La storia dell’impianto di rigassificazione al largo della costa pisano-livornese inizia nel 2002 e continua nel 2015 (data dell’ultimo aggiornamento  di questa pagina). Possiamo leggere di seguito le diverse vicende, anticipando che è stato costruito e che non serve, perché la domanda di gas metano è calata (ma l’azienda privata che lo ha realizzato non ci rimette: paghiamo noi)

La storia

Nell’autunno del 2002 è stato proposto un impianto off shore per la rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL) a circa 20  Km al largo della costa tra Livorno e Pisa.  Si tratta di riportare allo stato gassoso del gas metano liquefatto e immetterlo nella rete di distribuzione italiana. È il primo progetto al mondo che prevede il passaggio di stato su una piattaforma marina. La società titolare è la OLT.
Inizia una vicenda complessa. A Livorno si forma subito un comitato contrario al rigassificatore, che presto si estensionde a Pisa .
Legambiente Pisa si dichiara subito contraria (vedi anche Legambiente Pisa – maggio 2004, Un rischio inutile). Anche Legambiente Toscana si oppone. Chiara è anche l’opposizione di Greenpeace, preoccupata per i danni ambientali al santuario dei cetacei. Altre voci, per diversi motivi, si sono dichiarate contrarie (vedi:  prof.i Burgalassi – Luzzati – 2006, prof. Della Pina 2006, Enrico Galoppini, Gesualdi 2010, Dinucci 5.12.2011)
Il Comune di Pisa in un primo momento si oppone e presenta un ricorso al TAR, ma successivamente rinuncia a opporsi ottenendo in cambio il finanziamento delle opere idrauliche per il collegamento del canale dei Navicelli con l’Arno.
La Regione Toscana aveva avuto anche la richiesta di un rigassificatore a terra a Rosignano, esprimendo per questo parere negativo. Inoltre, sotto la pressione dei diversi soggetti preoccupati per la sicurezza, ha fatto eseguire studio da esperti internazionali che hanno prodotto un rapporto finale sulla sicurezza.  Sulla sicurezza rimangono però dei dubbi.
Nel 2009 la OLT aveva previsto una entrata in funzione entro la prima metà del 2011 prima metà del 2011 , mentre più recenti previsioni spostano l’inaugurazione al 2013, ma forse sono ancora ottimiste.

Potete leggere una prima rassegna stampa dell’evento e  Puoi saperne di più.   Si può approfondire l’argomento leggendo una tesi di laurea discussa all’Università di Pisa.

Aprile 2014: il riassificatore c’è, ma è inutile – I costi li pagano i cittadini

Fermo il rigassificatore davanti a Calambrone: non serve

by legambiente on aprile 3rd, 2014

Legambiente Pisa si è sempre opposta alla costruzione del rigassificatore galleggiante al largo delle nostre coste, anche perché l’opera risponde a interessi privati e non a necessità pubbliche. Ora la crisi la rende inutile e la proprietà cerca di scaricare le perdite su tutti noi

Copiamo di seguito un articolo del giornale on line InToscana del 1.4.2014
(http://www.intoscana.it/site/it/made-in-toscana/articolo/E-fermo-il-rigassificatore-di-LivornobrDorme-il-gigante-marino-del-gas/)

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Al momento non c’è nessun contratto di fornitura per la società italo-tedesca Olt. La crisi ha segnato un ribasso della domanda di gas. Mancano le autorizzazioni all’attracco di navi più grandi. L’Authority per l’energia ha aperto uno scontro giudiziario

E’ fermo per mancanza di domanda il rigassificatore Fsru Toscana. Il gigante marino del gas è ancorato dal 30 luglio 2013 a una ventina di chilometri dalla costa livornese, è entrato in funzione il 20 dicembre scorso, ma “dorme” in attesa che venga stipulato almeno un contratto di fornitura.

E pensare che ci sono voluti 11 anni per far fronte alle lungaggini burocratiche e attraccare davanti alla costa toscana, ora però son cambiate le carte in tavola e non è detto che il ruolo che era stato assegnato alla società Olt rimanga strategico. La crisi economica ha segnato un forte ribasso della domanda di gas rispetto alle disponibilità. Altro problema: i prezzi di acquisto per il Gnl oggi molto alti per l’elevata domanda del mercato asiatico e sudamericano.

E poi ci sono le limitazioni all’attracco di navi da scarico al rigassificatore. Al momento le autorizzazioni non superano la capacità da 65mila a 138 mila metri cubi di Gnl. L’iter di richiesta per ricevere navi con capacità fino a 155.000 mc dovrebbe essere alle fasi conclusive. Questo permetterebbe al terminale Olt di servirsi del 78% dell’intera flotta delle navi metaniere attualmente in servizio. Un’opportunità dalle dimensioni potenzialmente enormi per tutti gli operatori dell’area mediterranea. La previsione è dunque di un decollo dell’attività commerciale nei prossimi mesi.

Nel frattempo il rischio di scarsi profitti ha fatto cambiare strategia. Olt si è appellato al ministero dello Sviluppo economico chiedendo di rientrare nel sistema regolato nazionale. Ciò permetterebbe rimborsi garantiti da un’addizionale sulle tariffe dei consumatori. Detto in termini più semplici: scatterebbe una maggiorazione sulla bolletta del gas per tutti perché l’infrastruttura Olt sarebbe considerata strategica, cioé rispondente a un interesse generale. Una richiesta mal digerita dall’Authority dell’energia che ha aperto uno scontro giudiziario.
[successiamente a questo articolo la OLT l’ha avuta vinta, l’impianto è stato dichiarato “strategico”:  paghiamo noi]

Ci sono poi le complicazioni sul piano societario. Olt è composta da due azionisti principali: la tedesca E.On e l’italiana Iren, ciascuna possiede il 46,79% del capitale. A mettersi di traverso è il socio di minoranza Olt Energy Toscana che chiede una rivalutazione della sua quota societaria sebbene non abbia partecipato alla ricapitalizzazione necessaria per realizzare il rigassificatore. La famiglia Belelli, alla guida di Olt Energy Toscana, fa la voce grossa e minaccia di far saltare il tentativo di tornare al mercato regolato.

 

Il 28 settembre 2014 Legambiente Pisa interviene ancora


Al largo delle nostre coste, XXX miglia al largo di Calambrone, galleggia una nave-piattaforma per la rigassificazione del gas liquido (GNL) portato da navi gasiere. Potrebbe immettere metano nella rete nazionale che però, vista la crisi economica e produttiva, il mercato dell’energia non richiede più.
L’impianto è costato 900 milioni di euro a fronte dei 300 spesi per un impianto simile negli USA e inutilizzato. Sembra un pessimo affare per la società proprietaria OLT, ma, almeno dal suo punto di vista, il problema è superato: un recente decreto del Ministero delle Attività Produttive inserisce l’impianto di rigassificazione tra le infrastrutture strategiche per l’Italia. Ciò significa che sono previste “misure di compensazione tariffaria e regolatoria anche in caso di non utilizzo dell’impianto, quindi migliorando la gestione economica della società”. È questa una “buona notizia” secondo Alfredo Di Girolamo, presidente del CISPEL Toscana, l’associazione di imprese (private e partecipate da enti locali) che forniscono servizi pubblici [Si veda articolo sotto riportato].
Se traduciamo in parole più semplici la notizia non è buona: se l’impianto non sarà utilizzato, la società proprietaria sarà indennizzata tra le pieghe della bolletta elettrica delle famiglie. Il rischio d’impresa non esiste: se le cose vanno bene c’è il profitto, se vanno male pagano i cittadini.
Di Girolamo ammette che è un momentaccio: il ragionevole obiettivo di diversificare le fonti di approvvigionamento incontra “una fase non facile del mercato mondiale e nazionale del gas e in particolare del gas liquefatto. Crisi dei consumi e della domanda di energia, …”. Ma è ottimista. Pur non confidandoci da quali elementi tragga le previsioni, si dichiara convinto che la domanda riprenderà questo inverno. Inoltre pensa che presto entreranno sul mercato nuovi produttori con una conseguente riduzione dei prezzi del gas liquefatto, che potrà diventare così competitivo rispetto al gas dei gasdotti; come dire che a oggi il gas liquefatto non conviene.
Per ora pagheremo gli interessi privati basati sulla previsione di una continua crescita produttiva e della conseguente domanda di energia. Una crescita continua impossibile per i limiti delle risorse materiali ed energetiche, ma evocata e proposta pervicacemente con ingiustificata convinzione dai decisori politici ed economici.

 

(Alfredo di Girolamo interviene su Il Tirreno del 26.9.2014)

                               OLT, una Toscana più aperta per agganciare la ripresa

Il recente decreto del Ministero delle Attività Produttive che inserisce la piattaforma OLT fra le infrastrutture energetiche strategiche per l’Italia è una buona notizia per la Toscana. Il provvedimento del Governo riconosce infatti il valore industriale strategico di OLT nelle politiche di approvvigionamento energetico nazionale, garantendo misure di compensazione tariffaria e regolatoria anche in caso di non utilizzo del terminale, quindi migliorando la gestione economica della società. Al tempo stesso il decreto inserisce l’impianto nel sistema nazionale per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas anche nei momenti di crisi – i cosiddetti peak-sharing – chiedendo ad OLT di garantire gas dalla piattaforma in momenti di eccesso di domanda o crisi di approvvigionamenti tradizionali. Un passo avanti quindi nel progetto industriale livornese, che arriva in una fase non facile del mercato mondiale e nazionale del gas ed in particolare del gas liquefatto. Crisi dei consumi e della domanda di energia, fase di prezzi bassi del gas di rete, riduzione dell’offerta mondiale di gas liquefatto anche a causa dell’assorbimento di questo combustibile da parte del Giappone alle prese con la riduzione della produzione nucleare, sostituita da centrali a gas rifornite esclusivamente da rigassificatori, dal momento che il Giappone non dispone di gasdotti. Il rigassificatore a largo di Livorno, quindi, iniziativa imprenditoriale di Eon e Iren, quest’ultima partner di Asa spa, ha avviato la propria attività in una fase non facile, ma le previsioni sono incoraggianti, con un’attesa di aumento della domanda da questo inverno e l’entrata sul mercato nei prossimi mesi di nuovi produttori di gas liquefatto. Questo comporterebbe una conseguente attesa di una riduzione dei prezzi di questo combustibile, che potrà diventare così competitivo rispetto al gas dei gasdotti. Una notizia quindi che stimola una riflessione sulle politiche energetiche regionali, che erano basate sull’aumento degli approvvigionamento di gas da produttori diversi dai soliti paesi a rischio (a partire dalla Russia e dalle possibili conseguenze della crisi ucraina), e sulla riconversione delle storiche centrali di Piombino e Livorno. Mentre procedono le iniziative su efficienza energetica e fonti rinnovabili, che dovranno sfruttare al meglio i fondi strutturali 2014-2020, serve uno sforzo per riportare in Toscana le attività di produzione di energia, definendo meglio quell’hub mediterraneo del gas più volte richiamato del programma di governo. Una Toscana più aperta, quindi, anche in termini energetici, capace di agganciare la ripresa riducendo i costi e aumentando la diversificazione.