consumatori europei continuano a non volere gli ogm e le industrie alimentari non hanno intenzione di metterli in produzione. Tanto più che la Commissione ha deciso sul BT11 senza il parere favorevole della maggioranza degli stati europei, e senza nemmeno un parere unanime della comunità scientifica. È un atto non democratico che rivela il volto tecnocratico di un organismo che non tiene conto della volontà dei cittadini, sprezzante a pochi giorni dalle elezioni europee. E anche inutile, come afferma l'associazione Verdi Ambiente e Società (Vas): «I negoziatori statunitensi si sentiranno beffati dalla Commissione Ue poiché notoriamente l'amministrazione Usa pretende la capitolazione dell'intero impianto normativo in materia di ogm». Un'ipotesi ancora lontana dal realizzarsi.

Innanzitutto, non è vero che la moratoria europea che dal 1999 metteva al bando gli ogm è finita con l'autorizzazione di ieri: di fatto è stata superata dall'entrata in vigore della legge che dal 18 aprile impone l'etichettatura ai prodotti che contengono ogm in quantità superiore allo 0,9%: dunque, anche del mais BT11 della Syngenta. La moratoria infatti era proprio una decisione presa dai ministri europei per bloccare gli ogm in assenza di una normativa adeguata; ora che le norme ci sono, si possono riesaminare le richieste di autorizzazione rimaste in sospeso. Questo non vuol dire che l'autorizzazione al BT11 fosse scontata: il fatto è che gli stati europei, pur esprimendo pareri diversi, hanno deciso di non fare le barricate per vincere una battaglia che hanno ritenuto tutt'altro che decisiva, facendo svolgere il «lavoro sporco» alla Commissione europea. Non si spiega altrimenti il momentaneo voltafaccia pro ogm di un ministro per l'agricoltura, che rimane decisamente «contro», come l'italiano Alemanno. La vera partita non si gioca sui prodotti ma sulle sementi. Questa è la questione su cui ancora manca una legge europea e per questo neppure la Commissione avrebbe mai il coraggio di forzare la mano autorizzando nuove sementi modificate. In materia di colture, la moratoria di fatto è ancora in vigore.

E infatti, mentre Bruxelles si preoccupa di accontentare gli Usa, sono sempre di più le regioni e i singoli stati europei che si dichiarano ogm-free. In Italia stanno dicendo no nella mia regione quasi tutti i presidenti (fatta eccezione per il lombardo Formigoni, che tergiversa) e il ministro Alemanno sta lavorando a una legge molto rigida sulla coesistenza tra colture tradizionali e colture ogm. In Francia, undici regioni si sono già pronunciate nella stessa direzione, e cominciano ad arrivare le prime adesioni di alcune regioni di quei paesi dell'est che sono appena entrati nella comunità europea, territori che l'industria del biotech considerava facili da conquistare. Proprio ieri, in Grecia, il ministro dell'agricoltura ha ordinato la distruzione di un campo di mais gm; stessi segnali sono stati lanciati dalla Spagna di Zapatero, paese storicamente disponibile al transgenico. Il commissario europeo alla sanità, David Byrne, vorrebbe forzare sui semi ma sa che in materia di colture «la disciplina è rinviata ai singoli stati». A lui è toccato solo l'onore di dare il via libera a un prodotto destinato all'alimentazione umana (pop corn, merendine, prodotti da forno) che difficilmente finirà sotto i denti dei consumatori europei.

Il mais Bt11 non ha nemmeno messo d'accordo i pochi scienziati incaricati di studiarlo. L'unico parere favorevole della Ue è stato dato dal Comitato Scientifico Alimenti nel 2002, ma lo stesso comitato ha ammesso che le informazioni fornite da Syngenta «apportano elementi limitati in materia di sicurezza». Lo ha approvato unicamente sulla base di uno studio su un pomodoro Bt (che con il mais non c'entra nulla…) e su alcuni esperimenti sui topi durati poche settimane: niente dimostrò la nocività del Bt11, ma niente dimostrò il contrario. Dice l'opposto, invece, il rapporto del novembre 2003 dell'Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Affsa): il rapporto denuncia la mancanza di analisi sull'alimentazione di animali e afferma che gli studi sono stati condotti solo con le linee di mais Bt11 da campo, cioé un tipo di mais già autorizzato dal 1998 ma destinato alla mangimistica animale. Altre ricerche, condotte da diversi gruppi di ricercatori, mostrano un aumento del contenuto di lignina nel mais Bt11: cosa comporta per l'uomo, nessuno lo sa. Infine, un rapporto del Servizio di biosicurezza e biotecnologie del Belgio sottolinea «incongruenze» tra i dati presentati dalla Syngenta e quelli prodotti da altri laboratori pubblici. Adesso sarà anche autorizzato da Bruxelles, ma nessuno sembra voler prendersi la responsabilità di confezionarci merendine.

Fonte: www.ilmanifesto.it
Luca Fazio, Giorgio Salvetti
20 maggio 2004

OGM

I risultati di una ricerca Coop-Cinsa

Invasione di campo

Proteste anti OGM I geni modificati viaggiano con il polline. E le coltivazioni biotech sono in grado di contaminare i campi tradizionali vicini. Anche nelle condizioni climatiche più sfavorevoli alla diffusione accidentale, come durante la siccità estiva, le contaminazioni si riscontrano fino a 25 metri. Per evitarle sono necessarie barriere e distanze di sicurezza.

Gli organismi geneticamente modificati viaggiano con il polline. Le coltivazioni transgeniche sono in grado di contaminare i campi tradizionali vicini e anche nelle condizioni climatiche più sfavorevoli alla diffusione accidentale del polline, per esempio durante la siccità estiva, le contaminazioni si riscontrano fino a 25 metri. Per evitarle, sono quindi necessarie barriere e distanze di sicurezza. È quanto emerge da una ricerca "sul campo" avviata da Coop Italia in collaborazione con il Consorzio interuniversitario nazionale per le scienze ambientali (Cinsa) sulla contaminazione genetica nell'agricoltura italiana e sulla coesistenza tra le diverse pratiche agricole, di cui sono stati presentati il 6 maggio scorso i risultati preliminari nel corso di un incontro a Gariga di Podenzano (Piacenza), presso l'azienda agricola sperimentale "Tadini". Per questo, spiega la ricerca, per evitare contaminazioni fra coltivazioni tradizionali e transgeniche devono essere definite «fasce di rispetto cautelative e ogni altro accorgimento che possa contrastare la diffusione del polline». Inoltre, sottolinea lo studio, nel primo anno di indagini, avviate nel 2002, è emersa una situazione di contaminazione genetica con valori molto eterogenei (da tracce infinitesimali fino allo 0,23% massimo per la soia e lo 0,12% massimo per il mais) ma comunque diffusa nelle sementi esaminate. In particolare, il progetto, finalizzato alla "Valutazione dei parametri di tracciabilità ambientale di Ogm e alla individuazione dei criteri minimi di coesistenza tra diversi tipi di agricoltura", ha coinvolto una ventina di ricercatori provenienti da tre delle dieci università che fanno capo al Cinsa (Parma per gli aspetti ambientali, Firenze per gli aspetti genetici e Bologna per la valutazioni di tipo economico). Uno studio del flusso genico è stato condotto in aziende sperimentali del Nord e Centro Italia allo scopo di "simulare" i potenziali rischi di contaminazione tra colture ogm e colture ogm-free, utilizzando come tracciante un innocuo e naturale mais rosso-blu. Il campo coltivato con il mais colorato è stato circondato da semine di mais giallo e si è misurata la distanza raggiunta dal polline, verificando la colorazione indotta sulle pannocchie di mais giallo circostante. Sulla base dei risultati ottenuti, sottolinea lo studio, «trova conferma che, per non avere contaminazioni, sono necessarie distanze di sicurezza: in una situazione di condizioni climatiche sfavorevoli alla diffusione del polline (estate siccitosa) si sono riscontrate comunque contaminazioni fino a 25 metri».

La semina si ripeterà quest'anno (con sementi inquinate allo 0,5% di mais colorato, la possibile soglia legale in discussione a livello Ue) per confrontare gli ulteriori risultati con i dati di sperimentazioni effettuate all'estero che hanno riscontrato contaminazioni a distanze superiori ai 50 metri. Alla presentazione dei risultati, ha fatto seguito una visita "in campo" per assistere alla semina sperimentale, programmata per il 2004, che ha l'obiettivo di proseguire le misurazioni del flusso genico nel mais e comprendere, tra le altre cose, quale potrà essere l'impatto di una possibile autorizzazione alla coltivazione di ogm in Italia, cosa comporterebbe la contaminazione da ogm attraverso l'impollinazione accidentale tra specie diverse, con la conseguente analisi economica.

6 maggio 2004

BIOTECH

Le reazioni delle associazioni
Un'etichetta per gli Ogm
Leggere l’etichetta è da sempre una prerogativa del consumatore attento. Ora questa pratica ha ancora più senso con l’entrata in vigore della nuova normativa europea per il controllo sugli Ogm. Dal 18 aprile devono infatti essere etichettati tutti i cibi e i mangimi in cui la presenza di materiale geneticamente modificato autorizzato è superiore allo 0,9%. «Tutti i produttori saranno obbligati a dare l'etichetta ai prodotti con organismi geneticamente modificati – ha commentato il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno - Chi non lo fa è esposto al rischio di reato di frode in commercio. I Nas dei carabinieri e il nostro Ispettorato di repressione frodi opereranno i controlli». Soddisfatta anche Legambiente. «Sebbene la segnalazione ci sarà solo quando la quantità Ogm superiore allo 0,9% per ingrediente – ha commentato Francesco Ferrante, direttore generale dell'associazione - I 450 milioni di consumatori europei saranno finalmente in grado di scegliere se acquistare o meno prodotti con ingredienti geneticamente modificati. Dunque verrà garantita la tutela della salute non solo dell’uomo ma anche di animali e ambiente, oltre che gli interessi di chi acquista».

Ma la nuova normativa europea non si è fermata qui: gli Ogm importati o prodotti dovranno essere identificati con un codice che permetta di conoscere con precisione il tipo di modifica genetica subita. La Commissione europea terrà un registro che in caso di problemi consentirà di ritrovare tutte le informazioni necessarie. Per le nuove autorizzazioni é prevista una procedura con un ruolo centrale svolto dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma. E per quanto riguarda le sementi o le piante per alimenti destinate alla coltivazione, sarà obbligatorio chiedere una valutazione di rischio ambientale alle autorità competenti di uno stato Ue. Un piccolo passo avanti dunque, che secondo Legambiente sarà fondamentale per il monitoraggio degli alimenti dal campo alla tavola e dai prodotti importati a quelli trasformati. «Un pacchetto legislativo che ancora il libero commercio di Ogm a una più attenta, e seria, valutazione – commenta Francesco Ferrante – Purtroppo a una così buona partenza si aggiunge un neo non indifferente: allo stesso modo, infatti, si concede una quantità dello 0,5% per ingrediente di Ogm non autorizzato. Per intenderci potremmo acquistare comunque un prodotto con quantità anche piccola di mais BT11».

Accoglie con favore la novità anche Confagricoltura: «Con tali provvedimenti il quadro giuridico comunitario in materia è praticamente definito e completo – commentano dall'associazione - ma qualche problema rimane, invece, per le sementi». È, infatti, ancora ferma la proposta di direttiva che dovrebbe fissare la soglia di tolleranza per la presenza accidentale di Ogm in questo prodotto. Ma resta tuttavia il fatto che «con le nuove regole - aggiunge l'organizzazione - le produzioni zootecniche a denominazione d'origine che rappresentano oltre il 90% del valore delle dop italiane, potranno godere di un quadro più affidabile e di piena garanzia per il consumatore».

dal sito di Peacelink
Elisabetta Galgani
19 aprile 2004

La prima autorizzazione dopo sei anni di blocco. Alemanno: sarà il mercato a giudicare Ogm, stop alla moratoria arriva in tavola il mais biotech.

Via libera dall’Ue, ma i Verdi annunciano battaglia
ROMA - La moratoria sugli ogm a tavola è finita: la Commissione Ue ha dato il via libera definitivo all’importazione in Europa del mais dolce transgenico BT11 per uso alimentare (non per la coltivazione). La decisione di revocare il blocco delle autorizzazioni in vigore dal 1998 è stata presa solo dopo che, con l’obbligo di etichettare tutti i prodotti transgenici scattato il 18 aprile scorso, il diritto all’informazione dei consumatori è stato salvaguardato. Ma ha suscitato ugualmente un’ondata di proteste.

Greenpeace ha chiesto agli Stati che si sono opposti (Francia, Austria, Lussemburgo, Danimarca, Portogallo, Grecia) di «bandire il mais ogm come è consentito dalla regolamentazione dei nuovi cibi». Francesco Ferrante, direttore di Legambiente, ha denunciato «un cedimento alle pressioni americane che sono arrivate al punto da chiedere per la Ue, in sede Wto, una multa da 1,8 miliardi di euro per compensare il crollo dell’export dagli Usa verso l’Europa dei cibi transgenici: da 3,3 milioni di tonnellate nel 1995 a 25 mila tonnellate nel 2002». Non è detto comunque che l’autorizzazione basti ad aprire effettivamente le porte dell’Europa. «Sarà il mercato a giudicare», ha commentato il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno ricordando che i segnali finora registrati mostrano una forte opposizione ai cibi transgenici: secondo l’Eurobarometro il 94,6 per cento degli europei rivendica il diritto di scelta, il 70,9 per cento (75 per cento secondo un sondaggio di Carrefour dello scorso aprile) dice no ai prodotti transgenici. Inoltre aumentano le regioni ogm-free: in almeno 22 paesi europei sono state lanciate iniziative per mettere al bando la coltivazione di ogm. Commenti positivi alla scelta della Commissione sono venuti dal senatore Udc Maurizio Ronconi («Chi voleva imporre un’agricoltura medioevale è stato sconfitto») e da Assobiotec, l’associazione di Federchimica delle industrie del settore: «Ci auguriamo che questa svolta possa spingere le aziende europee ad investire nella ricerca biotecnologica agroalimentare da cui finora l’Europa è stata tagliata fuori perché nessuno investe quando una moratoria impedisce che i prodotti vengano anche solo valutati per poi eventualmente entrare in commercio». Ma due delle tre associazioni di agricoltori (Coldiretti e Cia) hanno parlato di «preoccupazione» e «rischi inutili», mentre il leader del Sole che ride, Alfonso Pecoraro Scanio, ha annunciato battaglia nel nuovo Parlamento europeo: «Gli ogm appartengono a una visione superata del progresso perché i pericoli sono enormemente superiori ai possibili benefici».

Articolo da "La Repubblica" del 20 maggio 2004
Il commento

La questione della etichettatura dei cibi che contengono una quantità superiore allo 0,9% di OGM in ambitto europeo è una di quelle cose in cui il lettore-consumatore che ci riflette un momento non sa se ridere o piangere. E’ come se qualcuno mettesse del veleno per topi nei barattoli di marmellata e ci scrivesse: "Attenzione, questo prodotto contiene una quantità superiore allo 0,9% di veleno per topi!". E se tu distrattamente lo prendi, perché non passi le ore al supermercato a leggere etichette microscopiche scritte in linguaggio esoterico, te la mangi e ti senti male o, peggio, ci lasci le penne, chi te l’ha venduta non ha nulla da temere. "C’era scritto sull’etichetta!", potranno dirti produttori, distributori, politici e giornalisti facendo spallucce e smorfie di manageriale dispiacere. "Peggio per te, noi te lo avevamo detto". E così se ti ammali o muori la colpa è solo del consumatore disattento che fra cibi da etichettare e mobili da montare è costretto ormai a sobbarcarsi una parte non indifferente del lavoro risparmiato dalle imprese che così possono aumentare ancora i loro profitti a danno nostro. Se poi succedesse una tragedia, un’epidemia o la gente morirà di cancro in misura ancora maggiore di oggi che problema c’è? Tanto lo si scoprirà fra vent’anni e poi fra inchieste, processi, depistaggi, sontuose campagne giornalistiche del grandegiornalistaindipendente a libro paga, scaricabarile mediatici e tiriamo a campare dei politici di turno chi mai riuscirà a venirne a capo? E’ la solita storia che si ripete sempre uguale del principio di precauzione messo sotto i tacchi del profitto immediato. Da Seveso a Bhopal, da Marghera a Chernobyl, dal sangue infetto venduto alla Romania da svariati paesi occindentali negli anni Ottanta alle partite di latte scaduto venduto al migliore offerente nulla cambia. Logica vorrebbe che di fronte ad una cosa che non si conosce, i cui effetti sulla salute umana ed il cui impatto ambientale non sono chiari si aspettasse di saperne di più prima di metterlo in commercio. Ma la logica nella società del denaro, dell’eterno presente televisivo e dell’irresponsabilità individuale e collettiva in cui viviamo non conta più nulla. Tanto se succede qualcosa succede sempre agli altri, magari a quelli meno informati, meno fortunati e più poveri. Che poi sono anche tanti e quindi se ne muore qualcuno in più a noi checcefrega? Al massimo faremo qualche partita del cuore dei vip per raccattare qualche spicciolo per le famiglie delle vittime che fa tanto solidarietà e la gente a casa piange contenta fra uno sponsor e l’altro.

Archivio (online o pdf):

  1. pdf L’Albero Pazzo 2
    Maggio 2002
  2. pdf L’Albero Pazzo 3 - 4
    Luglio 2002
  3. pdf L’Albero Pazzo 5
    Novembre 2002
  4. pdf L’Albero Pazzo 6
    Febbraio 2003
  5. pdf L’Albero Pazzo 7
    Aprile 2003
  6. pdf L’Albero Pazzo 8 - 9
    Luglio - Agosto 2003
  7. pdf L’Albero Pazzo 10 - 11
    Dicembre 2003
  8. pdf L’Albero Pazzo 12
    Settembre 2004