Il progetto bocciato prevedeva una volumetria totale di 1.196.800 m3 (di cui 168.000 per lo stadio) di nuovi edifici con 3 grattacieli, con problemi di trasporto e rischio idraulico. Il progetto che segue l’accordo Comune – società sportiva porta una riduzione delle cubature, ma restano gli altri problemi. Intanto anche la società sportiva Lazio dichiara di volere il suo stadio.
Riportiamo da Greenreport un articolo con pareri contrastanti (Legambiente resta contraria) e, sotto, quanto scritto a proposito del progetto precedente.
(27 febbraio 2017)
Stadio della Roma, Legambiente conferma il no: Della Seta interviene come consulente del progetto
Eco-Radicali: cubature tagliate del 50%? NO, aumentate del 500% rispetto alle previsioni del PRG
Dopo l’intervista a La Repubblica di Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, ex senatore del Pd ed esponente di Green Italia, Legambiente ha ricordato che «Come già ampiamente ribadito, dopo l’accordo tra amministrazione capitolina e As Roma per la costruzione di Business Park e Stadio di Tor di Valle, e in attesa di verificare le specifiche del progetto, Legambiente rimane contraria al progetto immobiliare legato allo Stadio della Roma. Questa è la posizione di Legambiente, che non deve essere confusa con quella espressa nell’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica da Roberto Della Seta, ex presidente dell’associazione, che in questa vicenda è coinvolto direttamente in quanto consulente del costruttore Luca Parnasi per l’operazione immobiliare dello Stadio».
Della Seta ha detto a La Repubblica che «Se lo stadio nascerà con le caratteristiche concordate l’altra sera tra amministrazione e privati, allora nascerà un insieme di opere utili non solo alla squadra e al pubblico dei tifosi ma a tutta la città». Ma l’ex presidente nazionale del Cigno Verde si è dichiarato dispiaciuto, come ambientalista perché nel nuovo progetto non ci saranno le tre torri progettate da Daniel Libeskind: «Penso che i grattacieli siano un simbolo di una città ecologica, perché a parità di cubature occupano meno suolo. E poi, essendo concentrati, favoriscono l’efficienza energetica e un modo migliore di organizzare lo spazio urbano, specie in una città che, nei decenni, ha avuto uno sviluppo orizzontale e disordinato». Ma Della Seta ha aggiunto: «L’importante, per me, è che siano rimasti gli aspetti decisivi sottolineati dalla sindaca. E il primo è che tutto quello che si realizzerà a Tor di Valle avrà certificazioni “Leed Gold” che in tutto il mondo contraddistingue i grandi insediamenti realizzati secondo standard di eccellenza sull’uso dei materiali ecocompatibili e dell’efficienza energetica».
Invece, per Legambiente «Il taglio delle torri e la riduzione delle cubature in variante al piano regolatore è un piccolo passo avanti, rispetto a un progetto immobiliare da oltre 500mila metri cubi in variante al Piano Regolatore, che nulla ha a che fare con lo Stadio della Roma. Si conferma l’errore dell’area scelta che rimarrà irraggiungibile con i mezzi pubblici, in particolare con la metropolitana, visto che il progetto sembra finanziare solo la riqualificazione della stazione di Tor di Valle ma continueranno a passare i soliti pochi, vecchi treni di una linea che funziona malissimo. Inoltre, a confermare l’errore nella scelta dell’area, è proprio il fatto che gran parte della cubatura da realizzare viene motivata con la spesa per la messa in sicurezza idrogeologica».
Della Seta ha risposto alle critiche sulla viabilità avanzate da Legambiente e da altri: «Questa infrastruttura è pensata per essere collegata alla città grazie al trasporto su ferro. Anziché la metro si è preferito puntare sulla ferrovia Roma-Lido che attualmente è nota per la sua inefficienza e, invece, ha finalmente l’occasione di essere radicalmente trasformata. E questo grazie anche a quanto fatto inserire in delibera dall’allora sindaco Ignazio Marino che volle mettere per iscritto che il 50% dei tifosi dovesse raggiungere lo stadio via treno». Della Seta si augura che non ci siano sorprese: «Sarebbe un segno di novità poter avere un impianto di questo tipo. In Italia gli stadi raggiungibili su ferro sono pochi. Forse giusto San Siro».
Già prima dell’intervista di Della Seta a La Repubblica, il vice presidente nazionale del Cigno Verde, Edoardo Zanchini, aveva annunciato che la posizione Legambiente rimane critica: «L’accordo sullo Stadio conferma l’errore nella scelta dell’area, con cubature che servono a mettere in sicurezza idrogeologica l’area e che continuano a mancare per la metropolitana».
Per quanto riguarda l’assenza nel nuovo progetto del ponte di collegamento con la Roma- Fiumicino. Della Seta ribatte che «Un ponte è già previsto in quel quadrante: bisognerà controllarne i tempi di costruzione. L’intervento indispensabile resta quello sulla via Ostiense e sulla via del Mare che, a prescindere dallo stadio, sono un’arteria pericolosa e mal ridotta. La priorità, per me, resta mettere in sicurezza il collegamento viario. Anche se mi auguro che i tifosi prediligano il trasporto su ferro. Mi sembra un passo avanti. Si è trovato un punto di incontro tra interessi privati e quelli dell’amministrazione. E non dimentichiamo che alla città resterà anche un parco fluviale, il secondo o terzo spazio verde all’interno del Raccordo. Mi sembra un segno di qualità urbanistica che per Roma è una novità».
Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, la pensa in maniera totalmente opposta: «Il risultato delle trattative sullo stadio è che rimane più di mezzo milione di metri cubi di cemento e spariscono le opere pubbliche. Ci rivolgiamo alla giunta Raggi, chiedendo chiarezza su quanto deciso nell’accordo con l’AS Roma, da un lato infatti non emerge alcuna certezza sull’accessibilità su mezzo pubblico così come era previsto dalla delibera di pubblico interesse, dall’altro lato comunque ci troveremmo di fronte alla nascita di un quartiere da 600mila metri cubi di uffici e strutture commerciali. L’ultimo accordo conferma quanto fosse sbagliata la scelta dell’area, visto che gran parte della cubatura da realizzare viene motivata proprio con la spesa per la messa in sicurezza dell’area dai enormi rischi idrogeologici che la contraddistinguono».
La pensa come Legambiente anche, Fabrizio Cianci, segretario deli EcoRadicali – Associazione radicale ecologista: Dopo aver detto tutto e il contrario di tutto, alla fine il Movimento di Grillo ha deciso che lo stadio si farà, cercando di presentare quella che è una resa come una vittoria. La Sindaca Raggi fa disinformazione. Non sono state tagliate le cubature del 50%, semmai sono state aumentate del 500% rispetto alle previsioni del Piano Regolatore. La Giunta si è piegata ai diktat degli interessi forti, avallando una gigantesca operazione immobiliare al di fuori del Piano Regolatore. Si va ad aggiungere cemento in una città che conta almeno 100mila immobili invenduti. Si continua a nascondere ai tifosi che la AS Roma non sarebbe proprietaria, ma solo affittuaria. Ai romani, rimarrà, piuttosto, l’ennesimo quartiere inutile da mantenere con le proprie tasse. Il 20 febbraio, gli EcoRadicali hanno inviato l’intero dossier sullo Stadio alla Commissione europea. Abbiamo segnalato quelle che a nostro avviso rappresentano gravi carenze e violazioni del Diritto comunitario. Ma questo è solo l’inizio. La vicenda dello Stadio è l’ennesimo capito della storia – tutta italiana – dell’urbanistica contrattata e al di fuori dei piani urbanistici. Tale tradizione è causa primaria del consumo di suolo e della condizione generalizzata di dissesto del territorio italiano, nonché della scarsa efficienza e qualità della vita di tutte le città italiane: Roma prima di tutte. Sono davvero inutili le promesse della Sindaca circa il ricorso alla bioedilizia e al “risparmio energetico”: una foglia di fico per dare una parvenza “green” a quella che rimane in ogni caso a una speculazione edilizia. Per queste ragioni, promuoveremo ulteriori iniziative. Siamo favorevoli che Roma e Lazio abbiano stadi propri come nel resto d’Europa ma questi devono essere localizzati nelle aree previste, anche per cogliere l’occasione di riqualificare aree già compromesse. Prima ancora che tifosi, siamo cittadini».
(16 febbraio 2017)
Legambiente: «No al cemento e stop al consumo di suolo a Tor di Valle»
Il nuovo stadio della Roma sta facendo discutere e ha provocato terremoti nella Giunta romana e nell’elettorato grillino e Legambiente, che da sempre è contraria al progetto, ha cercato di rimpolpare le ragioni degli oppositori con il blitz “No al cemento – Stop al consumo di suolo» all’ingresso del vecchio ippodromo di Tor di Valle.
I volontari del Cigno Verde hanno esposto striscioni e manifesti illustrativi contro lo “Stadio della Roma” che illustravano quanto sarà impattante il progetto da circa 1 milione di m3 di cemento e spiegano che «I nuovi edifici corrisponderanno a 25 torri di Tor Bella Monaca, 9 volte la nuova Stazione Tiburtina o l’hotel Hilton di Monte Mario ma anche quanto 100 palazzi di 6 piani e l’eventuale riduzione del 25% delle cubature della quale si parla, tutta da verificare, dai dati esposti sarebbe comunque un diluvio di cemento».
I dati citati dagli ambientalisti provengono dalla Relazione Introduttiva Descrittiva del progetto, pubblicata sul sito internet della Regione Lazio e dai quali viene fuori che «Lo stadio occuperebbe una superficie di 52.500 mq per uno sviluppo di 168.000 metri cubi secondo parametri del piano, il Business Park sarebbe da 281.500 mq e un totale di 964.800 metri cubi, il cosiddetto “Convivium” sarebbe da 20.000 mq e 64.000 metri cubi; in conferenza dei servizi si sta discutendo di un progetto di addirittura 1.196.800 metri cubi complessivi. Secondo i conteggi da parametri, la frequentazione nei giorni feriali sarebbe di almeno 9.440 persone nell’area (come una cittadina delle dimensioni di Subiaco), i quali, se viaggiassero sulla Roma-Lido ne aumenterebbero il carico di utenza del 10% con conseguenze drammatiche sulla già pessima qualità di viaggio nella tratta. Anche se tutta da verificare, la riduzione del 25% della quale si parla nelle ultime ore, riguardante ovviamente solo Convinvium e Business Park, è irrisoria rispetto all’impatto complessivo e porterebbe il progetto a una portata totale comunque di 939.600 metri cubi».
Durante il blitz, il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, ha ribadito: «No al cemento a Tor di Valle e al consumo di suolo a Roma, con un progetto pensato speculando sulla passione sportiva, nella capitale ci sarebbe un diluvio di un milione di metri cubi di cemento e l’ennesimo quartiere nato dove non dovrebbe e senza il trasporto pubblico necessario. È surreale e irresponsabile che in tempi dove impariamo a fare i conti con la violenza del clima si spinga un tale diluvio di cemento a pochi metri dal Tevere nell’ultima ansa libera dentro Roma. Pensando al trasporto pubblico poi, fa rabbrividire l’idea che a trasportare i tifosi verso lo stadio e le migliaia di persone che quotidianamente dovrebbero raggiungere il nuovo quartiere di uffici, dovrebbe essere la Roma-Lido, peggior linea ferroviaria d’Italia e la più frequentata con centomila viaggiatori giornalieri; insomma si costruirebbero palazzi, si chiuderebbe nel cemento un fosso e si farebbero nuove strade che portano a questa speculazione, ma l’unico intervento di cui la zona avrebbe bisogno, la metropolitana con il prolungamento della B o la trasformare della Roma-Lido, non sarebbe mai realizzato. La conferenza di servizi non si può chiudere il 3 marzo positivamente perché non c’è la garanzia sull’accessibilità con i mezzi pubblici che la delibera comunale di interesse pubblico vincolava peraltro ad una portata di almeno la metà dei tifosi».
Mentre qualche forza politica sembra accorgersi solo ora del progetto dello stadio – per magnificarlo, affossarlo o per dilaniarsi al proprio interno – Legambiente ricorda che da quando è nato il progetto nel 2013 «ha sempre criticato duramente l’enorme portata cementificatoria che a nove anni esatti dall’approvazione del Prg di Roma (delibera comunale del 12/02/2008), prevede che la prima opera realizzata sia in deroga al piano stesso, le cui previsioni salterebbero immediatamente; per raggiungere il dimensionamento previsto dal Prg vigente (circa 69 milioni di mc) mancano circa 15 milioni di mc fatti di Centralità da pianificare, programmi integrati, piani di recupero dei Toponimi (zone ex abusive). Davanti a ciò si procede non solo in deroga, ma con cubature aggiuntive a quel dimensionamento, che tante battaglie è costato agli ambientalisti romani, si pensi che il prg adottato aveva un dimensionamento di 77 milioni di mc».
Secondo gli ambientalisti, quella dello “Stadio della Roma” a Tor di Valle è un’operazione urbanistica simile a tante del passato, «come Tor Pagnotta, maggior intervento nel piano dove sono previsti un milione di metri cubi senza metro e con un filobus che non c’è».
Il Cigno Vede del Lazio riassume: «Con la scusa dello Stadio un diluvio di cemento! Senza mezzi pubblici decade l’utilità pubblica e la conferenza dei servizi non può chiudersi. Il taglio sulle cubature del 25%, tutto da verificare, sarebbe irrisorio, diluvio di cemento era e diluvio di cemento rimarrebbe! Tor di Valle sarebbe la più grande e grave variante al piano regolatore di Roma, in linea con le pessime scelte urbanistiche del passato».
Scacchi conclude: «Il progetto significherebbe che, come è stato per decenni lo sviluppo urbanistico romano, continua a essere in mano ai privati di turno e con deroghe che fanno nascere quartieri di Roma senza servizi indispensabili, in barba al buon senso e alle regole; se poi si volesse davvero riqualificare l’area in questione non è certo l’asfalto e il cemento la migliore delle soluzioni. Se il progetto proseguisse non potremmo che costatare una raggelante continuità di scelte urbanistiche della Giunta Comunale in linea con quelle sciagurate del passato e che renderebbe peggiore la città».