Secondo le procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), Legambiente Toscana ha presentato al Ministero dell’Ambiente 12 osservazioni (predisposte da Legambiente Pisa) al progetto della Darsena Europa, il gigantesco ampliamento del porto di Livorno con una diga foranea che avenza in mare per oltre 3 Km. Le osservaioni riguardano gli aspetti ambientale, mentre le criticità economiche e commerciali sono affrontate in altri documenti, leggibili anche su questo sito (numerosi articoli alla voce “Darsena Europa”).
Le osservazioni presentano diverse criticità: dai possibili danni alle spiagge della cota pisana e il rischio di perdita di funzionalità del canale Scolmatore alll’insufficiente monitoraggio e i gravi rischi per il prezioso e delicato ambiente marino. Da notare che si esclude l'”opzione zero” (non realizzare l’opera) che deve, per legge, essere possibile considerare nelle proceduraa di VIA. Rischi ambientali ed economici continueranno ha essere oggetto di attenzione e impegno da parte di Legambiente-
Segue il testo delle osservazioni
DINAMICA COSTIERA»
OSSERVAZIONI 1, 2, 3, 4
EFFETTI SULLA LINEA DI COSTA E SUL CANALE SCOLMATORE
OSSERVAZIONE N° 1
Si prevede che la nuova struttura portuale possa introdurre squilibri sull’evoluzione della
linea di riva, già compromessa dalla perdita della cuspide fociva del fiume Arno (cfr. D004,
pag.7). Il trasporto solido potenzialmente in prossimità di foce Arno è diretto da nord verso sud e
tende a diminuire verso sud; le spiagge a nord sono infatti in erosione, mentre quelle più a sud
sono stabili (cfr. D004, pag.11). La previsione di un modesto fenomeno erosivo è presente negli
studi commissionati dal Comune di Pisa ed effettuati dalla società DHI S.r.l. di Genova, da cui
risulta che le opere previste dal progetto potrebbero produrre una rotazione della linea di riva
dovuta al progressivo accrescimento dell’arenile nell’area immediatamente adiacente alla foce
dello Scolmatore, e al suo arretramento nei primi due km a Nord della foce stessa. Qualora
questo documento non sia considerato nella documentazione presentata se ne chiede
l’acquisizione.
OSSERVAZIONE N° 2
È previsto un “sabbiodotto” come opera di “compensazione ambientale” (C004 e C008)
degli effetti erosivi (A003), che preleverebbe la sabbia accumulata in prossimità della foce del
Canale Scolmatore e la trasferirebbe a nord per ripascere la spiaggia per circa 2,5 Km.
A proposito di tale opera, si osserva che sono necessarie integrazioni agli studi in quanto:
«ACQUE»
OSSERVAZIONI 5, 6, 7, 8
INQUINAMENTO DELLE ACQUE MARINE E LORO MONITORAGGIO
OSSERVAZIONE N° 5
Il materiale che sarà scavato (sabbia e fango) risulta appartenente, in parte, alle categorie C
e D, quindi con tossicità elevata e inquinato da metalli pesanti, al punto che non è possibile
utilizzarlo per ripascimenti costieri. Sorprende che nelle analisi dei sedimenti presentate dal
progetto manchino riferimenti specifici agli idrocarburi, sicuramente presenti, viste le attività
svolte nella Darsena Toscana e addirittura presenti nelle acque di falda dell’Area Portuale. I dati
pregressi indicano, “soprattutto per le acque di falda, una contaminazione elevata e diffusa,
dovuta prevalentemente a metalli pesanti, idrocarburi e composti clorati” (Cfr. Relazione Finale
non Tecnica, “Fonti di pressione”, pag. 72). Tali contaminazioni derivano dalle attività
commerciali legate al trasporto marittimo, alle attività produttive di tipo chimico e ai solventi, oli
minerali, rame e metalli non ferrosi (pag. 74). Queste forme di inquinamento sono
presumibilmente presenti anche nei sedimenti marini interessati dagli scavi. Con la presente
osservazione, si richiede pertanto un’analisi dei sedimenti, mirata soprattutto alla ricerca
degli idrocarburi.
OSSERVAZIONE N° 6
Con decreto direttoriale dell’allora Ministero della Transizione Ecologica, in data 10
agosto 2021, si è concluso positivamente il procedimento relativo alla proposta di revisione del
perimetro del Sito di bonifica di Interesse Nazionale (SIN) di Livorno.
“Il procedimento (…) è concluso nel rispetto delle seguenti raccomandazioni:
a) è opportuno definire un programma di attività di monitoraggio periodico (con
approccio chimico ed ecotossicologico integrato) che permetta di valutare eventuali
fenomeni di possibile trasferimento degli inquinanti dal sedimento alla colonna d’acqua e
alla componente biologica; (…); c) è opportuno continuare ad applicare misure di
riduzione ed eliminazione di scarichi, emissioni e rilasci dei contaminanti chimici al fine
di raggiungere, anche nelle aree limitrofe, gli obiettivi di qualità previsti dalla Direttiva
Quadro 2000/60/CE “Acque” e dai relativi decreti di recepimento nazionali.
Le suddette attività di monitoraggio, prevenzione e controllo sull’area marina
recentemente esclusa dal sito di bonifica di interesse nazionale di “Livorno” e sulle aree
limitrofe sono attuate dalla Regione Toscana, competente ai sensi della Parte Terza del
Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (corpi idrici superficiali), con particolare
riferimento all’area della stazione ID65 e alle aree limitrofe”.
Dopo tale Decreto, l’unica attività di monitoraggio riportata nel “documento di sintesi non
tecnica” è stata curata dall’Autorità di Sistema Portuale (ex DM 173/2016 – Regolamento recante
modalità e criteri tecnici per l’autorizzazione all’immersione in mare dei materiali di escavo di
fondali marini) senza specificare se avessero interessato l’area della stazione ID65.
Si chiede pertanto di evidenziare le eventuali misure adottate dalla Regione Toscana per
ridurre ed eliminare scarichi, emissioni e rilasci di cui al citato comma c), e dar quindi conto
degli esiti delle attività di monitoraggio di cui al citato comma a).
OSSERVAZIONE N° 7
Sulla base del documento 1233_PD-A-004_3, la Regione Toscana con DGRT N. 3650 del
10/08/2015 ha decretato la restituzione agli usi legittimi dell’area delle due vasche di colmata del
porto di Livorno di competenza dell’Autorità Portuale. L’area, quindi, non risulta soggetta
all’applicazione dei procedimenti di bonifica ai sensi del D.Lgs. 152/06, mentre si indica di
procedere con il monitoraggio delle acque piezometriche.
Nello stesso atto la Regione precisa, inoltre, che gli ulteriori sedimenti eventualmente ancora
riversati nelle medesime vasche devono rispettare i limiti di col. B, e che nel caso di rinvenimenti
di anomalie o sedimenti non conformi, sussiste l’obbligo di riattivare le procedure di legge.
Si evidenzia che nel gennaio 2021 è stato aggiornato lo studio di fattibilità tecnica ed economica
per la realizzazione del terminal container della Darsena Europa (fase 1), nell’area delle attuali
casse di colmata; nella configurazione finale le attuali casse saranno destinate a piazzali portuali.
Stante l’obbligo di riattivare le procedure di legge in caso di rinvenimento di anomalie e/o
sedimenti non conformi, con la presente osservazione si chiede pertanto di conoscere il
risultato del monitoraggio delle acque piezometriche.
La destinazione a piazzali nella configurazione finale della Darsena Europa non esime infatti dal
controllo sia delle acque piezometriche che della tenuta delle vasche di colmata, in futuro
sottoposte a pressioni e a carichi maggiori dovuti al cambio di destinazione d’uso.
OSSERVAZIONE N° 8
Il PMA (Piano di Monitoraggio Ambientale) ha come oggetto le opere marittime di difesa
dei dragaggi previsti nella prima fase di attuazione della Piattaforma Europa, con una estensione
temporale “post operam” limitata (es. un anno) dopo la conclusione degli interventi “per valutare
gli effetti delle attività realizzate” (cfr. C002, pag 5). Tuttavia, gli effetti prodotti dalla
realizzazione dell’opera possono manifestarsi dopo un lasso di tempo molto maggiore: ad
esempio il bio/accumulo di metalli pesanti negli animali filtratori e predatori, la regressione dei
popolamenti bentonici, l’erosione, l’intorbidimento e la sedimentazione possono manifestarsi e
perdurare anche per diversi anni dopo la fine dei lavori.
La frequenza delle misure previste “post operam” non è significativa per il parametro da
misurare, come nel caso della misura con idrofono del rumore in acqua con due campagne di due
giorni nell’arco di un anno (cfr. C002. pagg. 19 e 36)
Inoltre, il PMA non prevede un monitoraggio specifico dei diversi parametri ambientali “post
operam” quando l’opera sarà in esercizio e il porto vedrà inevitabilmente un aumento di
tonnellaggio, stazza e tempo di sosta delle navi, con conseguente incremento delle pressioni su
tutte le matrici ambientali.
Chiediamo pertanto che nel progetto dell’opera sia previsto un monitoraggio “post operam”
permanente, predisponendo le strutture e le strumentazioni adatte allo scopo. Chiediamo,
inoltre, di aumentare significativamente la frequenza di detti rilevamenti.
«BIODIVERSITÀ»
OSSERVAZIONI 9, 10, 11
EFFETTI SULL’HABITAT MARINO
OSSERVAZIONE N° 9
Il progetto non prevede alcun trattamento dei sedimenti scavati ma solo la separazione
della fase solida da quella liquida tramite “manufatti di sfioro”. Finirebbero quindi in mare acqua
e sedimenti più fini, soprattutto (ma non esclusivamente) all’interno delle nuove dighe del porto.
I sedimenti fini dispersi in mare per la durata del cantiere (5 anni), secondo le previsioni
del progetto, supereranno le 1000 tonnellate al giorno e l’aumento della torbidità previsto verrà
monitorato giornalmente. Per quanto riguarda gli aspetti relativi al danno all’ambiente marino, i
problemi maggiori riguarderanno soprattutto la vicinanza (1,5 miglia) delle aree di lavoro con la
Area Marina Protetta delle Secche della Meloria e anche con l’appena istituito SIC di Calafuria,
distante pochissime miglia, oltre alle aree di nursery per la triglia ed il nasello e alle due aree per
la pesca dei bivalvi presenti a Nord-Ovest di Livorno. Tutto il litorale di Tirrenia è inoltre
importante area turistica e di balneazione.
La AMP Secche della Meloria e le aree rocciose limitrofe costituiscono un habitat da
tutelare in cui sono presenti sia popolamenti di posidonia che, a profondità maggiore, di
coralligeno con specie pregiate come i gorgonacei. Le correnti con venti da est e da nord est
porterebbero la parte più sottile dei sedimenti sollevati dai lavori verso le Secche, dove la velocità
delle correnti diminuisce favorendo la sedimentazione. I danni che ne conseguirebbero
comporterebbero sia il soffocamento della posidonia (Posidonia oceanica), che del coralligeno e
delle numerose specie algali nonché degli animali filtratori che lo compongono. Fenomeni simili
potrebbero registrarsi anche lungo l’area costiera del SIC di Calafuria. In quest’area, è insediata
un’estesa popolazione di corallo rosso (Corallium rubrum), specie ad alto valore naturalistico,
paesaggistico ed economico, soggetta a particolari misure di protezione in tutta Europa e in tutto
il Mediterraneo e particolarmente sensibile all’aumento della sedimentazione. La presenza di
questo popolamento di corallo rosso, oggetto di numerose ricerche scientifiche e nota a livello
internazionale, ha costituito una delle principali motivazioni per la richiesta del SIC di Calafuria.
Chiediamo pertanto se è stato valutato compiutamente l’effetto dell’aumento della
sedimentazione sul coralligeno dell’AMP “Secche delle Meloria” e del SIC di Calafuria.
OSSERVAZIONE N° 10
L’aumento della torbidità previsto, che non potrà essere contenuto da “panne” galleggianti
perché esteso a tutta la colonna d’acqua, ridurrà l’attività fotosintetica in quest’ultima e sul fondo,
interessando anche la Posidonia oceanica nonché i popolamenti algali di un’area molto vasta.
Il trapianto di Posidonia, previsto nel progetto come misura di compensazione ambientale
è una misura sperimentale, definita infatti “Progetto Pilota”, dall’esito molto incerto che
comporta comunque un’elevata mortalità e riguarderà un’area esigua (2.000-6.000 m2) rispetto
alle dimensioni del popolamento di Posidonia interessato dall’aumento della sedimentazione.
Nella Relazione Finale Non Tecnica è chiaramente riportato che «la presenza dello Scolmatore
provoca sostanziali anomalie deposizionali sui fondali antistanti l’area nord del Porto di Livorno
interessata dai lavori, dove la prateria di Posidonia è in evidente stato di regressione per gli
anomali tassi di torbidità e sedimentazione (…)».
Chiediamo di rivalutare l’opportunità di realizzare un trapianto di Posidonia in un’area in
cui quest’ultima non è (più) presente con un presumibile incremento di quei fattori
ambientali (sedimentazione e torbidità) che l’hanno fatta morire. In queste condizioni non si
capisce perché il trapianto, dovrebbe attecchire e favorirne la ripresa del popolamento in
regressione.
OSSERVAZIONE N° 11
L’utilizzo di vibro/sostituzione per compattare il fondale per il successivo imbasamento delle
dighe, insieme a tutte le altre fonti di rumore e vibrazioni legate ai lavori avrà un forte effetto sui
cetacei presenti nell’area, che fa parte del Santuario dei Cetacei e del SIC del Tursiope (Tursiops
truncatus). L’esperienza pregressa, relativa ad esempio ai lavori per il nuovo porto del Principato
di Monaco, ha evidenziato un allontanamento della balenottera comune (Balaenoptera physalus)
dalla sua tradizionale area di alimentazione nel Mar Ligure Occidentale a causa
dell’inquinamento sonoro prodotto dai lavori. La presenza ipotizzata di un “biologo osservatore”
non risolverebbe il problema. Per quanto riguarda i cheloni (Caretta caretta), segnalati nella
area, non è prevista nessuna misura di mitigazione.
Con la presente osservazione siamo a significare che non è previsto nessun intervento
realmente atto a evitare o ridurre il disturbo ambientale da rumore e vibrazioni.
«TERRITORIO»
OSSERVAZIONE 12
POSSIBILE INTERFERENZA CON UN’AREA PROTETTA
OSSERVAZIONE N° 12
Nel documento A004 si legge che a circa 6 Km dalle opere portuali in progetto si trova il sito
ZSC – ZPS IT5160001 – Palude di Suese e Biscottino, designato ZPS con Del.C.R. n.6 del
21/01/2004 e ZSC con DM 24/05/2016 – G.U. 139 del 16-06-2016. L’area di cantiere denominata
Biscottino già attualmente è un sito destinato ad attività cantieristiche edili a confine con il sito
IT5160001. Si evidenzia che l’area di cantiere denominata “Biscottino” risulta localizzata
all’interno del perimetro dell’IBA n. 082(…)
Si osserva che l’area destinata all’attività di frantumazione in località Biscottino è inadatta,
sia per l’adiacenza ad un sito protetto, sia perché si delocalizza una parte della lavorazione delle
rocce senza analizzare i problemi riguardanti i maggiori costi di lavorazione in un cantiere fuori
dall’area portuale, l’impatto dell’impianto di abbattimento delle polveri e dei mezzi pesanti sulla
circolazione di una strada provinciale stretta e già assai congestionata dal traffico veicolare