Alcune note sul cosiddetto elettrosmog da telefonia mobile (pagina aggiornata la 2015 – le informazioni base sono tuttora valide)
Campi elettromagnetici e telefonia mobile
Il segnale della telefonia mobile, come molti altri, è trasportato da variazioni di un campo elettromagnetico, una proprietà dello spazio, anche vuoto, correlata alle forze subite dalle cariche elettriche. È detto elettromagnetico perché composto dalla variazione periodica nel tempo dei due campi correlati, il campo elettrico e il campo magnetico. La grandezza comunemente considerata nelle misure è l’intensità di campo elettrico, espressa in V/m (Volt/metro). Da questo dipende l’energia che ogni secondo attraversa 1 m2 di superficie perpendicolare alla direzione di propagazione: la densità di potenza misurata in W/m2 (Watt/metro quadrato); maggiore è l’intensità del campo elettrico e maggiore è la densità di potenza (la seconda è direttamente proporzionale al quadrato del primo).
Un altro parametro da considerare è la frequenza, numero di oscillazioni per ciascun secondo. La telefonia mobile utilizza frequenze comprese tra 900 MHz e 1900MHz (MHz: milione di oscillazioni al secondo.)
Ciascuna SRB (Stazione Radio Base) è costituita da antenne che trasmettono il segnale al telefono cellulare ed antenne che ricevono il segnale trasmesso da quest’ultimo. Le antenne possono essere installate su appositi tralicci, oppure su edifici, in modo che il segnale possa essere irradiato senza troppe attenuazioni sul territorio interessato. Ogni SRB interessa una porzione limitata di territorio, detta comunemente cella. Le potenze in antenna possono variare tra i 25 Watt (per sistemi GSM) e circa 70 Watt (per sistemi TACS). Al suolo, i livelli d’intensità di campo elettrico che si riscontrano entro un raggio di 100-200 m da una stazione radio base sono generalmente compresi tra 0.1 e 2 V/m.
All’aumentare dell’altezza da terra, il campo elettrico aumenta in quanto ci si avvicina alla direzione di massimo irraggiamento delle antenne trasmittenti (che di solito sono poste a 25-30 m da terra). A scopo cautelativo, nella zona circostante l’impianto, è necessario che non siano presenti edifici elevati in un raggio di circa 30-40 metri.
Mappa della distribuzione verticale del campo elettrico generato da una tipica SRB
(distanze orizzontali e verticali in m)
Effetti sulla salute
Le stazioni radio base (SRB) per la telefonia mobile sono gli impianti di telecomunicazione che, per la loro capillare diffusione nei centri abitati, generano maggiore preoccupazione tra i cittadini.
I campi con le frequenze utilizzate per la telefonia mobile producono un innalzamento della temperatura dei tessuti, con un possibile loro danneggiamento e ricadute negative sulla salute. Il rischio è correlato positivamente con l’intensità del campo e la conseguente densità di potenza.
La telefonia mobile si distingue per un importante aspetto dalle altre fonti d’inquinamento elettromagnetico. Un’emissione radio-televisiva o un radar si origina da una sorgente e si diffonde nello spazio sino al ricevente. Nella telefonia mobile abbiamo le emissioni della Stazione Radio Base, ma anche il telefono stesso ha un’antenna emittemte per dialogare con la cella. Il singolo telefono mobile emette una potenza molto minore di una cella, ma si trova in prossimità dei tessuti dell’utente che riceve la maggior dose di radiazioni inquinanti proprio dal suo apparecchio. Più lo usa, maggiori sono dose assorbita e danno alla salute.
L’intensità di campo elettrico e la densità di potenza assorbita sono tanto minori quanto più ci si allontana dalla Stazione Radio Base, ma la maggiore distanza dall’antenna non garantisce un minor danno. Al contrario, proprio un’antenna più distante dagli utenti potrebbe portare maggiore danno. Consideriamo l’analogia con un lampione che deve illuminare, ad esempio, un libro da leggere emettendo luce, anch’essa costituita da onde elettromagnetiche. L’utente ha bisogno di un minimo di densità di potenza della luce per potere veder la pagina; più l’utente è lontano dal lampione e più questo deve essere potente per consentire la lettura. In questo caso gli utenti più vicini avranno più luce, cioè più esposizione alle onde elettromagnetiche. Allontanare le celle trasmittenti dagli utenti impone una maggiore potenza e qualcuno più vicino alla SRB sarà maggiormente esposto.
Di conseguenza la relativa sicurezza si ottiene non allontanando le celle trasmittenti, ma imponendo che abbiano la minima potenza necessaria e, soprattutto, che ogni singolo utente sia sottoposto al minimo campo elettrico, emesso dalla cella come dal proprio telefono mobile.
Le attività di ricerca stanno proseguendo in tutto il mondo, promosse da governi nazionali e organizzazioni internazionali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di seguire per la prevenzione dai possibili effetti di lungo periodo il “principio cautelativo o di precauzione”, ossia di adottare misure di tutela della popolazione anche in assenza di dati definitivi sulla nocività dei campi elettromagnetici.
E’ necessario distinguere tra effetti sanitari acuti, o di breve periodo, ed effetti cronici, o di lungo periodo.
Gli effetti acuti possono manifestarsi come immediata conseguenza di esposizioni elevate sopra una certa soglia. Per esposizione alle alte frequenze (come la telefonia mobile): opacizzazione del cristallino, anomalie alla cornea, ridotta produzione di sperma, alterazioni delle funzioni neurali e neuromuscolari, alterazioni nel sistema immunitario
Gli effetti cronici possono manifestarsi dopo periodi anche lunghi di latenza in conseguenza di lievi esposizioni, senza alcuna soglia certa. Gli effetti cronici sono stati studiati attraverso numerose indagini epidemiologiche e studi su animali, che hanno dato fino ad oggi riscontri controversi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla base dei dati scientifici disponibili, sostiene che “non c’è nessuna evidenza convincente che l’esposizione abbrevi la durata della vita umana, né che induca o favorisca il cancro”.
Limiti di esposizione
Le leggi impongono un limite all’intensità di campo elettrico e alla densità di potenza. Tuttavia si tenga presente che le soglie sono limiti convenzionali che non corrispondono a un’assenza di rischio. Cioè: non è vero che sopra la soglia c’è rischio e sotto non c’è rischio. Invece il rischio non è mai nullo ed è circa proporzionale al valore dell’esposizione: più si è esposti e più grande è il rischio indotto; il rischio zero corrisponderebbe a esposizione nulla. La soglia è uno strumento di legge per limitare le emissioni e le concentrazioni d’inquinanti sotto un livello che il legislatore ritiene accettabile secondo informazioni provenienti dal mondo scientifico ritenute corrette. Storicamente, in altri campi, spesso le soglie sono state abbassate (anche di diversi ordini di grandezza) man mano che è stata dimostrata la pericolosità di un inquinante.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8.7.2003 fissa i limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per le frequenze comprese tra 0,1 MHz e 300.000 MHz.
Limite di esposizione: da non superare mai ai fini della tutela dagli effetti acuti
intensità campo elettrico 20 V/m densità di potenza 1 W/m2
Valore di attenzione: da non superare in ambienti dove la popolazione soggiorna per oltre quattro ore giornaliere ai fini della protezione da possibili effetti di lungo periodo
intensità campo elettrico 6 V/m densità di potenza 01 W/m2
Obiettivo di qualità: valore da raggiungere nel breve, medio e lungo periodo, attraverso l’uso di tecnologie e metodi di risanamento disponibili.
intensità campo elettrico 6 V/m densità di potenza 0,1 W/m2
Le soglie della legislazione italiana sono più basse rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea. Ad esempio la raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea n. 1999/519/CE del 12/7/99 fissa un livello di riferimento di 41 V/m per la frequenza di 900 MHz e di 58 V/m per la frequenza di 1800 MHz. Ma, ancora ad esempio, nel Canton Ticino il valore è di 3 V/m alla base dell’antenna.
Da notare che questi valori si applicano alle SRB e non ai dispositivi mobili come i telefoni cellulari, per i quali invece non esiste una normativa. A titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di circa 60 V/m a 10 cm. Si ribadisce che il pericolo maggiore viene dal “telefonino” personale.
Lasciamo infine un utile riferimento con una posizione critica sui rischi del cosiddetto elettrosmog e alcuni suggerimenti di autodifesa del cittadino: www.elettrosmog.com/fondazza/note/EltrsmgGuida.htm