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D: Kyoto stabilisce una riduzione del 5,2 per cento e non parte. Lei rilancia al 50-60 per cento. Come
ci si può arrivare?
R: «A poco a poco, nell’arco di tutto questo secolo. Facendo iniziare prima i Paesi
industrializzati e poi includendo quelli in via di impetuoso sviluppo, come Cina e India, i cui consumi energetici e le
cui emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra sono in rapida ascesa».
D: In pratica, quale ricetta energetica si dovrebbe adottare?
R: «La più ragionevole. Eliminazione degli sprechi, maggiore efficienza degli impianti,
sostituzione graduale dell’energia prodotta dagli idrocarburi (che bruciando emettono anidride carbonica) con le
energie rinnovabili prive di emissioni. Non c’è altra soluzione. Altrimenti l’effetto serra
raggiungerà valori insopportabili per gli ecosistemi e per l’uomo. Anche se il protocollo di Kyoto non è
sufficiente, la strada che indica è l’unica. Ma è necessario cominciare subito per dare il segnale
giusto al mondo produttivo».
D: Così facendo le anomalie climatiche scompariranno?
R: «C’è un’inevitabile inerzia del sistema. L’effetto serra continuerà
ad avanzare. Poi, mano a mano che i gas serra in atmosfera si stabilizzeranno, cioè cesseranno di crescere, tutto
il sistema climatico potrà tornare alla normalità».
D: Chi ci assicura che le anomalie sono attribuibili all’uomo?
R: «Nell’ultimo secolo la temperatura alla superficie della terra e dei mari è
aumentata tra 0,6 e 1 grado. Il livello medio dei mari è cresciuto tra 10 e 25 centimetri. Si sono ridotti i
ghiacciai e alterati gli andamenti delle precipitazioni. Nello stesso tempo sono aumentati i consumi degli idrocarburi e
le concentrazioni in atmosfera dei gas che trattengono la radiazione termica del sole. L’uomo è diventato una
forza della natura in grado di alterare il clima».
D: E il contributo al cambiamento climatico dei fattori naturali, uomo escluso, qual è?
R: «I più aggiornati e raffinati modelli matematici a nostra disposizione, che si basano su
studi di scienziati di una decina di Paesi diversi, ci indicano che le anomalie climatiche osservate sono
prevalentemente dovute alle attività dell’uomo e possono dipendere solo in minima parte da altri fattori
naturali, come l’attività del sole e i vulcani. La mia opinione è che l’uomo è responsabile
al 70 per cento di quello che vediamo. D’altra parte, le ricostruzioni storiche ci confermano che le temperature
del pianeta, negli ultimi mille anni, hanno subito solo piccole oscillazioni e che invece le variazioni più
significative stanno avvenendo in un arco temporale molto piccolo, dopo la rivoluzione industriale».
D: Gli scienziati scettici affermano che l’incertezza sul funzionamento del sistema climatico
è troppo grande per trarre conclusioni. Lei che ne pensa?
R: «Penso che, purtroppo, molti degli scienziati scettici sono pagati dalle multinazionali del
petrolio».