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Intervista a Enzo Tiezzi: "La minaccia è l’effetto serra, il resto sono balle"

di

David Fiesoli

D: Professore, siamo vicini all’alba del giorno dopo?
R: No. Parlerei invece di grandi evaporazioni delle masse d’acqua a causa del riscaldamento globale, fenomeno che determina non nuove glaciazioni, ma l’aumento degli eventi estremi: cicloni, tornado, trombe d’aria e, perché no, nevicate a maggio. Scompaiono lentamente primavera e autunno, stiamo andando verso un’alternanza di inverno ed estate senza peraltro che si rispettino i tempi canonici: un dicembre più caldo del normale o un giugno inaspettatamente freddo. Alluvioni seguite da siccità. Ciò che mette in allarme è la frequenza con cui questi fenomeni si ripetono: non sono più eccezionali. Il blocco della corrente del Golfo è fantascienza, e l’innalzamento del livello dei mari è nell’ordine di qualche centimetro e non fa temere catastrofi sulle coste. Inoltre, l’ipotesi della glaciazione riprodurrebbe i ghiacciai e il fenomeno del loro scioglimento si bloccherebbe. In realtà, proprio lo scioglimento dei ghiacci è il vero problema, l’unica minaccia è l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera.

D: L’effetto serra: cosa accadrà e quando?
R: Ora: sta già accadendo. Non si tratta di valutare i problemi sulla base di fenomeni come le glaciazioni, che interessano periodi di milioni di anni. Guardiamo quello che è successo negli ultimi vent’anni: quando sono nato, 66 anni fa, l’anidride carbonica da combustibili fossili era 200 parti per milione, arrivò a 250 ppm quando studiavo all’università, e oggi ha raggiunto i 350 ppm. I cicloni ai Carabi sono decuplicati, le alluvioni in Europa aumentano d’intensità mentre al sud avanza la siccità. Questa è la minaccia grave, il resto sono balle, nulla di serio.

D: Dunque la catastrofe è già sotto gli occhi di tutti?
R: Si. Vent’anni fa Venezia andava sott’acqua tre volte l’anno, quest’anno è già andata sotto 65 volte. Di questo passo la perderemo. Ecco le cose che devono preoccupare: la tremenda grandinata che ha colpito Siena per più di un’ora, i disastri che il cambiamento climatico determina per l’agricoltura, questo freddo intenso, questa pioggia violenta. Poi verrà al siccità, ci scommetto, come l’anno scorso.

D: Di chi è la responsabilità? Dei governi che non ratificano i trattati come gli USA di Kyoto? Dei cittadini che tirano a campare? Delle multinazionali?
R: I governi che non hanno ratificato il trattato di Kyoto per limitare l’immissione di gas serra in atmosfera hanno una responsabilità gravissima nei confronti delle generazioni future. Possiamo essere fieri, in questo senso, di essere europei. Gli USA invece si comportano malissimo, perché sono governati dai petrolieri. I cittadini vedono il clima che sta cambiando, ma si sentono impotenti e preda dei mass media, che fanno di tutto per creare confusione, basta guardare i programmi di Cecchi Paone. Ma la responsabilità maggiore è delle multinazionali del petrolio nel mondo: sanno bene quale minaccia incomba sul pianeta ma non vogliono cedere di fronte alle energie pulite. Invece, i soldi del petrolio dovrebbero essere investiti nella ricerca, per arrivare alle energie rinnovabili, come il fotovoltaico, l’eolico, l’olio di colza per le auto. Qualsiasi combustibile da biomassa ha effetto serra zero, perché restituisce l’anidride carbonica che ha preso. Il comportamento delle multinazionali è criminale: mi chiedo perché la Philip Morris deve pagare i danni da fumo e loro no.

D: Come si pone la scienza di fronte agli allarmi degli ambientalisti?
R: Ci sono due posizioni aberranti. Una è quella dei paleogeologi al soldo delle multinazionali che minimizzano e dicono che anche nel Settecento è nevicato di maggio ma era un’eccezione, mentre con i fenomeni estremi facciamo i conti anno dopo anno. E quando parlano di ere geologiche e di glaciazioni, che non c’entrano niente, creano solo confusione. L’altra posizione aberrante è quella del catastrofismo ecologico: città che scompaiono, morti, migrazioni. Anche questo crea confusione, perché l’antartide non sparisce e Livorno non va sott’acqua. E siccome questo non accade, i minimizzatori hano buon gioco nel dire: vedete come esagerano?

D: Lei è ottimista o pessimista?
R: Il mio parere personale è che siamo come nel 400 dopo Cristo, molto vicini alla caduta dell’impero. Mi pare che gli USA, nonostante le lobby, non ce la facciano più ad imporre la loro cinica e miope visione del mondo. Se l’Europa si libera dalla sudditanza di questo impero corrotto, c’è speranza, se Bush fa la fine degli ultimi imperatori corrotti dell’impero romano, si può sperare.

Enzo Tiezzi è professore ordinario di chimica fisica all’Università di Siena. Ha dato contributi nel campo delle risonanze magnetiche e si è a lungo impegnato nella difesa dell’ambiente. Autore di numerosi saggi e pubblicazioni, tra i suoi libri: Tempi storici, tempi biologici (1984); con Claudio Rossi ha curato Ecological Physical (New York, 1991); La Bellezza e la Scienza (1998); Che cos’è lo sviluppo sostenibile, con Nadia Marchettini (1999).

Fonte: Il Tirreno, 9 maggio 2004

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