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Off shore: questo gas è soffocante

a cura del

Circolo Legambiente Pisa

L’IMPIANTO DI GASSIFICAZIONE AL LARGO DELLE COSTE PISANO-LIVORNESI FA MALE ALL’AMBIENTE E AL NOSTRO FUTURO

È di nuovo all’ordine del giorno l’impianto "off shore" per la gassificazione del metano al largo della nostra costa: si aspetta il parere della Regione per la sua approvazione. Si tratta di una nave-piattaforma, cui possono attraccare altre navi cariche di metano liquido, che lì sarebbe riportato allo stato gassoso e, tramite un condotto, immesso nella rete di distribuzione a terra.

Perplessità e contrarietà sono già emerse da più parti. Il Circolo Legambiente di Pisa si unisce a quanti hanno espresso un chiaro "no" all’impianto. I motivi non mancano: dalle preoccupazioni per gli equilibri ambientali alle forti riserve sulle politiche energetiche proposte..

Per gli aspetti ambientali, mentre aspettiamo i risultati della valutazione della Regione, non mancano elementi di preoccupazione: l’impianto off shore sarebbe il primo del genere ad essere realizzato e un altro impianto simile (ma a terra) sarebbe realizzato a Rosignano, mentre l’area Livornese (di cui Pisa fa parte perché gli inquinanti non conoscono confini) è già gravata dalla presenza di altri impianti industriali, anche classificati a rischio, con le relative emissioni in aria, come si desume dai dati della Provincia e della Regione. E non dimentichiamo che il metano è un "gas serra" molto attivo e anche una piccolissima perdita percentuale in atmosfera potrebbe costituire un danno ambientale rilevante.

Ma la domanda più importante è: a cosa serve questo metano? Sicuramente serve alle grandi compagnie che cercano di spartirsi il mercato dell’energia. Serve anche all’azienda municipalizzata ASA, che sta per essere privatizzata e potrebbe vedere così aumentato il suo valore. Ma ai cittadini, al futuro della Toscana questo gas serve? È utile o dannoso?

Il metano è meno inquinante di altri combustibili fossili e, quindi, la sua introduzione in sostituzione di questi ultimi sarebbe da valutare positivamente. Proprio alle porte di Livorno si trova una centrale che sarebbe meno inquinante se fosse alimentata a metano. Ma non sembra questo l’obiettivo: cioè l’uso del metano per ridurre l’inquinamento, mentre subito si attivano politiche di risparmio e di maggiore efficienza nell’uso energetico per ottenere gli stessi servizi con minori consumi e si promuovono le fonti rinnovabili già mature. Non è fantascienza, è realtà possibile. Non a caso la Germania, che ha iniziato questa strada, raggiungerà in anticipo gli obiettivi di Kyoto, mentre l’Italia ha aumentato, anziché diminuire, l’emissione di gas serra. E’ doveroso ricordare che le variazioni climatiche non sono una fantasia degli ambientalisti, senza alcun effetto: organismi internazionali hanno valutato in 36.000 i morti in Europa tra le persone a rischio per il caldo dell’estate 2003.

In presenza di un sistema di produzione e distribuzione ormai privatizzato che produce black out per difetti di gestione (non per mancanza di potenza: il black out si è avuto nella notte tra sabato e domenica!), di un sistema che male utilizza e che spreca energia, non si pensa ad usarla bene, ma si preferisce produrne ancora di più, sapendo che una maggiore produzione peggiorerà ulteriormente le condizioni del pianeta, aggravando ancora la crisi energetica, in una spirale che si allarga fino ad essere, come già è, insostenibile.

Un meccanismo messo in moto da interessi economici. Le numerose nuove centrali previste in tutt’Italia (come in altri paesi) non rispondono a necessità individuate da una qualche pianificazione energetica, ma a necessità d’investimento di capitali da parte di società multinazionali. La liberalizzazione della produzione energetica può indurre produttori-venditori a mettere sul mercato una maggior quantità di "merce energia": più si vende e più si guadagna con buona pace di Kyoto, dell'ambiente e della salute.

La Regione Toscana, prima in Italia, ha presentato nel 2000, un Piano Energetico nel quale si afferma di non voler occuparsi solo di produzione, ma anche e soprattutto di riduzione della domanda attraverso la razionalizzazione e l’efficienza del sistema energetico locale. Non crediamo che gli impianti della nostra costa rispondano a questo giusto obiettivo, al contrario vanno verso un maggior consumo di energia ed il conseguente danno ambientale, come nelle ultime calde estati, sempre più piene di condizionatori d’aria. La Regione Toscana non è nuova a questa contraddizione: buone intenzioni e buone leggi…ma, spesso, la realtà è un’altra cosa. Ci auguriamo che le prossime decisioni possano smentire tutte le nostre preoccupazioni.

Circolo Legambiente Pisa

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