Eurostat (l’ufficio statistico della Commissione Europea) ha pubblicato il rapporto annuale rifferito a temi ambientali. Luci e ombre per l’Italia.
I “voti” migliori di questa pagella continentale l’Italia li prende nelle materie energia e rifiuti.
La produzione di energia da fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico) in Italia infatti, è oggi (dal 2014 al 2016) sopra la media europea, mentre siamo stati sempre sotto fino al 2011. Il 17,5% del totale dell’energia prodotta è di origine “verde”. Un trend in crescita proprio nel fotovoltaico, ne consegue che anche la produzione di gas serra è inferiore alla media, anche se rimane distante dagli obiettivi europei e internazionali.
Relativamente buoni anche i risultati nel settore del riciclaggio e della gestione dei rifiuti speciali e urbani: dopo essere stati per anni infatti al di sotto della media europea, dal 2016 abbiamo raggiunto il 45% di riciclaggio dei rifiuti urbani e oltre il 50% nei rifiuti speciali (era il 25% nel 2007), affermandoci come uno dei Paesi più avanzati nel campo dell’economia circolare.
Dato allarmante invece sulla produzione di rifiuti totali, che in Italia continua a crescere (dai 1441 kg/procapite nel 2004 ai 1772 di oggi).
Non male il voto anche nel settore idrico (depurazione e inquinamento dei corpi idrici), dove l’Italia ha fatto in questi ultimi anni passi da gigante, con concentrazioni di nitrati e fosfati nei corpi idrici più bassi della media europea.
Italia bocciata in inquinamento e qualità dell’aria. Le concentrazioni di polveri sottili e particolato in Italia mostrano una situazione peggiore rispetto alla media europea: 21 microgrammi per metro cubo, contro i 14 della media europea e un limite da raggiungere di 20 nel 2020. Un fenomeno che se mediamente si pone al di sotto dei valori limiti (25 microgrammi per metro cubo ad oggi), esplode nelle aree urbane con valori ben sopra i limiti per particolato e ossidi di azoto, derivanti soprattutto dal traffico. La Pianura Padana rimane una delle aree europee più inquinate. Anche l’ultimo Rapporto ISPRA sulla qualità urbana (dati 2016) ricorda che l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) ha inserito l’Italia fra le nazioni con l’indice di rischio sanitario più alto per l’esposizione all’inquinamento atmosferico outdoor.
I decessi stimati dalla Aea per inquinamento atmosferico in Italia sono oltre 50.000. Per quanto concerne la qualità dell’aria, gli sforamenti dei limiti di polveri sottili e ozono sono frequenti e diffusi, colpendo nel 2016 ben 34 aree urbane. Pm10 quindi ancora oltre la norma in molte città italiane, soprattutto nel bacino padano. Ma non siamo soli: l’inquinamento atmosferico è la principale criticità ambientale in tutta Europa, con un effetto sanitario disastroso e ancora poco noto e oggetto di discussione pubblica, essendo 400.000 le persone morte in modo prematuro in Europa a causa dell’esposizione all’inquinamento dell’aria.
Il rapporto di Eurostat indica quindi gli obiettivi di politica ambientale da perseguire: ridurre le emissioni di gas serra aumentando efficienza energetica e fonti rinnovabili e riducendo i sussidi ai combustibili fossili, oltre a ridurre il traffico nelle aree urbane con progetti di mobilità sostenibile integrati.
Fonte: Il Tirreno 13.9.2018