Logo Legambiente Sostieni Legambiente Icona della "Torre di Pisa"
Logo di facebook Logo di facebook Sito denuclearizzato

Sommario:

  1. Editoriale
  2. Il viatico
  3. Conflitti
  4. Bambini
  5. Stili di vita
  6. Cibi
  7. Terra, Acqua, energia
  8. Speciale Meeting di San Rossore sui cambiamenti climatici, luglio 2004
  9. Media
  10. Campagne e movimenti
  11. Diritti
  12. Culture
<= Dossier OGM e Unione Europea Cibi

OGM nei Balcani

a cura di

Marcello Cella

Mentre all’interno dei paesi dell’Unione Europea infuria il dibattito sulla necessità o meno di far entrare cibi e sementi geneticamente modificate, sostanzialmente cedendo alle pressioni delle multinazionali biotech, soprattutto USA, con la recente decisione di aprire almeno parzialmente e sotto etichettatura il mercato europeo a questo tipo di prodotti, un pericolo si profila comunque all’orizzonte: e cioè che gli OGM facciano il loro ingresso non dalla porta principale, ma da quella laterale rappresentata dai paesi balcanici, ancora impreparati sul piano legislativo e su quello dei controlli ad affrontare queste nuove problematiche, oltre che facile preda, a causa della precaria situazione economica in cui versano molti di essi, dei ricatti delle multinazionali. Alcuni articoli pubblicati negli ultimi anni dal sito di informazione indipendente e democratica Osservatorio sui Balcani, che ringraziamo, confermano le preoccupazioni di molti. Ne riproponiamo alcuni all’attenzione dei nostri lettori.

Albania: aiuti geneticamente modificati

In Albania arriva un carico di mais e soia geneticamente modificati, donati dagli USA. Per il Governo è tutto a posto ma protestano le associazioni ambientaliste.


Il 29 ottobre sono arrivate nel più grande porto albanese, quello di Durazzo, 6.000 tonnellate di mais geneticamente modificato e trasformati di quest’ultimo partiti dagli USA. Sono la prima parte delle 16.000 tonnellate di mais e farina di soia importate nel Paese dall’agenzia americana IFDC (International Fertilizer Development Center) che opera in Albania. L’arrivo di questo carico del tutto speciale ha suscitato la reazione delle associazioni ambientaliste albanesi. Dieci di queste hanno chiesto al governo di impedire lo scarico dei prodotti che dovrebbero essere utilizzati quali mangime per il bestiame d’allevamento ma molti hanno espresso la preoccupazione che parte del carico venga utilizzato anche come sementi. Il cargo fa parte dell’aiuto che il Dipartimento USA sull’agricoltura sta dando all’Albania. Lo fa attraverso l’IFDC la quale poi lo distribuirà ad alcune associazioni di produttori. Questi ultimi, secondo quanto riporta il quotidiano Shekulli, avrebbero affermato che questa "donazione è completamente conforme alla legge e rientra nel quadro degli accordi che l’Albania ha siglato con gli organismi internazionali". L’arrivo del cargo era stato tenuto nascosto dal governo Albanese sino a quando i media albanesi non hanno lanciato la notizia. Subito vi sono state reazioni da parte di alcune associazioni ambientaliste che hanno sottolineato i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente legati all’introduzione in Albania di organismi geneticamente modificati. "Ci troviamo di fronte ad una situazione molto complessa che potrebbe comportare seri problemi alla biodiversità ed anche all'economia" ha affermato Xhemal Mato, ambientalista albanese, ricordando che l'Albania è tra i paesi con un indice di biodiversità molto alto. "Molti paesi, non solo in Europa, rifiutano l'uso degli organismi geneticamente modificati – ha aggiunto - e l'Albania non dovrebbe prestarsi a fare esperimenti su questa materia". Secondo le associazioni ambientaliste questi prodotti sono ulteriormente pericolosi poiché l’Albania non ha né mezzi né infrastrutture per tenere sotto controllo la loro commercializzazione ed il loro utilizzo. Le associazioni ambientaliste hanno inoltre chiesto che si introduca un bando all’importazione di OGM per i prossimi cinque anni, proposta che era già stata portata avanti da due commissioni parlamentari, una sull’ambiente e l’altra sulla sanità, ma poi accantonata dal Parlamento stesso. Ora in merito agli OGM esiste esclusivamente una legge in difesa del consumatore che obbliga ad indicare sul prodotto con adeguata etichettatura la sua origine.

Il quotidiano Dita, in un articolo titolato "Perché tace il Ministero dell’Agricoltura", critica la posizione passiva del Governo albanese di fronte a questo problema. Gli specialisti albanesi nel campo della biogenetica hanno espresso la loro preoccupazione per il rischio che questi cibi rappresentano per la salute umana. Secondo Dita le istituzioni albanesi mancano non soltanto di un piano di controllo sull’utilizzo e la commercializzazione degli OGM ma anche delle informazioni più basilari in merito agli OGM. A conferma di quanto affermato dal quotidiano l’unico intervento ufficiale del governo in merito è stato il progetto di legge sulla biodiversità redatto dal Ministero dell’ambiente, il quale prevede tra l’altro la possibilità di importare OGM. Il governo si è espresso poi solo tramite un consigliere del Ministro sull’agricoltura, Resmi Osmani che si è limitato ad affermare che "l’importazione di OGM in Albania è del tutto legale e le polemiche che si stanno svolgendo si basano su fatti del tutto ipotetici".

Secondo alcuni esperti albanesi, citati sempre da Dita, l’Albania si appresterebbe a diventare gradualmente un Paese che accetta i prodotti geneticamente modificati. "In Europa", ricordano questi ultimi "solo la Spagna accetta questi cibi". Una cosa però risulta chiara anche all’opinione pubblica. L’Albania attualmente non dispone di alcun organismo e struttura di controllo che possa adeguatamente tutelare i cittadini rispetto all’importazione ed all’utilizzo di OGM.

Fonte: da Tirana, Artan Puto © Osservatorio sui Balcani
04/11/2003
Ancora OGM in Albania
Ancora una nave contenente alimenti modificati geneticamente arriva nel porto di Durazzo. Gli ambientalisti albanesi sollevano accese proteste, ma il governo tace.

Da Tirana scrive Artan Puto

Alcuni giorni fa (9 febbraio) è approdata nel porto di Durazzo una nave americana con un carico di diverse tonnellate di cibo geneticamente modificato. Non è la prima volta che in pochi mesi un bastimento battente bandiera statunitense giunge nel porto albanese con un carico di questo tipo. Già tre mesi fa, infatti, un’altra nave carica di alimenti di questo genere aveva svuotato la sua stiva contenente 6.000 tonnellate di OGM (organismi geneticamente modificati). Il giorno successivo all’arrivo della nave, il giornale "Shekulli" in un articolo dal titolo "Il governo viola la legge sull’introduzione dei cibi geneticamente modificati", con sottotitolo "Il governo Albanese deve immediatamente sospendere lo sbarco della nave ‘Advantage’ ed effettuare controlli", critica l’atteggiamento permissivo del governo di Tirana di fronte al secondo carico di cibo geneticamente modificato proveniente dagli USA. Secondo il direttore esecutivo dell’associazione che si occupa di agricoltura organica, Lavdosh Ferruni, intervistato dal giornale, lo stato albanese ha violato la legge sulla introduzione di cibi di questo genere. Questa dichiarazione è stata fatta dopo che la nave americana "Advantage" ha attraccato nel porto di Durazzo con un carico di 4.000 tonnellate di mais e 4.000 tonnellate di farina di soia geneticamente modificati. Secondo Lavdosh Ferruni questa quantità di cibo è arrivata in Albania nell’ambito del progetto Americano "Cibo in favore di progresso", diretto da IFDC (International Fertilizer Development Center) un’organizzazione americana che opera nel campo dell’agricoltura. "Lo sbarco di questo carico viola ripetutamente le leggi albanesi, chiamando alla responsabilità anche le autorità del paese" dice Ferruni.

Il direttore della associazione che si occupa di agricoltura organica spiega al quotidiano "Shekulli" che questo genere di cibo secondo la legge albanese sugli alimenti è qualificato come un prodotto nuovo, quindi necessita di essere sottoposto ad analisi prima di venire distribuito. Sempre secondo la legge albanese il Ministero dell’Agricoltura, il Ministero della Sanità e quello dell’Ambiente devono cooperare insieme per verificare i prodotti che entrano nel paese.

Ferruni denuncia la mancanza di queste analisi non solo nel caso concreto di cibo geneticamente modificato venuto dagli USA, ma in generale per i cibi di importazione che entrano in Albania. Secondo Ferruni le istituzioni statali albanesi devono agire in conformità alle leggi e, per questa ragione, devono immediatamente sospendere lo sbarco del carico e procedere con urgenza al controllo degli alimenti importati. Egli propone che durante questi controlli debbano essere coinvolti anche i rappresentanti dell’associazione dei consumatori e quelli dell’associazione dell’agricoltura organica.

Questo è il terzo carico arrivato in Albania dopo che i primi due sono arrivati nell’ottobre dell’anno scorso. Il Ministero dell’Agricoltura albanese ha detto che questo carico non è di sua competenza perché riguarda l’ambito di aiuti americani della IFDC, come una sorta di credito in favore degli agricoltori albanesi. Ma è bene ricordare che la legge su questo tipo di alimenti da un anno aspetta di essere approvata dal parlamento.

Jemin Gjana, che presiede la commissione parlamentare sull’agricoltura nel parlamento albanese ammette per la "TV KLAN" che non esiste ancora una legge in grado di impedire l’importazione di questo tipo di cibo.

Una cosa è certa, oltre alla mancanza delle leggi, come negli affari politici e militari, anche nella politica alimentare l’Albania non è in grado di dire neanche un timido "no" ad un carico di cibo proveniente dagli USA.

Fonte: da Tirana, Artan Puto © Osservatorio sui Balcani
16/02/2004
Scandalo OGM in Croazia
Un laboratorio pubblico scopre in commercio alimenti geneticamente modificati. Il Ministero della Sanità minimizza, ma il Centro Comune di Ricerca di Ispra, in Italia, conferma. Insorgono le associazioni dei consumatori. Cosa si mangia in Croazia?

Da Osijek, scrive Drago Hedl

"Negozi pieni di alimenti modificati geneticamente", "I Croati comprano olio di soia geneticamente modificata", "Carne anche in paté vegetariani", "Organismi geneticamente modificati (OGM) in un prodotto alimentare su due", "La gente ha il diritto di sapere che cosa mangia": sono solo alcuni dei titoli che dominano in questi giorni le prime pagine dei giornali croati. La Croazia è sotto choc per un nuovo scandalo scoppiato quando il Laboratorio per la Diagnosi Molecolare di Osijek, che fa parte del Dipartimento della Sanità Pubblica, ha pubblicato i risultati delle analisi di 33 prodotti alimentari, scelti a caso nei negozi della città. E’ emerso infatti che 14 dei prodotti presi in considerazione contenevano ingredienti geneticamente modificati in quantità superiori all’1%. Nessuno di quei prodotti indicava nella etichetta che conteneva componenti modificate geneticamente.

"E’ la prima volta che qualcuno in Croazia dimostra la presenza di OGM in prodotti alimentari che, secondo l’etichetta, non dovrebbero averne - osserva il dottor Josip Milas, direttore dell’Ufficio della Sanità Pubblica di Osijek. Definirei "spaventosa" questa nostra scoperta, non solo per quanto riguarda gli OGM, ma anche più in generale per il fatto che i produttori non si curano di quanto è scritto sui propri prodotti. Abbiamo infatti trovato manzo e maiale nel paté di pollo, e c’erano diversi tipi di carne nel paté vegetariano." La scoperta choc fatta dai laboratori di Osijek ha posto la questione di cosa mangiano realmente i Croati, e di quanto si possa essere certi che un prodotto contenga davvero quello che indica l’etichetta. Come è possibile che i prodotti di soia (salse, latte di soia, salame di pollo con ingredienti di soia), vari paté vegetariani, fiocchi di granturco, olio o mais in scatola contengano ingredienti modificati geneticamente che non sono menzionati nell’etichetta del prodotto?

La Croazia non dispone ancora di una regolamentazione che obblighi i produttori ad apporre una etichetta speciale sui cibi che contengano OGM, ma l’Ufficio della Sanità Pubblica della Croazia dichiara di accogliere la pratica europea secondo la quale gli alimenti non dovrebbero contenere una quantità superiore all’1% di ingredienti geneticamente modificati, e questo dovrebbe essere riportato chiaramente su tutti i prodotti di questo tipo. In base alla Normativa Alimentare, tuttavia, il produttore deve indicare esattamente tutte le componenti del prodotto, e la inosservanza di tali disposizioni prevede multe dalle 100.000 alle 500.000 kune (da 12.500 a 65.000 euri circa).

Il Ministro della Sanità, Andrija Hebrang, ha cercato di sminuire la portata dei risultati dei laboratori di Osijek per cercare di calmare il panico causato dalle analisi: "Su dodici prodotti dello stesso tipo di quelli presi in esame ad Osijek, abbiamo trovato che solo uno conteneva una percentuale superiore all’1% di OGM. L’indagine è stata condotta dal Laboratorio Centrale di Zagabria." Il Ministro della Sanità croato ha mostrato profonda irritazione nei confronti del direttore dell’Ufficio di Sanità Pubblico di Osijek, dichiarando che i risultati erano stati pubblicati troppo presto, e che tutto doveva essere controllato una seconda volta da un laboratorio di qualche Paese della UE certificato per condurre tali analisi.

"Non siamo degli incoscienti e crediamo che la gente debba sapere se il cibo che mangia contiene OGM. Abbiamo controllato tutti i risultati tre volte, e abbiamo poi inviato tutti i prodotti al Centro Comune di Ricerca di Ispra, in Italia. I risultati sono stati identici ai nostri. Il nostro laboratorio è nuovo, fornito delle attrezzature più moderne, e i nostri esperti sono stati formati al Centro Europeo per la ricerca degli OGM di Ispra - ha replicato il direttore dell’Ufficio di Osijek."

I consumatori sono sdegnati per il fatto che nessuno voglia rivelare i nomi dei produttori che hanno omesso l’indicazione sulla presenza di OGM nei propri prodotti: "Perché i nomi dei produttori che ingannano i consumatori non vengono rivelati? Chiediamo che i nomi siano resi pubblici, si tratta di una negazione del diritto fondamentali del consumatore di sapere cosa c’è nel cibo che acquista - ha dichiarato Mira Brumercek-Lukacevic, presidente dell’Associazione per la Tutela dei Consumatori di Osijek.

L’organizzazione non governativa "Libertà di movimento – Associazione Verde di Osijek" ha fatto le stesse richieste: "Chiediamo urgentemente la divulgazione dei nominativi relativi a prodotti, fabbricanti, importatori e punti vendita che commercializzano prodotti geneticamente modificati senza indicazione. Chiediamo che il caso sia portato di fronte alla pubblica accusa e che i responsabili siano puniti secondo le leggi." I Verdi si sono appellati ai consumatori invitando alla cautela nell’acquisto dei prodotti, e chiedendo di riferire i casi di prodotti che non contenevano quanto indicato nella etichetta.

Ai consumatori, però, tali raccomandazioni sono di scarsa utilità. Il direttore della ditta "Zagreb Oil", Anto Bojic, ha dichiarato che la Croazia ha venduto olio prodotto con soia geneticamente modificata per anni: "L’anno scorso abbiamo preso alcune confezioni di olio importato che recava la scritta "No OGM" dagli scaffali di diversi negozi croati. I risultati delle analisi condotte nei nostri moderni laboratori, confermati dalla Università per le Scienze Alimentari e le Biotecnologie di Zagabria, hanno dimostrato che l’olio era effettivamente fatto di soia. Indagini ulteriori hanno tuttavia mostrato che non era stato prodotto nella Repubblica Ceca, come dichiarato dalla etichetta, ma in Germania, con soia proveniente dagli Stati Uniti. Da anni tutta la soia degli Stati Uniti contiene OGM - ha affermato il direttore della Zagreb Oil.

Prove ulteriori sul fatto che nei negozi croati c’è veramente di tutto sono state fornite l’anno scorso da una indagine dell’Istituto Veterinario della Croazia, che ha rilevato tracce significative di antibiotici in 14 campioni di latte e 4 di carne presi in esame, così come anche nei campioni di miele. Calamari importati contenevano invece tracce di un pericoloso metallo, il cadmio.

Malgrado la Croazia abbia una Associazione per la Difesa dei Consumatori e vengano condotte diverse ispezioni sugli alimentari, il crescente numero di organizzazioni non governative che si batte per un ambiente salutare e per il diritto ad una vita più sana resta impotente di fronte alla forte lobby degli importatori e dei produttori, che è disposta a violare la legge pur di realizzare profitti maggiori. Mentre il movimento Greenpeace, in Europa, è riuscito ad obbligare i fabbricanti di alimentari ad indicare chiaramente quali prodotti contengano OGM, una cosa simile in Croazia appare ancora lontana nel tempo.

Fonte: Osservatorio sui Balcani
23/02/2004
Alimenti in Montenegro: il profitto è più importante della salute
Cosa e come si mangia in Montenegro? qual è la provenienza e lo stato degli alimenti presenti sul mercato della repubblica rivierasca? È il tema di un’inchiesta di due giornalisti del settimanale Monitor, che abbiamo tradotto.

Quello che segue è il primo di una breve serie di articoli che abbiamo trovato sulla stampa balcanica, e che pubblicheremo prossimamente, riguardanti lo stato e l’idoneità degli alimenti presenti sulle tavole dei cittadini dei vari paesi della regione. Questa mini rassegna, oltre ad arricchire il quadro che abbiamo cercato di fornire con gli altri articoli da noi già pubblicati sugli alimenti in Albania e in Croazia, in particolare fa notare che anche i paesi del sud est europeo si interrogano sulle conseguenze degli alimenti geneticamente modificati. D’altra parte occorre tenere presente che nei Balcani spesso, e nonostante in alcuni casi le leggi lo vietino, vengono smerciati organismi geneticamente modificati, o alimenti di dubbia qualità senza che la popolazione ne sia a conoscenza. Come afferma bene il titolo dell’inchiesta di Monitor, spesso "il profitto è più importante della salute". Ma non dimentichiamoci che altrettanto spesso sono proprio i paesi occidentali a fornire alimenti scaduti o di dubbia qualità ai vicini balcanici, liberandosi delle proprie scorte (e scarti) facendo la fortuna dei profittatori a scapito dei consumatori.


Non molto tempo fa alla frontiera montenegrina è giunto del latte in polvere per bambini delle rinomate produttrici "Milupa" e "Similak". Presi in consegna alcuni campioni sono stati sottoposti ad analisi. Si è constatato che il latte era radioattivo. Epilogo: dopo l’allarme degli organi competenti, il fornitore ha dovuto restituire l’intero carico al produttore. C’è dell’altro: il Centro per le indagini tossicologiche, incaricato delle analisi, da allora non ha più ricevuto nemmeno un campione di latte per bambini da sottoporre ad analisi.

In uno dei siti internet ci si scambiano opinioni sul cibo: da dove proviene, quale è la qualità. Alcuni si presentano come esperti e affermano che oggi il miglior cibo è solo la soia. Altri non badano agli avvisi. Qualcuno ha scritto: "che mi importa, tanto devo morire".

Da noi il cibo arriva da tutto il mondo. Secondo i dati rinvenuti da Monitor, nei primi tre mesi dello scorso anno per di più abbiamo mangiato carne proveniente dall’Austria. Dalle liste delle dogane si nota che il suo valore ha raggiunto circa i 3 milioni di euro. Ci è stata offerta carne e preparati di carne dall’Olanda, da Cipro, dalla Ungheria. E qualcosa di interessante: nella lista dei paesi che ci forniscono il cibo compaiono anche San Vincenzo e Grenadina! Esotico arcipelago off-shore.

I prodotti a base di latte e di uova li riceviamo principalmente dagli USA e dall’Ungheria. La frutta e la verdura dall’Italia, dalla Grecia, ma anche da Cipro e dalle Isole Vergini. Meno frequentemente riceviamo prodotti a base di zucchero e miele dagli USA, e poi dalla Gran Bretagna. Si tratta ancora di Cipro e anche di Gibilterra.

Gli scaffali montenegrini sono stracolmi di prodotti, mentre le fattorie di bestiame lo sono col cibo scaduto del mercato estero. Quando al supermercato chiedete che vi diano trecento grammi di formaggio trapist (simile all’Emnenthal, ndt.) – domandate se vi possono mostrare l’etichetta con la data di scadenza? Sbagliate a non farlo. È noto che la maggior parte dei produttori europei volentieri "pulisce" i propri magazzini vendendo ai balcanici prodotti prossimi alla scadenza. In questo modo - spiegano gli interlocutori di Monitor - gli importatori ricevono la merce anche col 60 percento di sconto. La vendono naturalmente allo stesso prezzo della merce più fresca. Il profitto extra è garantito.

I rivenditori faranno di tutto per nascondere la frode. Non rinunciano nemmeno dall’ordinare ai negozianti di coprire la data di produzione con lo scotch. Questo metodo di corsa al profitto, lo ha confidato a Monitor una negoziante di Podgorica.

Quelli che hanno più esperienza nell’importazione della carne adottano una variante più sicura: stampano nuovi adesivi. E questi sono solo alcuni dei vari metodi, che col tempo diventano sempre più fantasiosi.

Ci sono stati anche dei processi in tribunale. Monitor ne aveva scritto quando la capo ispettrice veterinaria Mirijana Drašković denunciò penalmente i fratelli Bošković, proprietari della "Vesta nove", più tardi "Eurofunda", perché avevano cambiato la dichiarazione e la data di scadenza di prodotti di importazione a base di formaggio e carne secca. Si trattò solo di una piccola parte delle irregolarità con le quali si è confrontata l’ispezione veterinaria durante i controlli degli esercizi.

In Montenegro non esiste una legge sulla tutela dei consumatori. Olga Nikčević della ONG Centro per la difesa dei consumatori dice a Monitor che sta ancora lavorando alla normativa di legge che inserirebbe i diritti dei consumatori. "Non ci siamo occupati concretamente di cibo e della sua qualità", spiega la Nikčević e aggiunge che si trovano di fronte ad una lunga strada per la realizzazione degli elementari diritti dei consumatori e che i suoi singoli segmenti, come la qualità del cibo, sono ora solo in progetto.

L’aumento dell’importazione di alimenti, secondo un sano ragionamento, richiederebbe anche l’aumento del livello dei controlli. Ma in Montenegro è così?

Quando la merce arriva alla dogana montenegrina, gli ispettori di controllo (fitosanitario, veterinario, sanitario, ispezioni commerciali ed ecologiche), hanno il dovere di andare sul luogo nell’arco di 24 ore, di prendere i campioni e di consegnarli al laboratorio per le analisi. La Legge sui controlli ispettivi, ossia le regole sul modo di prelevare i campioni, spiega molto precisamente quanti campioni devono essere controllati in relazione al quantitativo del carico arrivato. Ciò significa che non è uguale se si importa una scatola o cinque rimorchiatori di certa merce.

Il direttore del Centro per le ricerche eco-tossicologiche Ana Misurović afferma a Monitor che questa parte di procedure non viene rispettata. "A questo riguardo posso dire che quando vengono importate grandi quantità di grano, a noi per le analisi consegnano solo una bustina o al massimo due. Ciò non può garantire la qualità dell’intero contingente".

Per il Montenegro è estremamente importante, se vuole essere membro dell’Unione europea, avere un laboratorio accreditato per il controllo dei generi alimentari, degli articoli di uso comune, della carne bovina, ed anche una azienda che possa certificare i prodotti locali. Il Centro di cui sopra dovrebbe ricevere nel mese di maggio la licenza e il certificato ISO 9000 per tale compito.

Tra l’altro il Montenegro deve armonizzare le proprie leggi con le prescrizioni della UE, il che sarà un altro sbarramento per le ditte straniere e per i businessman locali, al fine di evitare che durante l’importazione dei viveri sul mercato montenegrino giunga qualsiasi cosa, come è già stato e come continua ad accadere. Accadrà, allora, meno di frequente che dall’importazione arrivi carne o altri prodotti che contengono cloramfenicolo, diverse materie tossiche o antibiotici.

Appena prima della visita di Monitor al Centro per le indagini eco-tossicologiche, i rappresentanti di un’azienda montenegrina si sono interessati al perché una grande quantità di pesce e derivati importata dall’Olanda dovesse essere restituita al produttore. Con un’analisi ripetuta più di dieci volte è stato dimostrato che esiste una notevole riduzione della qualità rispetto a quella dichiarata.

“Abbiamo appena fatto una super analisi dove abbiamo constatato concentrazioni molto alte di antibiotico nel formaggio. Si è trattato di una medicazione fatta ai bovini e dato che non possono vendere il latte, hanno pensato che gli antibiotici si sarebbero fusi nel formaggio", spiega Mišurović.

Il capo dell’Ispettorato del Ministero della salute, Danica Mašanović, afferma per Monitor, che in passato il lavoro sul controllo della idoneità sanitaria del cibo e dei beni di uso comune era una delle priorità. "Negli ultimi anni c’è stato un significativo aumento dei campioni di cibo testato, prevalentemente a causa dei controlli sulle merci importate. Il nostro obiettivo, avendo a disposizione un numero rappresentativo di campioni di cibo trattati, è di dare una risposta sicura alla domanda più frequente: quanto è sicuro il nostro cibo".

La realtà montenegrina si è confrontata anche con un paradosso: benché sia l’unica istituzione accreditata, dall’inizio dell’anno il Centro per le ricerche eco-tossicologiche ha ricevuto in tutto 161 campioni per il controllo sullo stato di salute e 206 campioni per accertare la qualità del cibo. "È decisamente poco. Tutto va all’istituto per la difesa della salute. Ma loro ci mandano solo una quindicina di campioni al giorno, per controllare il cibo dal vivo, arsenio, citossine, antibiotici, perché non sono in grado di farlo. Loro pagano, mentre noi in questo modo abbiamo ingenti perdite. Faccio appello all’ispettorato e ai ministeri di rispettare ciò che è previsto dalla legge, e cioè che quel tipo di analisi vengano svolte dalle istituzioni preposte. Perché non è così, non spetta a me dirlo", dice la Mišurović.

È curioso che tutti i prodotti che dalla Serbia entrano in Montenegro, in linea con l’accordo tra i due paesi membri dell’unione, non sono sottoposti a controlli, e nessuno ne richiede i certificati. Secondo Ana Mišurović "è un assurdo. Il Montenegro dovrebbe introdurre dei meccanismi di difesa".

In effetti esistono motivi di preoccupazione, come testimoniano anche gli esperti serbi. La specialista di alimentazione dottoressa Ljiljana Trajković spiega che nei laboratori della Serbia si svolgono circa la metà dei controlli che si fanno nel mondo sviluppato. La dottoressa afferma che i generi più pericolosi sono quelli di produzione artigianale. Si riconoscono facilmente, dall’aspetto e dal costo. Il salame nella vetrina frigorifero a un prezzo cinque volte più basso degli altri. Oppure semplicemente dall’etichetta con solo pochi dati, per lo più pubblicità. Gli esperti serbi sostengono che addirittura dal 30 al 50% degli alimenti sul mercato non è in regola.

In Montenegro manca persino questa stima.

Restituito e distrutto

Attraverso le ispezioni sanitarie condotte in Montenegro nel 2003 sono passati 3.747 campioni di alimenti di importazione, e sono stati controllati oltre 187 milioni di chilogrammi di vari prodotti alimentari. Una parte, in quanto scaduti, modificati nella struttura, risultati non soddisfacenti ai controlli delle analisi, riportanti dichiarazioni non corrette, è stata restituita al mittente o distrutta. Il capo dell’Ispettorato del Ministereo della salute Danica Mašanović ha detto a Monitor che sono stati restituiti 720 chilogrammi di alimenti per bambini HIPP, preparati a base di vegetali con aggiunta di carne bovina proveniente dalla Germania, 5.493 kg di carne fresca di maiale, fornita dall’Ungheria, e distrutta una tonnellata di carne di pollo proveniente dalla Grecia, nella quale sono stati trovati dei batteri dell’Escheria coli. Nella lista si sono trovate anche alcune aziende mondiali controllate: così 28 tonnellate di caffè macinato "jakobs" è tornato indietro perché era scaduta la data per l’utilizzo del prodotto, proprio come i 66.679 litri di bevande gasate (fanta , coca-cola, sprite) della Birreria di Skopje. Sono stati distrutti 289 chilogrammi di pesce congelato, di produzione spagnola, 159 chilogrammi di caramelle "europa" – della Macedonia, 3.960 kg di piselli in conserve da 400 e 800 grammi, importati dall’Italia, 20 kg di sciroppo di glucosio importato dall’Italia, e 20.958 kg di differenti tipi di formaggio provenienti dall’Olanda sono stati restituiti al produttore a causa di un’errata dichiarazione sul prodotto. Sono stati restituiti anche 1.142 litri di succo di fragole di provenienza macedone, 18.900 litri di sciroppo di mirtilli, fragole, limoni e mandarini, di produzione della "Inospektar" - Macedonia, a causa degli additivi non dichiarati, poi salumi-parizer, circa 157 kg, in cui è stata riscontrata la presenza di proteine bovine, di provenienza austriaca. Mangiamo gli scarti europei

Poco tempo fa i media serbi hanno riferito che "la lobby dell’importazione intende introdurre alcuni milioni di chilogrammi di carne non idonea vietata nell’UE". “Negli ultimi due anni sul mercato locale ci sono sempre più carni e derivati che nell’Unione europea sono vietati per l’alimentazione umana, ma la lobby dell’importazione ha fatto richiesta di importare altri milioni di chilogrammi di questa carne", ha spiegato al quotidiano di Novi Sad, Dnevnik, il direttore dell’azienda agricola "Vizelj" Rajko Latinović. Il quale afferma che si tratta perlopiù di teste di maiale e interiora di cui i paesi della UE desiderano liberarsi e a basso costo vengono vendute agli importatori locali.

In Serbia, afferma Dnevnik, si vedono e offrono interiora e teste di maiale a prezzi molto bassi. Le teste di maiale sono la peggior base, con la quale si fa la peggior merce. I salami e i paté (pašteta), in cui i nostri importatori-produttori infilano questo scarto, sono mangiati prevalentemente dai bambini.

Ma non si sa quanti di questi "alcuni milioni" di chilogrammi di carne non idonea o di prodotti già pronti, come i salami e i paté, finiranno in Montenegro.

Scrivono Miloš Pavićević e Marijana Bojanić
pubblicato sul settimanale "Monitor" il 14 marzo 2004
Traduzione di Luka Zanoni
19/04/2004
OGM in Bosnia Erzegovina
In Bosnia Erzegovina si sa ben poco di cosa siano gli organismi geneticamente modificati, e in assenza di controlli e di una chiara legge in materia, è quasi certo che prodotti OGM già si trovino sulle tavole bosniache.

Proseguiamo la mini rassegna sugli alimenti nei Balcani, questa volta con un testo di Snježana Mulić-Bušatlija, giornalista del settimanale di Sarajevo DANI, riguardante i prodotti geneticamente modificati presenti sul mercato della Bosnia Erzegovina e la consapevolezza che di questi prodotti ne hanno sia i commercianti che i consumatori locali.


L’idea di un cibo sano e di qualità potrebbe, se non lo è già stato, trasformarsi nel suo contrario. Nonostante non ci siano ancora dati certi, alcuni esperti mondiali avvertono che gli alimenti geneticamente modificati (creati da componenti vegetali o animali che, per raggiungere la qualità o per difendersi dai parassiti, sono arricchite con geni di altra specie) potrebbero arrecare alle persone alcuni tipi di tumori, allergie o la caduta del sistema immunitario. Gli spettri si sono svegliati quando circa sei anni fa fu reso noto che in Scozia il dott. Arpad Pusztai, cibando dei topi con patate geneticamente modificate, giunse alla scioccante scoperta: in un breve periodo mentre erano sotto la "dieta di patate" i topi hanno subito modificazioni degli organi vitali interni, gli è diminuito il cervello e calato il sistema immunitario.

Food war

Da allora, considerando che non è mai stato dimostrato che il dottor Pusztai avesse torto, tra l’Europa e l’America si conduce una vera piccola guerra: l’Europa tenta con la legge di vietare l’impiego di alimenti arricchiti con organismi modificati geneticamente (OGM) e così di difendere la popolazione da eventuali conseguenze dannose, mentre l’America, come maggior produttore di OGM, con pressioni senza pietà sui paesi acquirenti cerca di difendere il suo budget. All’America in questa food guerra non ha tanto infastidito il fatto che i paesi dell’Unione europea non vogliano i suoi alimenti quanto piuttosto il fatto che essa dissuada con la sua voce i paesi poveri, i quali sono, in effetti, i maggiori consumatori del cibo geneticamente modificato, e in particolare i semi "aggiustati" per essere resistenti alle cattive condizioni climatiche e ai parassiti. Ma benché l’Unione europea addirittura per cinque anni abbia mantenuto le frontiere chiuse all’importazione di alimenti modificati, e poi abbia costretto i produttori ad indicare nelle dichiarazioni la loro esatta composizione e la provenienza, ciò non ha impedito ai maggiori produttori di OGM (USA, Argentina e Brasile) di importarli senza problemi nel resto d’Europa. E così le botteghe di tutta la Bosnia Erzegovina hanno riempito i loro scaffali con il cibo modificato geneticamente.

Sead Jeleč, docente di agricoltura presso l’Istituto di agricoltura di Sarajevo, afferma che, secondo le informazioni in suo possesso, la BiH non è così tanto contaminata dai semi geneticamente modificati delle patate e del mais, quanto piuttosto di prodotti alimentari già pronti o da alcuni componenti di cui sono fatti gli alimenti: "il cibo geneticamente modificato è ovunque intorno a noi, benché a noi non sembri. Soia e mais sono le colture più frequentemente modificate e di questi, in varie forme, ne troviamo in differenti prodotti, ma il consumatore di ciò non ne è cosciente. Per quanto ne so, in BiH la soia, almeno per un uso su ampia scala, non viene coltivata e perlopiù la importiamo, il che significa che esiste la possibilità che importiamo proprio quella con la presenza di OGM. L’olio di soia della BiH è importato o già confezionato o in botti, così che da noi, nel migliore dei casi, si riconfeziona".

Alimenti OGM nostrani

Non si può credere nemmeno a ciò che in BiH è venduto sotto l’etichetta cibo "nostrano" o "sano". "nonostante da noi vengano allevati i pulcini, non possiamo dire che siano un prodotto nostrano o sano, perché il loro materiale genetico è creato da qualche parte e sono pieni di organismi geneticamente modificati. E quando si sa che il mangime con cui viene cibato il pollame è pieno di elementi geneticamente modificati, tutto è più chiaro. Lo stesso è con i pomodori e con altri tipi di frutta e verdura che possiamo trovare nei negozi in qualsiasi periodo dell’anno; lo stesso vale per il pane fatto con il grano modificato geneticamente, perché in BiH perlopiù si importa… " sostiene Sead Jeleč.

Ma, la sola consapevolezza dell’esistenza in BiH di alimenti geneticamente modificati non è così pericolosa quanto il fatto che in questo paese nessuno ne parli, che l’opinione pubblica non sia a conoscenza del significato di OGM, che non esistano laboratori nei quali si possano analizzare tali alimenti, e che non esista un decreto legge che controlli la loro importazione, produzione, vendita e ne controlli la qualità.

Mensud Lakota, segretario dell’Unione dei consumatori della BiH, afferma che questa associazione già dal 2000 ha avvertito il governo che il mercato della BiH è riempito di prodotti con organismi geneticamente modificati. “A dicembre l’Unione europea ha deciso che nella quantità complessiva dell’alimento non ci sia più dello 0,5% di OGM. Ma se si sa che fino ad allora è stata consentita la presenza dello 0.9% di OGM, allora è logico che con questi alimenti qualcosa non sia a posto e che si debba allertare l’opinione pubblica. Invece, qui nessuno reagisce. Già da due anni chiediamo di condurre controlli sul cibo fatti da laboratori indipendenti, che venga introdotto un nuovo sistema per le analisi, perché da noi si lavora ancora con quello del 1990, e che i produttori siano obbligati a rilasciare delle dichiarazioni dettagliate…", dice Lakota e fa cenno all’esistenza di chiari sospetti che tonnellate di grano OGM, importate o regalate dagli USA siano finite nelle panetterie bosniaco-erzegovesi, mentre altri prodotti di derivazione animale, alimentati con mangimi OGM, sono finiti nei "nostrani" paté e insaccati (pašteta e sudžuk).

I commercianti cosa (non) sanno?

Lakota, in particolare, afferma che sulle dichiarazioni dei prodotti venduti in BiH comunque non viene riportato il dato sulla percentuale di OGM. Per fortuna, questo è solo in parte esatto, perché su alcuni prodotti disponibili nei nostri negozi compare il segno indicante la (non) presenza di OGM. Per esempio, sulla soia disidratata prodotta dalla Sojaprotein Bečej, importata dalla Biofor Sarajevo, c’è scritto: "Il prodotto non è geneticamente modificato", lo stesso vale per alcuni pacchetti di fiocchi di grano e di zucchero di canna, provenienti dall’Italia. Invece, gli stessi commercianti quasi non sanno nemmeno che sui loro scaffali ci sono prodotti con queste etichette (per esempio, al VF Komerc, Interex e Mercator), e quindi l’acquirente non può nemmeno trovare una cernita a parte di prodotti con o senza etichetta. Ma, l’atteggiamento dei commercianti verso questa questione è la naturale conseguenza dell’atteggiamento degli organi di governo competenti, i quali non si curano di ciò che scuote l’Unione europea già da anni, e che è giunto persino nella vicina Croazia. Dell’inazione del governo parla anche la dichiarazione di Sanela Ćatić, responsabile del marketing della VF Komerc Sarajevo, la quale afferma: "la VF Komerc non ha mai ricevuto dagli organi federali e statali un qualche avviso che sul mercato bosniaco-erzegovese si trovino prodotti con organismi geneticamente modificati, né ci è stato detto quali siano questi prodotti". Solo il progetto Strategia di sviluppo BiH (PRSP) ha aperto la possibilità che la BiH un giorno avrà una legislazione in grado di regolare le questioni sull’idoneità degli alimenti. Ne sperano anche al Ministero federale per l’agricoltura e dell’ambiente, al quale ci hanno detto che "a livello della BiH è stato formato un gruppo di lavoro che entro il 31 maggio di quest’anno formulerà una legge sulla sicurezza alimentare, con la quale dovrebbe essere prevista l’impossibilità di importare alimenti provenienti da organismi geneticamente modificati, finché non saranno stilati tutti gli atti legislativi per questo ambito". Ma, finché la legge non si "fa" e non si approva, e in attesa che finalmente gli scienziati dicano se il dottor Pusztai aveva ragione o no, ai cittadini raccomandiamo prudenza e di leggere attentamente le dichiarazioni sul prodotto. Se presenti, ovviamente.

Scrive Snježana Mulić-Bušatlija
pubblicato sul settimanale sarajevese DANI il 12 marzo 2004
Traduzione di Luka Zanoni
22/04/2004

Archivio (online o pdf):

  1. pdf L’Albero Pazzo 2
    Maggio 2002
  2. pdf L’Albero Pazzo 3 - 4
    Luglio 2002
  3. pdf L’Albero Pazzo 5
    Novembre 2002
  4. pdf L’Albero Pazzo 6
    Febbraio 2003
  5. pdf L’Albero Pazzo 7
    Aprile 2003
  6. pdf L’Albero Pazzo 8 - 9
    Luglio - Agosto 2003
  7. pdf L’Albero Pazzo 10 - 11
    Dicembre 2003
  8. pdf L’Albero Pazzo 12
    Settembre 2004